Elisa Marchioni, riminese, Deputato del Partito Democratico, ha recentemente definito “etnica” questa tassa che va a colpire una categoria, quella dei lavoratori frontalieri, assolutamente non tutelata. “Certo, etnica, e non solo in senso letterale, cioè che colpisce solo coloro che sono ‘rei’ di essere stranieri. La parola, ha suoni che sono tutt’altro che rassicuranti, l’abbiamo sentita quando c’erano discriminazioni, continuiamo a sentirla quando ci sono fratture sociali, divisioni.
di Loris Pironi
Perennemente appesi a un filo. È così che si sentono gli oltre 6 mila lavoratori frontalieri, italiani, che ogni giorno varcano il confine di San Marino per recarsi nelle imprese di San Marino. Il 2011 è iniziato sotto i peggiori auspici con la cosiddetta “supertassa” introdotta a San Marino con l’articolo 56 della Finanziaria che cancella la detrazione “spese produzione reddito” per i soli lavoratori frontalieri. Si tratta di un provvedimento iniquo, perché va a colpire i soli lavoratori italiani, e che colpisce – simulazioni alla mano – soprattutto i lavoratori con redditi più bassi e con famiglie più numerose (due-tre figli). Elisa Marchioni, riminese, Deputato del Partito Democratico, ha recentemente definito “etnica” questa tassa che va a colpire una categoria, quella dei lavoratori frontalieri, assolutamente non tutelata. “Certo, etnica, e non solo in senso letterale, cioè che colpisce solo coloro che sono ‘rei’ di essere stranieri. La parola, ha suoni che sono tutt’altro che rassicuranti, l’abbiamo sentita quando c’erano discriminazioni, continuiamo a sentirla quando ci sono fratture sociali, divisioni. Come si sentirebbero i tanti sammarinesi che vivono all’estero, che concorrono a creare ricchezza e benessere in Francia, Stati Uniti, in Italia, se venissero introdotte delle forme di tassazione solo perché nati od originari della Repubblica di San Marino? Si sentirebbero, quanto meno, discriminati. Inoltre, questa difficile situazione nei rapporti bilaterali tra Italia e San Marino è vissuta con apprensione in tutti i territori circostanti, e sopratutto nella provincia riminese. I legami che ci vincolano sono sempre stati forti, negli ultimi anni ancora di più. E se il sistema San Marino ha dei problemi, questi sono fortemente sentiti al di qua del confine. Colpire i lavoratori italiani significa in qualche modo colpire chi si è sempre sentito a fianco di San Marino, chi condivide opportunità come l’aeroporto, o benessere come il sistema turistico, chi condivide risorse e servizi pubblici e soprattutto chi ha chiesto, con forza, che l’Italia torni a dialogare nella reciproca chiarezza con il Titano. Del resto, che questo sia un provvedimento discutibile, non sono solo i sindacati dei lavoratori, sono gli stessi imprenditori sammarinesi a dirlo”.
In sospeso c’è anche il discorso legato alla franchigia. Come è possibile, secondo lei, che il Governo italiano sottovaluti in questo modo la situazione dei lavoratori italiani a San Marino? Perché il problema è nato nel 2003, in tempi non sospetti.
“La franchigia fu introdotta con il maxiemendamento del Governo alla Finanziaria in Senato, alla seconda lettura. Le esigenze erano solo e soltanto quelle di ‘fare cassa’. E la situazione, scusi la digressione, non è cambiata: in Italia chi ha pagato la crisi sono i lavoratori dipendenti e le piccole e medie imprese, non certo chi organizza festini piccanti nelle ville brianzole. Certo, in quei 22 mesi in cui il centrosinistra ha governato, c’era la possibilità di eliminare la franchigia, ma c’erano, e ci sono ancora le condizioni per creare una legge ordinaria condivisa dai due paesi che regoli una volta per tutte l’unico lavoro frontaliero non ancora regolamentato? Perché di questo stiamo parlando: la franchigia e l’articolo 56 della vostra Finanziaria ci dicono che ancora una giusta soluzione del lavoro frontaliero, come è avvenuto in altri casi, è di là da venire: un braccio di ferro che pesa sulla pelle dei lavoratori, degli imprenditori e dei nostri due territori. In questa situazione, come deputata italiana di opposizione, non posso fare altro che proporre leggi che migliorino la franchigia fino a 12mila euro, come ho fatto. Ma so bene che, se il mio ddl fosse approvato, è un provvedimento di medio termine, un palliativo. Se non si vara una legge ordinaria, e prima ancora se i due governi non discutono su basi precise e con reciproci atti conseguenti, saranno lavoratori e imprenditori a subire le conseguenze di questo dialogo tra sordi”.
