Home FixingFixing Non sarà  “tassa” ma resta super

Non sarà  “tassa” ma resta super

da Redazione

Ha ragione il Segretario di Stato alle Finanze Pasquale Valentini.

di Loris Pironi

 

Ha ragione il Segretario di Stato alle Finanze Pasquale Valentini. La “supertassa sui frontalieri” in realtà non è una tassa, perché tecnicamente “è stata decurtata la percentuale di abbattimento fiscale su una base che rimane identica per i residenti quanto per i frontalieri”. Lo ammettiamo, quella brutta parola, “tassa”, è una semplificazione giornalistica. Ma quel “super” il Segretario ce lo consenta, glielo lasciamo lì appiccicato. Così come l’accusa di aver dato vita ad un provvedimento ingiusto per due diversi motivi. Intanto perché va a colpire solo i lavoratori italiani che operano nelle imprese sammarinesi (e qui non c’è spazio per precisazioni o giochi di parole). Poi perché penalizza soprattutto i lavoratori con moglie e figli a carico, i redditi più bassi, alla faccia di tutti i proclami, dei rimandi ai propri valori popolari. Perché alla fine il concetto è molto semplice: un lavoratore frontaliere non può far quadrare i bilanci con una mensilità in meno alla fine dell’anno (questo dicono le simulazioni). E se alla fine se ne va, manodopera qualificata, preziosa, insostituibile, che fine fanno le aziende? E che fine fa l’economia sammarinese?Al Governo, che si è infilato in un gran brutto cul de sac, c’è chi sta tentando di dare una mano per uscire da questa scomoda posizione. Ma evidentemente sarebbe troppo semplice, meglio tirare diritto. Questa settimana però non ce l’abbiamo solo col Governo ma anche con il sindacato, che pure sta facendo sforzi straordinari per cancellare la “supertassa” (ci dispiace per l’esecutivo ma continueremo a chiamarla supertassa”). Il sindacato dicevamo, nella sua piattaforma sull’equità e giustizia sociale, che detta così sembra un’enciclica più che una petizione, ha saputo dire solo “no”. Proposte? Nessuna. No all’addizionale Igr, no alla supertassa ai frontalieri, no all’imposta sulle pensioni alte, no ai tagli e alle indennità nella Pa, no ai prepensionamenti nella Pa, no al turnover nella Pa. D’accordo che è il gioco delle parti e che le proposte spettano al governo, ma se si deve fare i conti con un rosso di bilancio sempre più intenso (300 milioni di euro l’anno prossimo proprio secondo la Csu) come si deve intervenire se non aumentando il prelievo fiscale e tagliando le spese? L’ipotesi di introdurre un’aliquota più bassa per tutti, peraltro idea tollerabile persino per i lavoratori sammarinesi, resta dunque l’unica strada percorribile per uscire dal cul de sac di cui sopra. Anche se il sindacato ha già detto ‘giammai!’ C’è poi un’altra impressione che non ci piace. Se il sindacato da una parte dice che i lavoratori sono tutti uguali, frontalieri e sammarinesi, dall’altra fa un distinguo netto tra lavoratori dipendenti e autonomi. Come se si volesse scaricare la colpa, o tutto il male, sempre su qualcun altro.

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