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Aumentano i frontalieri Cresce la ricchezza del Paese

da Redazione

Quando nel 1984 nelle buste paga dei lavoratori dipendenti venne introdotta, per compensare le detrazioni fiscali di cui beneficiavano i lavoratori autonomi, la voce spese per produzione per il reddito, i lavoratori frontalieri erano soltanto 581. Quando nell’anno di grazia 2011 venne tolta quella sacrosanta detrazione fiscale, che rimase famosa nei libri di storia sammarinesi come “supertassa”, i lavoratori frontalieri erano al 31-12-2010, 6159.

di Saverio Mercadante

 

Quando nel 1984 nelle buste paga dei lavoratori dipendenti venne introdotta, per compensare le detrazioni fiscali di cui beneficiavano i lavoratori autonomi, la voce spese per produzione per il reddito, i lavoratori frontalieri erano soltanto 581. Quando nell’anno di grazia 2011 venne tolta quella sacrosanta detrazione fiscale, che rimase famosa nei libri di storia sammarinesi come “supertassa”, i lavoratori frontalieri erano al 31-12-2010, 6159. Una grande parte della ricchezza della Repubblica di San Marino era stata prodotta dal lavoro delle migliaia di frontalieri a tutti livelli delle imprese. Nel 1984 i dipendenti pubblici erano 2747 e crescono verticalmente sino al 2001: raggiungono la cifra di 4360. Secondo alcuni analisti sembrava che in quegli anni lo Stato sammarinese avesse fatto una scelta ben precisa: il lavoro privato assegnato nella sua quasi totalità ai frontalieri, quello pubblico ai sammarinesi. Si è creato insomma, tesi corroborata dai numeri di queste tabelle, una sorta di welfare distorto, che ha imbarcato sulle spalle dello stato intere generazioni di cittadini sammarinesi, privando l’economia privata del Paese dell’apporto fondamentale dei suoi cittadini. Va ricordato, per onestà intellettuale, che tra sanità e scuola lavorano più di duemila persone che garantiscono un buon livello di servizi, che i cittadini giustamente pretendono. Anche l’Azienda dei Servizi, nata negli anni Ottanta con 250 persone (ora sono circa 220), sino a qualche anno fa (ora è in deficit) aveva prodotto utili di grande interesse, evidentemente in un buon rapporto con i costi di gestione. Come è chiaro che ci sono sacche di inefficienza che zavorrano pesantemente la PA: in special modo sul versante dei lavoratori “ausiliari”, in numero molto maggiore rispetto ad altre pubbliche amministrazioni. Insomma di fatto lo Stato – la politica – quando c’erano molte risorse da distribuire (ed era alla ricerca di un consenso che ha creato molte distorsioni) ha fatto da enorme ammortizzatore sociale. Ora invece dovrebbe essere il tempo dell’efficienza ai massimi livelli. Qualche altro dato che aiuta la comprensione della lettura. Dal 2002, secondo la serie storica dell’Ufficio di Statistica il numero dei dipendenti di pubblici si stabilizza: da 4186 a ai 4023 del 2010. E’ interessante notare che nel 2001 i lavoratori frontalieri erano 5090. Nel 2009, ultimi dati disponibili sul sito dell’Ufficio di Statistica, il monte stipendi del settore pubblico, 4054 dipendenti, ammontava a 125.828.893,75 milioni. Il monte stipendi, 6.399 dipendenti, del settore privato era di 393.655.803,43 milioni. Il Prodotto interno lordo del Paese infine, a prezzi costanti con base 1995, era 816,23 milioni di euro. Per la cronaca, i dipendenti pubblici italiani sono circa il 19 per cento del totale dei lavoratori dipendenti. A San Marino, raffronto alla mano, sono circa il 20%.

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