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Un patrimonio nello sgabuzzino

da Redazione

La proposta di Fixing: una sede unica per una collezione di Stato di arte moderna e contemporanea, formidabile attrazione culturale. Circa 750 opere dal valore complessivo di milioni di euro, abbandonate a se stesse, disperse tra uffici, segreterie di Stato, scuole, magazzini, aule di studio. Non riconosciute e a rischio di danni.

di Saverio Mercadante

 SAN MARINO – Un museo nascosto, un museo ombra, centinaia e centinaia di opere d’arte moderna e contemporanea dei più grandi pittori italiani e di fotografi internazionali, più di settecento, acquisite dallo Stato sammarinese negli ultimi sessant’anni. Disperse, abbruttite, abbandonate a se stesse, in balìa di possibili danneggiamenti di alunni, impiegati e infiltrazioni d’acqua, dimenticate, non riconosciute, tra uffici, segreterie di stato, scuole, magazzini, fotocopiatrici, aule scolastiche, tavoli, poste accanto alle postazioni dei bidelli. Coperte oscenamente da cartoline, fotografie personali, santini. Opere che valgono complessivamente milioni e milioni di euro e che hanno singolarmente valutazioni che possono arrivare come nel caso di Emilio Vedova intorno a diverse centinaia di migliaia di euro. Opere che hanno incamerato dal momento del loro acquisto un valore di mercato importantissimo. Che meriterebbero una sede permanente e potrebbero diventare una delle attrattive di San Marino. Che testimoniano della grande storia culturale di questo paese. Che non sono nemmeno citate in una sola guida dello Stato. Un disastro che lascia veramente attoniti: come si può gettare alle ortiche l’altro oro di San Marino, la sua identità culturale-artistica? La storia della collezione delle opere d’arte moderna e contemporanea nasce con la prima biennale d’arte di San Marino, nel 1956. Il numero complessivo delle opere acquistate da allora ad oggi sono 750: vanno dai primi del Novecento ad oggi. Certamente la più importante è un’opera di Emilio Vedova del 1954, “Foresta Vergine. Dal Diario del Brasile”. Un olio su tela del 1958, più o meno delle stesse dimensioni, è stato battuto da Christie’s, la famosa casa d’aste londinese, a 910 mila dollari. Nella collezione dello Stato sammarinese sono presenti anche 5 quadri di Guttuso, 2 di Remo Brindisi, 5 di Achille Perilli, acquisiti insieme a Vedova dal 1979 al 1983 come risulta dalla relazione di bilancio di previsione del 1984. C’è anche un Bruno Rosai negli uffici. Figura centrale per l’acquisizione di questo patrimonio è stato poi anche Walter Gasperoni, artista e curatore della Galleria di Arte e Moderna e contemporanea per più di vent’anni. Dagli anni ’80 ad oggi sono state acquisite opere della Transanvaguardia molto importanti di Enzo Cucchi, Nicola De Maria, Sandro Chia. In particolare Enzo Cucchi ha realizzato un’opera “site specific”, pensata appositamente per uno spazio sammarinese. Le quotazioni di Cucchi su quadri di grandi dimensioni si aggira su oltre un milione di dollari. A San Marino Cucchi ha realizzato nel 1988 un’opera unica che si può vedere solo in una delle cellette del Monastero di Santa Chiara: un encausto su muro titolato “La scala santa”. Faceva parte di un progetto denominato “Il museo delle stanze”: ogni stanza doveva essere reinterpretata da grandi artisti. Era il primo nucleo di quella che poi sarebbe dovuta diventare la sede della Galleria di Arte Moderna e Contemporanea. Ci si poneva allora il problema della conservazione dei beni artistici acquisiti dallo Stato. Poi tutto è sfociato nel nulla. L’incredibile è che in pochissimi sanno che c’è un’opera di uno dei maggiori maestri contemporanei del Novecento italiano. Ora è in un’aula dell’Università, offesa da tavoli che trasudano bottigliette d’acqua e cartacce (la foto fa inorridire). In nessuna guida turistica è segnalata la sua presenza. Ancora. E’ stata acquistata un’opera fotografica di Shirin Neshat, una delle grandi fotografe contemporanee. E’ un’opera, stampata ai sali d’argento con interventi a mano dell’artista, che proviene dalla collezione del famosissimo, anche oltreoceano, gallerista napoletano Lucio Amelio. Un lavoro degli anni ’90 delle stesse dimensioni di quello sammarinese, è stato battuto da Christie’s nel 2007 a 241.000 dollari. Ebbene, è abbandonata su un muro dell’entrata del Liceo scientifico, vicino alla postazione dei bidelli. E già mostra segni di deterioramento causato da infiltrazioni d’acqua. E’ una fotografia che potrebbe valere sul mercato dai trentamila euro in su. Sopra un tavolino a fianco di uno sportello pubblico dello Stato c’è un acquerello di grande bellezza di Luigi Ontani, uno dei protagonisti dell’avanguardia italiana degli anni ’70, presente con una serie di grande opere in questi mesi al Maxxi di Roma, uno dei più importanti musei di arte moderna e contemporanea d’Europa, aperto recentemente e progettato dall’archistar Zaha Hadid. Ancora. Bellissimi lavori di Luca Alinari, Marcello Jori, Luciano Bartolini, Bruno Ceccobelli, Fabian Marcaccio, Peter Angermann, Gianmarco Montesano, Franco Giordano. Lavori di fotografi famosi come Dino Pedriali e Mimmo Jodice. Opere dei Nuovi Futuristi italiani come Umberto Postal e Gianantonio Abate. Tutti artisti che hanno un loro mercato che arriva sino ai 15, 20, 30.000 euro. Nella collezione dello Stato anche un quadro di Aldo Mondino, importante esponente dell’arte concettuale in Italia, molto noto per i sui quadri su linolium. Opere importanti anche perché testimoniano di un percorso coerente negli anni nella formazione della collezione: dispersi tra uffici e magazzini.

