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San Marino, Oscar Giannino: Soluzioni dalla Cina, ma serve coesione

da Redazione

In poche parole Oscar Giannino, giornalista e moderatore del Forum “San Marino tra Oriente e Occidente. Competizione e alleanze tra Stati”. E in poche parole ha suggerito una strada per trovare nuove risorse, grazie al rapporto con la Cina. "Ma serve coesione interna per reggere la pressione delle reazioni internazionali".
 

SAN MARINO – In poche parole Oscar Giannino, giornalista e moderatore del Forum “San Marino tra Oriente e Occidente. Competizione e alleanze tra Stati”, ha inquadrato, oggi pomeriggio, in maniera implacabile la crisi di San Marino che ha portato a perdere il 12% del PIL in un sol colpo: “C’è stato un fortissimo deflusso di risorse finanziarie che per decenni sono state il valore aggiunto della crescita di San Marino. Su questa scorta sono andato a vedere il passato, e mi sono reso conto che una soluzione può venire dall’Oriente”.
La proposta di Giannino, in sostanza, s’incentra sulla Cina, il grande finanziatore di tutti i paesi più avanzati. Ma per arrivare alle proposte, ai suggerimenti, si deve passare dalla storia recente della Cina diventata, in maniera silenziosa, da Paese emergente a Paese emerso.
“Si è rivelata disastrosa la convinzione, dal 2001 in poi, di aver creato un nuovo paradigma, quello impostato dalla Fed, che ha applicato tassi d’interesse bassissimi per evitare la recessione dopo l’attacco alle due torri. In questo modo la Fed ha sì contribuito a rendere microscopica la recessione negli Usa, ma questi tassi d’interesse innaturalmente bassi a cascata hanno prodotto enorme quantità di moneta, accentuazione impegni speculativi, la crescita del capitale finanziario fuori da ogni serie storica. Illudono tutti che sia un meccanismo sostenibile anche nell’economia reale nel medio-lungo periodo. E quindi hanno innescato la crisi. Quando la crisi scoppia, nel frattempo la Cina, quel Paese che era considerato partner in via di sviluppo, ma minoritario politicamente ed economicamente, viene lasciata intervenire economicamente negli Stati Uniti. E in pochi mesi addirittura ha compiuto uno shift che ha dimostrato quanto sbagliata fosse l’opinione dell’economia cinese negli Stati Uniti e nell’Occidente”. “La Cina – ha proseguito Oscar Giannino – con le risorse valutarie e finanziarie di cui si è dotata, oggi può permettersi di arbitraggiare quali titoli di debito comprare, non solo quelli americani. Ecco che la Cina è intervenuta nel 2010 anche nell’area Euro, nei Paesi euro deboli”.
“Lo squilibrio tra Stati Uniti e Cina ha un problema da risolvere: come si fa il tasso di cambio tra le due valute, su cui insiste l’intero commercio mondiale. Il problema è come immaginare che in alcuni anni la valuta cinese divenga a pieno titolo valuta di mercato, come oggi non è”. Ecco che arriva il primo parallelo con San Marino. “La Cina ha utilizzato Hong-Kong per andare nel Mondo offrendo un vantaggio competitivo, ed ha dimostrato di saper leggere la storia e di interpretarla in maniera efficace. In piccolo, è la stessa cosa che l’Italia dovrebbe fare con voi ma che invece non fa”.
“Quello che vi spetta per qualche anno ancora, è un passaggio storico. Tentare di dare una risposta alla domanda ‘dove andare a reperire risorse?’ comporta scenari possibili che possono esporre il Governo sammarinese in carica a reazioni importanti in ambito internazionale, che è un ambito molto competitivo. Questo richiede una forte unione al vostro interno. Perché se sarete divisi tra maggioranza e opposizione, non riuscirete a darvi un nuovo motore di crescita e non riuscirete neanche a reagire alla risposta internazionale, che sarà forte, e non riguarderà solo l’italia”.
Il rapporto tra San Marino e Cina potrebbe essere una risposta. Un rapporto che potrebbe andare a ricalcare un altro caso recente molto emblematico, quello dell’Islanda. “In Islanda c’era chi ci doveva rimettere dai fallimenti delle banche. Ma l’Islanda, il cui sistema finanziario è entrato in una crisi drammatica, è andata a bussare alla porta della Cina, uscendo dal circolo di chi aveva contribuito a metterla in difficoltà, ovvero l’Unione Europea”.
In conclusione, “Quando si è piccoli e si scopre che il gioco della triangolazione economica con l’Italia è andato a cessare, o si fa un bello scatto di reni, tutti uniti, o mi dispiace per voi, ma se vi omologherete alla mia Italia farete la stessa fine”.
 

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