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Dove vuole andare San Marino? Il percorso verso la trasparenza

da Redazione

Punto primo: sgomberare il campo da idee sbagliate e luoghi comuni. Che cos’è San Marino? Cosa vuole diventare, dove vuole andare? Sono domande niente affatto scontate, queste, a cui serve dare delle risposte quanto prima.

di Loris Pironi

SAN MARINO – Punto primo: sgomberare il campo da idee sbagliate e luoghi comuni. Che cos’è San Marino? Cosa vuole diventare, dove vuole andare? Sono domande niente affatto scontate, queste, a cui serve dare delle risposte quanto prima.
Punto secondo. Chi è che si pone e si deve porre tali quesiti?
Partiamo dal secondo punto perché, a ben guardare, diventa il preliminare. I primi a dover riflettere sulle traiettorie di San Marino sono proprio i sammarinesi. La politica, tutta; la classe dirigente, categorie, sindacati; ma anche gli imprenditori che con la percezione di San Marino all’estero basano il proprio lavoro, e ovviamente i singoli cittadini. La percezione è che il Paese ancora non abbia compreso appieno la portata degli eventi che si stanno verificando (la crisi, ma non solo) e dunque si continua ad avvertire una tangibile resistenza al cambiamento, superiore a quella che potrebbe essere considerata la norma. La soluzione potrebbe essere quella di mettere in campo iniziative di formazione della popolazione, rivolte principalmente ai giovani, alle nuove generazioni. Per riuscire a creare una classe dirigente con un respiro internazionale.
Se gli stessi sammarinesi faticano a comprendere il posizionamento della propria Repubblica, figuriamoci poi all’esterno. Quindi una delle priorità che San Marino deve porsi è quella di lavorare per migliorare la propria percezione in Italia. E nel resto del mondo.
Che cos’è San Marino, ci chiedevamo all’inizio. San Marino è uno Stato, libero e indipendente. Con una sua storia millenaria, una democrazia forte, in una posizione strategica, nel cuore dell’Italia. È anche una realtà microscopica nella rete di interscambi politici, sociali e culturali, con ciò che ne consegue in fatto di limiti ma anche di opportunità.
San Marino ha un’economia vera, oggi in via di profondo cambiamento. Ha un passato recente – un quasi-presente verrebbe da dire – che ha offuscato la propria immagine con conseguenze pesanti sul PIL. Il riconoscimento da parte della politica sammarinese che oggettivamente le scelte del passato (la vecchia teoria della “mimetizzazione”) non erano più accettabili, è stato un primo passo importante. Quello successivo è stato di mettere in campo un processo normativo che mira alla trasparenza. Obiettivo centrato? Non ancora, certi processi richiedono tempo. Sono cambiamenti quasi più culturali che legislativi, ma il percorso è iniziato. La strada è giusta. E il segnale è importante.
Ecco insomma cosa abbiamo oggi. Un piccolo Stato al centro dell’Italia e ai confini – in senso simbolico – dell’Unione Europea; con un patrimonio storico grande e un piccolo (in termini numerici) patrimonio umano da far fruttare. Una nazione con significative peculiarità, che possono/devono essere sviluppate in ambito economico: fiscalità leggera, la possibilità di limitare all’estremo la burocrazia e di instaurare un rapporto diretto con chi governa le scelte strategiche del Paese. Servizi efficienti. Una sempre maggiore trasparenza. Oggi, con questo Forum, la Repubblica di San Marino dice chiaramente dove vuole andare.
Vuole andare ad inserirsi sulla rotta dell’internazionalizzazione, ponendosi come un hub di servizi per chi vuole investire, come un punto di congiunzione tra la vecchia Europa e le enormi potenzialità dell’estremo Oriente. Come una porta di comunicazione tra le economie emergenti e l’Occidente che rappresenta il passato e il presente dell’economia mondiale.

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