E quanto può incidere nelle relazioni bilaterali la cosiddetta “supertassa” imposta da San Marino?
“Nelle relazioni con il Governo italiano non mi pare che abbia suscitato reazioni significative. So bene che pressioni sono state fatte sugli enti locali e le Regioni confinanti con San Marino per rivedere convenzioni e accordi. Chi le propone sbaglia quanto coloro che credono che San Marino sia un’isola circondata dal mare: in un momento così grave le buone relazioni devono essere preservate, tutelate e se possibile rafforzate fino a diventare strette alleanze. Perché questo possa accadere, da parte sammarinese, ci aspettiamo una sterzata decisa senza incertezze con un percorso concreto e verificabile per lasciare definitivamente le zone d’ombra dell’economia e della legislazione alle spalle; da parte italiana, il riconoscimento della potenzialità positiva di San Marino e la volontà di accompagnare la repubblica del Titano in un rafforzamento della parte sana del tessuto economico che può costruire un futuro vero su basi diverse, con la consapevolezza che le fratture siano nocive per entrambi”.
Al di là della “supertassa”, il vero problema però per le famiglie sarà se la franchigia non verrà prorogata. Le conseguenze di un’eventuale ipotesi sull’occupazione sarebbero devastanti.
“Non sarò certo io a difendere questo Governo, anzi. L’inconcludenza, l’orizzonte limitato di strategie e soluzioni sono con evidenza sotto gli occhi di tutti. Nonostante questo, non voglio cavalcare il catastrofismo, sopratutto sulla pelle dei miei concittadini lavoratori: sulla Franchigia non è il decreto Milleproroghe a dire l’ultima parola, come qualcuno invece ha detto dalle parti di Ventimiglia. Mentre le sto parlando non sappiamo nemmeno se il testo che verrà presentato alla Camera la conterrà o se verrà posta la Fiducia, facendo cadere l’emendamento che comunque ho presentato per inserirla. Ma so che non è l’ultima spiaggia e come parlamentari Pd, io e i miei colleghi alla Camera come al Senato sfrutteremo tutte le occasioni che ci si presenteranno, come abbiamo sempre fatto, almeno per confermarla a 8mila euro e se possibile incrementarla. Ci sarà la Finanziaria, sicuramente, così come in passato la Franchigia è stata inserita in altri tipi di decreto. Sulle conseguenze di una mancata proroga, non voglio nemmeno pensarle: per i lavoratori, per gli imprenditori, per San Marino e per Rimini sarebbero inaccettabili”.
Un’ultima domanda. San Marino ha iniziato il suo percorso verso la trasparenza. Secondo lei perché Tremonti resta arroccato sulle sue posizioni anche a costo di danneggiare l’economia di Rimini e circondario?
“Non ho accesso alle motivazioni recondite del Ministro Tremonti. Ma vedo i fatti. Da un uomo di governo, mi aspetto che faccia scelte all’altezza del ruolo che riveste, senza temporeggiare e affrontando i nodi che ci sono: invece, la politica del muro contro muro danneggia tutti. Gliene ho chiesto conto nell’interrogazione urgente presentata alla Camera dei deputati. Tremonti ha dichiarato guerra alle zone opache dell’economia, ed è ineccepibile combattere con decisione l’evasione fiscale, ma è anche fondamentale che sia disponibile ad aprire un tavolo di lavoro bilaterale trasparente ed efficace che concorra affinché l’evasione non si possa più produrre, concertando le condizioni di legalità che l’Italia chiede a San Marino per tornare a trattare; che vigili e misuri l’aderenza di San Marino agli intenti di rientrare negli standard Ocse. Di tavolini e incontri ne abbiamo sentiti e non mi pare abbiano sortito risultati. Tutti sappiamo che il tempo passa, ed è tempo perso per fare cose utili”.