Frontalieri, tassa da cambiare: impostata così penalizza i redditi bassi. Secondo la Segreteria alle Finanze il gettito complessivo sarà di 8-9 milioni di euro. Un "regalino" che i lavoratori si ritroveranno in busta paga già a partire da febbraio. Da San Marino Fixing in edicola.
di Saverio Mercadante
SAN MARINO – “Mr. Epstein come avete valutato l’introduzione della tassa sui frontalieri?”.
“Sul fronte delle entrate abbiamo sottolineato la necessità di varare riforme più generali e permanenti piuttosto che ricorrere a specifici provvedimenti temporanei”.
La risposta di Natan Epstein, il capo missione della delegazione del Fondo monetario Internazionale, la scorsa settimana a Palazzo Begni, non poteva essere più embedded. Assolutamente incastrata nel suo ruolo di analista super partes. Ma la contestatissima iniziativa fiscale sui frontalieri sarà uno specifico provvedimento temporaneo? Sarà solo un’iniziativa una tantum di un governo ai tempi della crisi? Girano intanto alcune simulazioni che evidenziano un paradosso preoccupante, a dir poco. I bassi redditi, quindi la platea più vasta dei frontalieri, saranno maggiormente penalizzati dal mancato recupero delle maggiori ritenute mensili in busta paga. In particolare saranno fortemente penalizzati i lavoratori con due o più figli a carico. Il rischio reale è che i loro redditi potrebbero essere decurtati sino ad una mensilità. E’ evidente che un’ipotesi inaccettabile alla quale il governo dovrà metter mano.
La questione, che per molti metterà ancora più in crisi i rapporti con l’Italia, sembra che sia già stata portata sul tavolo del Ministro Franco Frattini dal consigliere regionale del PDL Lombardi. Alla Segreteria di Stato delle finanze mostrano invece una certa tranquillità, serenità, verrebbe da dire, che lascia in qualche modo perplessi. E’ scoppiato un vero putiferio dentro e fuori San Marino. C’è chi nel sindacato confessa di non dormire la notte pensando alle conseguenze di questo atto della Finanziaria. Alla Segreteria di Stato si ammette candidamente che per i frontalieri non ci sarà un recupero integrale delle maggiori ritenute mensili in sede di dichiarazione dei redditi. Si ammette anche di aver ricevuto 4, 5 simulazioni, e davano tutte un risultato diverso. Addirittura su una dichiarazione dei redditi del 2008 fatta nel 2009, l’ipotesi era addirittura di un recupero integrale. Ma si ammette anche che le cifre che girano diffuse dal sindacato non si dovrebbero discostare di molto dalla realtà. Insomma, siamo ancora lontani dalle certezze definitive. L’altra cosa che toglie il sonno al sindacato, e che a tutt’oggi ancora non è stata chiarita ufficialmente, dopo le modifiche di legge in Finanziaria con l’articolo 56 sulle spese produzione reddito è questa:come verranno prelevati questi soldini dalle tasche dei frontalieri? Alla Segreteria di Stato dicono che l’ipotesi più probabile sia il prelievo mensile in busta paga. E allo Stato dovrebbe fruttare complessivamente tra gli otto e i nove milioni di euro. Dicono anche che a breve dovrebbero produrre una circolare chiarificatrice per le imprese. I tempi sono stretti: la maggiorazione delle ritenute mensili andrà a regime dal prossimo dieci febbraio. In Segreteria di Stato passano la palla all’Italia: per il recupero integrale si dovrebbe allargare la franchigia degli ottomila euro. Spiegano ancora che le spese produzione reddito sono una detrazione fiscale introdotta negli anni ’80 per i lavoratori dipendenti sammarinesi e che venne allargata anche ai frontalieri, quando erano relativamente pochi. E questo beneficio fiscale esiste solamente a San Marino. Venne introdotto per compensare il fatto che i lavoratori dipendenti non potessero detrarre i costi legati all’attività di lavoro. Come accade per i professionisti che possono scaricare leasing, computer, ecc. Si voleva risolvere un problema di equità fiscale. Quindi, a decorrere dal primo gennaio 2011, il frontaliere non avrà più riconosciute le detrazioni fiscali a titolo di spese inerenti la produzione del reddito da lavoro dipendente. Spetteranno solo ed esclusivamente per i lavoratori residenti in territorio, come nel caso, ad esempio dicono in Segreteria, delle passività deducibili o delle detrazioni per i figli a carico. Ma torniamo alla “carne viva” delle buste paga. L’altra ipotesi che si avvicina abbastanza alla realtà, anche secondo la Segreteria di Stato dovrebbe essere questa proiezione del sindacato. E’ un’ipotesi, però che non prende in considerazione, come accennavamo all’inizio i lavoratori con figli a carico. Su un reddito lordo di 25mila euro fino all’anno scorso si è pagato 679,26 euro di tasse a San Marino: di questa cifra si è potuto recuperare 454,16 euro sul fisco italiano. Ora lo stesso frontaliere nel prossimo esercizio dovrà pagare 2.904,26 euro di tasse a San Marino, potendone recuperare in Italia solo 1.941,80 euro. In conclusione a fine anno i redditi frontalieri saranno decurtati di 717,16 euro.
LE REAZIONI IN ITALIA
In Italia parecchie le reazioni all’iniziativa del Governo sammarinese. Il CSIR, il comitato sindacale interregionale che riunisce oltre a quelle sammarinesi le organizzazioni sindacali sammarinesi, emiliano romagnole e marchigiane, è molto preoccupato per i contraccolpi negativi che la tassa ai frontalieri può provocare sul fronte diplomatico, a partire proprio dalle Regioni Emilia Romagna e Marche. Molti lavoratori italiani si sono già rivolti ai commercialisti italiani. Impugneranno il provvedimento davanti al giudice convinti che il provvedimento sia palesemente anticostituzionale e discriminatorio. Gabriele Frontoni su Italia Oggi scrive che i frontalieri preparano una class action contro San Marino.
LA PROPOSTA ANIS
Sin dal principio, come dimostrato dai documenti ufficiali presentati al Governo, l’ANIS aveva presentato una proposta di mediazione che avrebbe scongiurato sin dal principio tutta questa situazione. Gli industriali avevano infatti proposto la diminuzione di quattro punti percentuali dell’aliquota delle spese di produzione reddito (dall’8,90% al 4,90%) per tutti i lavoratori dipendenti, non solo per i frontalieri. Secondo ANIS si sarebbe così prodotto maggiore reddito per le casse dello Stato e, cosa ancora più importante, non si sarebbe sortito alcun effetto discriminante per i lavoratori frontalieri. che anzi avrebbero potuto recuperare gran parte dell’imposta trattenuta da San Marino. Al pari del sindacato – sia pure su posizioni e con strumenti diversi – l’Associazione Industriali è attualmente al lavoro affinché si possa fare un dietrofront evitando il paradosso di cui sopra: l’auspicio espresso a Fixing dai vertici ANIS è che si giunga a una correzione del provvedimento quanto prima.
COME CALCOLARE LA TASSA SUI FRONTALIERI
Formula matematica per determinare l’ammontare delle maggiori imposte sammarinesi non recuperabili in Italia
Per redditi lordi fino a € 51.000 (escluso l’effetto del TFR):
Reddito lordo x (8,90 / 100) x (8.000 / reddito lordo) = € 712
* Esclusi i redditi particolarmente bassi (es. per effetto del part-time) e i redditi lordi che superano € 51.000 , limite massimo per beneficiare della detrazione