 

Un’altra nota dolentissima

 

“Nel ’91 si tiene ‘Provocarte’ che parallelamente all’attività della Galleria d’Arte moderna, proponeva una serie di eventi legati al territorio attraverso le sperimentazioni di giovani artisti emergenti del periodo – ricorda Pier Paolo Coro, artista e promotore del network ‘Little Constellation’ -. Era la prima esposizione ed evento collettivo di carattere ‘site specific’. Opere appositamente pensate per determinati spazi sammarinesi. In quell’occasione fu aperta per la prima volta al pubblico dopo la guerra la Galleria ferroviaria ‘Il Montale’. Il curatore, il critico Roberto Daolio, sempre molto attento all’attività artistica di San Marino, invita Maurizio Cattelan, attualmente il più quotato artista italiano a livello internazionale, 8 milioni di dollari: fece in quell’occasione, in molti lo sostengono, uno dei suoi lavori più belli e più poetici della sua produzione. Una semplice scritta, proprio nel mezzo della galleria, solitaria, nel buio, il suo cognome con tre t: la trinità, le tre torri, la salvezza. La galleria come rifugio durante i bombardamenti. Aveva colto a suo modo in maniera giocosa e ironica la profondità del luogo. Una scritta spray assolutamente non banale per tutto l’universo che mette in gioco, un ‘site specific’ furtivo, nascosto ma che appartiene fino in fondo al mondo di Cattelan. Anni dopo infatti la stessa scritta la realizzò su neon”. “Qualche tempo fa – continua Coro – insieme all’Ufficio Attività Sociali e Culturali abbiamo realizzato un opera-documentario per far vedere in quali condizioni versava la scritta. Sta scomparendo: si trova purtroppo in un punto poco areato e con infiltrazioni d’acqua. Tutti i tentativi per tutelarla, per conservarla, sono stati vani. E quando si parla dell’opera di Cattelan realizzata a San Marino, molti addetti ai lavori sostengono che sia il lavoro più bello che abbia fatto”. “Una delle critiche che viene fatta è questa: non è un’opera d’arte. Invece è paradossalmente l’opera d’arte per eccellenza. E’ la firma che fa l’opera stessa. E il fatto che sia stata fatta proprio per questo territorio la rende ancora più unica. Come per Cucchi: se uno vuole vedere ‘Scala Santa’ deve venire a San Marino”. E’ evidente che questa grande collezione dello Stato debba avere un’ubicazione idonea. Non può essere dispersa, frantumata, abbandonata negli uffici pubblici, in luoghi improbabili tra una fotocopiatrice e un tavolo, in un’aula scolastica come nell’incredibile caso di Cucchi, o nei magazzini, quando va bene, così almeno evitano possibili danneggiamenti. E’ negata così ai cittadini qualsiasi fruibilità corretta di un patrimonio di grande importanza che dovrebbe essere a disposizione di tutti. Solo un esempio del possibile valore della collezione sammarinese. In un documento dello Stato si legge che dal 1956 al 1983 erano state acquisite 340 opere, il cui valore era stimato allora intorno al miliardo di vecchie lire. Quanto varranno adesso quelle opere dopo quasi trent’anni? E lo Stato in questi anni ha continuato ad acquistare opere di grande pregio. Come un quadro di valore assoluto di Sandro Chia, uno dei grandi della Transavanguardia, “Corsa moderna”, 1998.

