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Frontalieri, il fronte della paura si allarga ai Comuni della Valmarecchia

da Redazione

Adesso l’allarme frontalieri ha contagiato anche l’Alta Valmarecchia. Con una nota congiunta i sindaci di San Leo, Casteldelci, Maiolo, Sant’Agata Feltria, Novafeltria e Talamello prendono posizione sui rapporti tra Italia e San Marino.

SAN MARINO – Adesso l’allarme frontalieri ha contagiato anche l’Alta Valmarecchia. Con una nota congiunta i sindaci di San Leo, Casteldelci, Maiolo, Sant’Agata Feltria, Novafeltria e Talamello prendono posizione sui rapporti tra Italia e San Marino.
La preoccupazione è rivolta direttamente ai 6 mila cittadini italiani (e relative famiglie) che tutti i giorni attraversano il confine dei due stati per recarsi sul posto di lavoro, con 4 mila posti di lavoro a rischio nella sola Provincia di Rimini. “Senza accordo tra Italia e San Marino – sostengono i Sindaci – è compromessa una parte importante dell’economia provinciale”.
Il grave pericolo, affermano nella nota – è che il perdurare di questo stato di fatto porti al crollo del sistema economico della piccola Repubblica con la conseguente perdita dei posti di lavoro per tutti gli Italiani ivi occupati. “Questo comporterebbe il riversamento di seimila nuovi disoccupati nei rispettivi comuni di residenza in un paese, il nostro, che già vive un momento di recessione senza pari e che non sarebbe assolutamente in grado di assorbire tale impatto. Al contrario la Repubblica di San Marino è stata fino ad ora un importante motore economico per tutto il territorio circostante”.

Quattromila di questi frontalieri, appunto, sono residenti nella Provincia di Rimini, in parte proprio nei Comuni dell’Alta Valmarecchia contigui territorialmente col Titano, una realtà economica sicuramente ancor più fragile e che subirebbe in maniera ancora più violenta il contraccolpo di tale situazione. “Lo scenario che si prospetta all’orizzonte è di forte disagio sociale in cui altrettante famiglie si troverebbero senza reddito, costrette a ricorrere a quegli istituti necessari a tutelare il proprio sostentamento e la dignità personale”.
L’attuale crisi di relazioni tra i due Stati “stravolge l’economia reale tanto nella Repubblica di San Marino quanto nei comuni Italiani limitrofi. E intendiamo – prosegue la nota – l’economia vera, quella che produce, quella che crea ricchezza e della quale non si parla mai”. “Tutto questo senza nulla togliere alla doverosa azione di governo verso la tutela del mostro patrimonio finanziario e di chi sfrutta paesi come la Repubblica di San Marino (e non solo) per trarne illeciti profitti, ma questa azione non può e non deve penalizzare chi lavora onestamente, ogni giorno, alla luce del sole, producendo reddito e benessere tanto per San Marino che per l’Italia”.

Premesso ciò i sei Sindaci della Valmarecchia firmatari di questo appello auspicano che “I rapporti tra i due Stati tornino ad essere di reciproca collaborazione, considerando la particolarità e le relative opportunità che la Repubblica di San Marino può offrire anche all’Italia. Che lo Stato di San Marino ponga fine alla politica discriminatoria nei confronti dei lavoratori Italiani e torni a rispettare i Principi Costituzionali e di Equità Sociale. Che lo stato italiano trovi una soluzione equa alla doppia imposizione per arrivare ad una legge definitiva sul trattamento fiscale dei lavoratori frontalieri, a partire dall’aumento dell’attuale franchigia ferma dal 2003 a 8 mila euro. Che le parti prendano atto che qualsiasi azione intrapresa verso la Repubblica di San Marino non è fine a se stessa ma tocca inevitabilmente anche tutti i territori Italiani limitrofi, interconnessi in un unico sostanziale tessuto sociale ed economico”.
E’ indispensabile inoltre – sostiene ancora la nota – andare a ripristinare i rapporti di “buon vicinato” sui quali si è sempre retto un sistema economico finanziario di cui i beneficiari non sono stati soltanto i sammarinesi “ma anche tutti gli italiani che hanno contribuito allo sviluppo dell’economia reale di quel paese”.

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