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Arzilli: così puntiamo su nuovi modelli di sviluppo

da Redazione

Aspirare ad un respiro mondiale quando la prima barriera si trova ai limiti del proprio giardino, e sembra invalicabile. Puntare all’internazionalizzazione quando tutti dicono ‘dove volete andare?’ Intervista al Segretario di Stato all’Industria Marco Arzilli.

di Loris Pironi

SAN MARINO – Aspirare ad un respiro mondiale quando la prima barriera si trova ai limiti del proprio giardino, e sembra invalicabile. Riuscire a guardare oltre la siepe, ed avere il coraggio di valicarla. Puntare all’internazionalizzazione quando tutti – o quasi tutti i sammarinesi – ti dicono ‘dove volete andare se non riuscite prima a risolvere lo stallo nelle relazioni con l’Italia. Ma portare avanti il braccio di ferro con Roma e allacciare rapporti con la Cina non sono due aspetti in contrasto l’un con l’altro. Di questo si è parlato sabato scorso al Forum “San Marino tra Oriente e Occidente. Competizione e alleanze tra Stati”. Approfondiamo l’argomento con il Segretario di Stato all’Industria Marco Arzilli.
I numeri sono chiari e dicono che l’economia di San Marino sta attraversando una fase di estrema difficoltà. Il PIL è crollato ai livelli del 2005 e le imprese si trovano a dover fare i conti con le difficoltà operative legate ai rapporti con l’Italia.
Secondo lei è chiaro a tutti che San Marino deve trovare un nuovo modello di sviluppo?
“No, sono convinto che ancora molti siano in attesa che passi la bufera per riprendere il cammino sulla stessa strada. Per questo iniziative di approfondimento e confronto sui temi dell’economia e dei modelli di sviluppo per San Marino sono indispensabili in questo momento. Con il Forum appena svolto abbiamo voluto stimolare riflessioni proprio in questo senso. Il titolo è una precisa indicazione, ‘San Marino fra Oriente e Occidente’. A me, alla mia Segreteria e al Governo è chiaro che San Marino deve puntare e lavorare su nuovi rapporti e nuovi modelli di sviluppo economico, di cui per altro non siamo in cerca in quanto abbiamo già individuato e ne stiamo tessendo le basi”.
C’è chi sostiene che prima di guardare alla Cina è bene risolvere il problema con l’Italia, e chi rifiuta a priori qualsiasi ragionamento per rendere più efficiente il sistema.
“Il problema con l’Italia va risolto, in ogni caso. Siamo uno Stato fisicamente dentro, completamente, un altro Stato e abbiamo aziende che hanno rapporti commerciali esclusivamente con l’Italia. D’altra parte però non possiamo non riconoscere che fino ad ora, a causa anche della difficile situazione politica italiana, nessuno in Italia ha osato andare contro una precisa e determinata volontà del Ministero dell’Economia. Non possiamo permetterci di aspettare e subire, dobbiamo essere pronti a soluzioni alternative che a mio parere andavano comunque ricercate da tempo. In questi giorni ho ricevuto messaggi e lettere da parte di imprenditori sammarinesi di ringraziamento e sollievo perché hanno intravisto con il Forum nuove strade e nuove possibilità per questo Stato. E’ vero, quindi, che il problema con l’Italia va risolto, ma questo non significa fermarsi ad aspettare. A meno che non si voglia rinunciare ad aprirsi al mondo”.
Da cosa si deve partire per compiere il cambio di passo?
“Occorre lavorare internamente e esternamente. Da una parte è necessario preparare il terreno per rendere fattibile il progetto di internazionalizzazione. Bisogna far cultura, preparare le persone, i cittadini tutti, le imprese e i lavoratori. Bisogna agire su più piani: dalla scuola, all’Università; dalla Pubblica Amministrazione ai servizi in genere, compresi quelli erogati dalla libera professione; penso alle infrastrutture e alle telecomunicazioni, fondamentali, così come i servizi bancari e finanziari. Un microcosmo da adattare e professionalizzare, sulla base di una precisa strategia che deriva da un progetto condiviso. Per questo è fondamentale coinvolgere tutti, a livello politico, ma anche a livello generale, di popolazione. Sul piano esterno, la tessitura di relazioni e accordi economici è essenziale. Comunicazione, incontri, approfondimenti e missioni all’estero per spiegare il sistema San Marino e il suo nuovo posizionamento nello scacchiere internazionale sono aspetti da perseguire con continuità e costanza”.
Il Forum ha visto la promessa, da parte dell’Ambasciatore Cinese Ding Wei, di “grandi potenzialità per il futuro” nei rapporti con il Titano.
“S.E. l’Ambasciatore Ding Wei ha reso affermazioni importanti. La sua stessa presenza a San Marino, in un’occasione pubblica quale quella del Forum, è vista dagli addetti ai lavori come un forte segnale. D’altra parte l’attenzione che la Cina riserva a San Marino l’abbiamo personalmente e concretamente constatata durante la missione a Shanghai. Non parliamo di fantapolitica o fantaeconomia, dipende veramente da noi e dalle nostre capacità, compresa quella che sembrerebbe una stupidaggine ma con la quale, invece, ci si scontra spesso: la velocità di azione. Ci sono grandi potenzialità da sviluppare con la Cina, l’Ambasciatore Wei, come giustamente ricordava lei, lo ha detto chiaramente ed è su questo che stiamo concentrando la nostra azione”.
In conclusione, il problema resta il rapporto con l’Italia. O meglio, in particolare con la volontà di un’unica persona, il Ministro all’Economia.
“La lettera che ci ha inviato in occasione del Forum il Ministro per lo Sviluppo Economico Romani rappresenta un atteggiamento positivo che deve essere tenuto da Italia e San Marino. Noi dobbiamo aprirci a queste nuove opportunità e io vorrei che i sammarinesi condividessero una visione che è quella dell’apertura al mondo. San Marino deve diventare un hub in cui si incrociano gli interessi e gli investimenti asiatici in Europa e di quelli europei in Asia”.
 

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