 

Grandi eventi artistici a San Marino

 

San Marino ha avuto una grande tradizione di biennali negli anni ’50 e ‘60 ed è stata la sede tra gli anni ’80 e gli anni ’90 di grandi retrospettive. La prima mostra che in qualche modo lancia l’idea della Galleria d’Arte moderna e che coincide con il primo censimento delle opere d’arte moderne e contemporanee dello Stato, è curata da un grande critico d’arte, Mario Penelope. E’ il 1974. Nel 1979 la prima retrospettiva dedicata a Renato Guttuso. Subito dopo quella su Corrado Cagli. Nell’81, la retrospettiva su Emilia Vedova con i lavori dagli esordi fino agli anni ’80, i più ricercati ora sul mercato. Poi nell’82 la mostra su Achille Perilli. Nel 1983, la mostra più importante di quegli anni, anche se causò molte polemiche. Quella di Mario Merz, il grande esponente dell’Arte Povera, presente al Guggenheim e al MoMA di New York e nei più prestigiosi musei d’Europa. “Fu la prima grande mostra dedicata da un museo a questo artista fondamentale dell’arte povera e dell’arte concettuale italiana”, ricorda ancora Pier Paolo Coro. Nel nostro libro ‘Little Costellation’ c’è un’intervista a Leonardo Casadei (il primo direttore della Galleria d’Arte Moderna e contemporanea di San Marino dal 1980 al 1984, ndr): racconta come Merz fosse emozionato da questo monte magico che si ergeva sopra il mare. Fu una mostra molto forte, ‘violenta’, che portava in provincia uno dei massimi esponenti della sperimentazione internazionale. Tutto il Kursaal era riempito di opere straordinarie: igloo di vetro, l’automobile ribaltata,la serie di tavoli circolari, installazioni al neon fatte con la numerazione di Fibonacci, opere realizzate con l’utilizzo di materiali naturali – le famose fascine di rami secchi – e opere pittoriche. Provenivano da collezioni private o da musei tedeschi e francesi. Merz fece anche un paio di opere esclusivamente per San Marino. Una di queste era un grande coccodrillo su una tela a lenzuolo accompagnato da queste grandi fascine di rami. La mostra non ebbe una grande ricaduta su San Marino. Non fu capita, forse doveva essere preparata con un ciclo di conferenze. Ma vennero grandissimi critici d’arte internazionali di quel tempo come lo svizzero Harald Szeemann, curatore delle più grandi mostre del mondo e della Biennale di Venezia. E Germano Celant ne fu il curatore. Insomma, il livello era veramente alto”. “Scoppiò invece a San Marino – continua amaro Coro – un putiferio per mancanza di cultura specifica di fronte a un grande evento internazionale. Si fecero addirittura delle interpellanze. E Casadei rischiò il posto. Merz voleva lasciare gratuitamente un’opera a San Marino ma la cosa non ebbe seguito. Adesso varrebbe centinaia di migliaia di euro”. Se San Marino vuole veramente potenziare la propria immagine non può non valorizzare questi aspetti della sua storia culturale degli ultimi sessant’anni e quindi del suo patrimonio artistico. “E vedere queste opere così bistrattate coperte da santini, fotografie, cartoline – commenta deluso Coro – crea veramente un profondo dissidio emotivo. E proprio su un’opera di Walter Gasperoni (molto seguito da Bonito Oliva a suo tempo insieme a Gilberto Giovagnoli, ndr) ho visto questi comportamenti: l’uomo che più ha lavorato alla costruzione di questa collezione. La beffa nella beffa. E sono proprio gli artisti, con la loro duttilità, la loro competenza, il loro intuito, che hanno contribuito alla formazione di questo patrimonio del contemporaneo, a cominciare da Marina Busignani Reffi negli anni ’60: è stata anche commissario alla Biennale di Venezia. Casadei stesso, non era un’artista in senso stretto, ma veniva dagli studi artistici, era un grafico di grande qualità”. Non ci resta che piangere, potrebbe titolare il compianto Massimo Troisi il film di questo cedimento, di questa incomprensibile rinuncia. Non ci resta che sperare, scriviamo noi, in un rinascimento culturale di San Marino che metta al centro del proprio futuro l’eccellenza artistica che ha patrimonializzato in questi anni.

 

Immagine per immagine: la fotogallery delle opere

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