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Il deserto, giacimento di energie alternative

da Redazione

Progetto Desertech: coinvolte 12 imprese tedesche, spagnole e italiane. Stanno partendo giganteschi investimenti per 400 miliardi di euro per portare verso l’Europa centinaia di megawatt. Quale sarà il giacimento dal quale verrà tanta energia? Il deserto.

di Saverio Mercadante

 

A Monaco di Baviera si sta organizzando la prossima rivoluzione del Maghreb. Le armi principali saranno spazio e sabbia. Stanno partendo giganteschi investimenti per 400 miliardi di euro per portare verso l’Europa centinaia di megawatt. Quale sarà il giacimento dal quale verrà tanta energia? Il deserto. Un cartello di dodici imprese europee, comprese quelle italiane, si sono consorziate intorno al Progetto Desertec per produrre elettricità da fonti rinnovabili: fotovoltaico, eolico, solare, termodinamica a concentrazione. L’obiettivo, dopo aver coperto il fabbisogno dei paesi sahariani, è quello del 15% dei consumi europei entro il 2050. Un progetto che fa impallidire anche le più affascinanti visioni di Barack Obama sulla green economy, come nuovo motore dell’economia del futuro. Non c’è nelle vicinanze del Mediterraneo, un “terreno di coltura” più adatto a far crescere la pianta delle energie alternative. Il deserto ha tutto quello che serve: spazio e soprattutto un’irradiazione solare che fa crescere verticalmente del 50-100% l’efficienza degli impianti rispetto al Nord Europa. Secondo alcuni calcoli, nell’intero deserto in sei ore l’energia disponibile nello spettro solare è sufficiente per sopperire al fabbisogno annuale del pianeta. E lo spazio è altrettanto importante. Una centrale fotovoltaica, a parità energia elettrica richiede quasi mille volte lo spazio di una centrale elettrica tradizionale. Una spazio tremila volte più grande per l’eolico. Non esiste in Europa super urbanizzata ad alta densità di coltivazioni una spazio talmente grande per ospitare un progetto di questa portata. Il centro del Progetto Desertec è a Monaco, dove trenta esperti a mettere a punto la fattibilità economica, il quadro politico e quello delle regole per governare questa immensa aerea euro mediterranea. Sono già state firmate le intese di collaborazione con i governi di Marocco e Tunisia. E speriamo che il prossimo governo tunisino segua almeno, solo, in questo quello precedente di Ben Alì. Il Marocco, ha già testato d’altronde la fattibilità del Progetto Desertec: ha già avviato un impianto solare da 2GW e ne progetta un altro da 500 MW, al quale sta puntando Enel Gree Power, tra le dodici imprese del consorzio Desertec. Nell’area che va dal Marocco all’Egitto i consumi crescono dal 3 al 7 pere cento annuo. Un ciclo virtuoso s’innesta sulle sponde del Mediterraneo. Da una parte capitali e tecnologia per partecipare al mercato delle rinnovabili dal Marocco all’Egitto, dall’altra la creazione di una filiera industriale locale: l’impiantistica del progetto in parte si realizzerà sul posto. Che il quartier generale sia a Monaco di Baviera non è un caso. Desertec nasce dalla spinta di un gruppo di aziende tedesche alla quale poi si sono affiancate aziende spagnole, tedesche e italiane: Enel Green Power, Terna e Italgen di Italcementi. La posizione geografica dell’Italia è essenziale nel progetto per l’interconnessione delle reti elettriche tra Africa del Nord ed Europa del Sud. E l’Italia darà un apporto decisivo con le tecnologie sviluppate a livello industriale dal Premio Nobel Rubbia proprio in Sicilia con l’impianto pilota Archimede che consente un accumulo di energia indispensabile per superare i momenti di scarsa o nulla insolazione, e di produrla senza interruzione anche di notte, h24. Lo scoglio più grosso da affrontare rimane infatti il trasporto dell’energia elettrica. C’è di mezzo il mare. E l’energia, da impianti situati in zone remote, l’energia deve viaggiare per migliaia di km senza troppe perdite e su diversi sistemi di rete ancora non interconnessi. Attualmente l’unico collegamento sottomarino è nello Stretto di Gibilterra ed è a senso unico: dalla Spagna verso il Marocco. Un progetto interessante di interconnessione di energia lo sta facendo Terna. E’ il primo elettrodotto che collega direttamente la Sardegna alla penisola, nel Lazio. Numeri da primato mondiale: cavo sotterraneo lungo 435 km, il 96% sottomarino, il più lungo del Mare Nostrum, steso sino a 1600 metri di profondità trasporta 1000 MW. La Sicilia ora diventerebbe la testa di ponte. per il Progetto Desertec. La previsione per l’importazione dei primi kilowatt è per il 2015. Rivoluzioni nel Maghreb permettendo.

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