Home FixingFixing Il gioco delle coppie nella coppa dell’arte

Il gioco delle coppie nella coppa dell’arte

da Redazione

Intervista a Massimiliano Messieri, curatore della prima edizione di Guest.

di Alessandro Carli

 

Sei artisti per una tavola, imbandita con i colori e le pietanze dell’arte. Sei artisti “a copp(i)e” – uno sammarinese e uno straniero – per un evento che, dopo tre appuntamenti, sta per chiudere gli occhi: il 24 gennaio infatti le porte del Museo San Francesco saluteranno il terzo e ultimo appuntamento di “Guest”, la rassegna curata da Massimiliano Messieri e che ha visto, in questi mesi, i dialoghi “colorati” tra Daniela Carati e Nico Macina; Carmen Einfinger e Gilberto Giovagnoli; Douglas Henderson ed Elisa Monaldi (il ‘tango a due’ si chiuderà il 24 gennaio; il 22 gennaio, in occasione del vernissage, verrà presentato il catalogo dell’iniziativa). Nel primo appuntamento Daniela Carati ha presentato una piccola parte del suo recente progetto “All all and all”: nove fotografie di medio e grande formato. Daniela Carati è stata accompagnata da Nico Macina, che ha esposto una rivisitazione contemporanea – composta di tre, grandi pannelli – de “l’Ultima cena”. Le tre opere in acrilico cucito su tela di Carmen Einfinger si sono affacciate sul mondo di Gilberto Giovagnoli, che disegna i volti del Novecento con pennarelli e penne colorate. Douglas Henderson ed Elisa Monaldi hanno invece elaborato l’idea dell’installazione: il primo con matrice sonora, al seconda facendo baciare la ceramica e il legno. Dopo aver seguito con attenzione il tris artistico, ergiamo la quarta parete della stanza, quella che chiude la scatola, ascoltando le parole del curatore.

 

Com’è andata?

 

“Direi molto bene, a mio avviso. Si è trattato di un primo appuntamento, che ha coinvolto solamente tre artisti locali. Se ci saranno le possibilità economiche, vorremmo replicare: all’inizio si è pensato a tutti gli artisti sammarinesi. Non nel 2011 – la crisi è ancora vivace – ma forse nel 2012. Ci stiamo già lavorando, sperando che si possa realizzare. Il secondo appuntamento di ‘Guest’ confermarà gli stili artistici che hanno dato vita alla prima edizione, aprendosi però anche ai video”.

 

Con che criteri ha abbinato gli artisti?

 

“Ho cercato di individuare una serie di artisti che avessero un’idea piuttosto chiara della poetica. ‘Guest’ infatti è stato costruito su sei ‘personali’, su sei flussi artistici veri e non sponsorizzati da critici o curatori. Ho osservato sia le diverse tecniche che l’estetica, ma anche i diversi modi di interpretare e vivere l’arte: la pittura, la fotografia, l’installazione. Non esiste un modo unico di esprimersi, quindi ho voluto dare spazio alla pluralità di voci. Nelle tre mostre ogni artista ha un suo spazio dedicato e ha la totale libertà di esporre quello che ritiene più opportuno per presentarsi al pubblico e alla critica. Questa non-scelta è determinata dalla mia formazione: quando firmo una partitura (ricordiamo che Massimiliano Messieri è anche un compositore musicale, ndr), sono consapevole di quello che sto facendo, conoscendo bene il valore musicale dell’opera. Pertanto ho voluto lasciare ad ogni artista questa responsabilità, senza influenzarlo o veicolarne il lavoro con una tematica programmata”.

 

“Guest” è stato posizionato in maniera verticale: un artista a pianoterra, l’altro al primo piano. Come mai?

 

“Per motivi logistici: il Museo ha questa disposizione. Il luogo dell’arte è stato così diviso in due parti (una scelta che si è rivelata indovinata: ‘staccare’ gli spazi ha aiutato il visitatore a ‘entrare’ meglio nelle opere e nelle cifre stilistiche degli artisti, ndr)”.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento