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Internazionalizzazione: i rapporti con l’Italia

da Redazione

Per la Repubblica di San Marino il vero problema è il rapporto con l’Italia.

SAN MARINO – I rapporti con l’Italia. Per la Repubblica di San Marino il vero problema è il rapporto con l’Italia. Una banalità, se si vuole, ma, di fatto, è un dato da cui bisogna partire per qualsiasi considerazione. La stretta contro i paradisi fiscali iniziata per contrastare la crisi internazionale, è culminata con lo scudo fiscale che ha drenato 4,6 miliardi di euro dalle casse della Repubblica di San Marino, circa un terzo della raccolta complessiva. Ma al di là dello scudo, tutti i rapporti tra i due Stati (regolati da accordi bilaterali) sono stati praticamente congelati dal Ministro Tremonti e questo sta provocando notevoli difficoltà alle imprese sammarinesi che operano con l’Italia. E cioè – come vedremo in seguito – la grande maggioranza delle imprese sammarinesi. La crisi dell’economia sammarinese nell’ultimo anno non è una legata soltanto al settore bancario-finanziario (che, ricordiamo, nel 2009 rappresentava il 18% del PIL contro il 39% di industria ed edilizia. Ma i dati del Prodotto Interno Lordo sammarinese parlano chiaro: dopo un periodo di crescita addirittura aggressiva (cinese, si diceva in giro) si è registrato un primo calo nel 2008 (-1% nel 2008) e un vero e proprio tracollo nel 2009, con un -13% da far venire i brividi. Secondo gli esperti del Fondo Monetario Internazionale che hanno esaminato San Marino nei primi giorni dell’anno il 2010 prevede una stima di un ulteriore -1% mentre il 2011 potrà mostrare i primi segni di risalita. Ma solo se le relazioni con Roma torneranno a normalizzarsi. Economia reale. A trainare l’economia di San Marino negli ultimi anni sono state le imprese manifatturiere. Imprese sane, che producono, che offrono lavoro a circa 6 mila lavoratori frontalieri, provenienti principalmente dalle Province di Rimini e di Pesaro-Urbino. Anche il turismo, altro asset fondamentale della Repubblica, nonostante il recente inserimento tra i Patrimoni dell’Umanità Unesco, sta vivendo una fase di appannamento. Il sistema finanziario invece vivrà nel 2011 il suo anno più delicato: se le insicurezze italiane hanno già fatto iniziare un ritorno al deposito di capitali all’estero (a proposito, com’è possibile che per il fisco italiano questa sia già una presunzione di colpevolezza?) San Marino pur continuando a contare sul fattore riservatezza, deve comunque trovare nuovi elementi di attrattività bancaria e finanziaria. E qui a fare la differenza saranno le persone. Limiti e potenzialità. È sempre una questione di punti di vista. San Marino ha un grosso limite: le dimensioni. Uno Stato di 60 kmq con appena 30 mila abitanti infatti ha evidenti limiti di sviluppo. Però le ridotte dimensioni, se si cambia la prospettiva, rappresentano uno dei più importanti punti di forza. Perché portano alla possibilità di accedere a servizi rapidi ed efficienti, perché mettono a contatto diretto l’investitore con la classe dirigente del Paese, perché significano bassa fiscalità e burocrazia ridotta. San Marino presenta dunque alcuni elementi cardine indispensabili per essere concorrenziali in ambito internazionale. Su altri aspetti sarà importante lavorare già a partire dai prossimi mesi. Il mercato del lavoro, ad esempio, è ancora troppo ingessato, la strada verso la trasparenza è ancora agli inizi e gli organismi di controllo vanno sostenuti e rafforzati per rendere sempre più efficace la lotta alle distorsioni (ma la collaborazione con la Guardia di Finanza ha già iniziato a dare buoni frutti). Analizzando i pro e i contro, San Marino insomma ha le carte in regola per inserirsi nella bagarre del contesto internazionale. Ma solo a patto di continuare l’opera di rafforzamento dei propri meccanismi di controllo e di sviluppare una cultura d’impresa sempre più dinamica e professionale. Internazionalizzazione oggi. La realtà di San Marino, oggi, non riesce ancora a vedere molto più in là dello Stivale. Per tre imprese sammarinesi su quattro, secondo i dati forniti da Camera di Commercio (“Rapporto sull’impresa sammarinese nel 2009”) l’Italia rappresenta infatti l’unico partner commerciale. Soltanto una piccola parte del rimanente 25% di imprese che ha dichiarato di intrattenere rapporti anche con l’estero può dichiarare una quota di fatturato significativa (più del 10%) extra-Italia: questa è una prerogativa di appena il 15% delle imprese che hanno intrapreso un percorso di internazionalizzazione. Un terreno vergine o quasi, insomma, che però offre grandi margini di sviluppo. La visione del futuro. Avere una visione chiara del futuro è importante. San Marino potrà sviluppare la propria economia solo se riuscirà a mettere a frutto una differenziazione competitiva che sfrutti settori specifici e nicchie economiche. Ma il vero salto di qualità potrà essere compiuto se si riuscirà ad innescare un meccanismo di formazione culturale che elevi il livello della classe dirigente, della categoria imprenditoriale e, col tempo, dell’intera popolazione. Il confronto, in tal senso, è importante. Ecco perché il Forum “San Marino tra Oriente e Occidente” va considerato come un passo nella giusta direzione.

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