Sos, allarme rosso. Il clima di fiducia – ma bisognerebbe ormai parlare di clima di “sfiducia” – delle imprese sammarinesi continua a calare. Lo dice il rapporto sull’Economia della camera di Commercio. La lettura dei dati di Fixing.
di Loris Pironi e Alessandro Carli
SAN MARINO – Sos, allarme rosso. Il clima di fiducia – ma bisognerebbe ormai parlare di clima di “sfiducia” – delle imprese sammarinesi continua a calare. Le due rilevazioni effettuate nel 2010, a aprile e ottobre, hanno registrato un calo netto e progressivo rispetto all’anno precedente, e allora si era nel cuore della crisi. A pesare sono soprattutto i rapporti con l’Italia, e la politica sammarinese che, secondo le 500 interviste telefoniche condotte dalla Camera di Commercio in collaborazione con Servabit srl, non si sta dimostrando all’altezza della situazione. Ma c’è un aspetto importante su cui ragionare: si parla tanto del fatto che l’Italia non può più essere considerata l’unico partner commerciale delle imprese sammarinesi, ma il 75% di esse lavora solo con l’Italia e il rimanente si rivolge agli altri mercati solo in minima parte (fatturati inferiori al 10%). Senza contare che, di fronte alle difficoltà aggiuntive dovute al decreto incentivi, appena il 13% ha fatto qualcosa, gli altri aspettano che la soluzione arrivi dalla politica.
Una situazione difficile ma non drammatica. Esistono elementi che potrebbero giocare a favore della Repubblica di San Marino che – per essere esplicitati – devono superare l’ostacolo dei rapporti e degli accordi tra il Monte e l’Italia. E’ questo, in sintesi, il pensiero di Luigi Bidoia, economista industriale della Servabit srl, intervenuto durante la presentazione del “Rapporto sull’impresa sammarinese nel 2009”.
“Da questa crisi non si può uscire senza individuare nuove modalità di business – ha spiegato l’economista industriale della Servabit -. Questo vale per le imprese localizzate nei Paesi occidentali e vale ancora di più per le aziende della Repubblica di San Marino”. Mai come oggi, ha rimarcato Luigi Bidoia, “è importante che il sistema-imprese sappia individuare velocemente una nuova strada, partendo dai suoi punti di forza: la flessibilità data dalla piccola dimensione della Repubblica e la possibilità di sfruttare elevate sinergie a fronte di una visione condivisa del futuro”.
LE IMPRESE LANCIANO L’SOS: IL CLIMA DI FIDUCIA CONTINUA A CALARE
Cala a vista d’occhio la fiducia delle imprese sammarinesi nell’indagine della Camera di Commercio. È diminuita rispetto all’anno precedente, ha perso ulteriore terreno nell’anno appena concluso, con le due rilevazioni effettuate, ad aprile e ottobre 2010. Il dato è significativo soprattutto se lo si raffronta con l’Italia. Prendendo come base 100 il mese di marzo 2009, scelto come punto di riferimento in quanto si è registrato il punto di minimo assoluto della fiducia degli operatori economici che operano nell’industria manifatturiera in Italia, il dato complessivo relativo alla Repubblica di San Marino parlava di una crescita a 123,9 punti a novembre 2009 quindi di un calo vistoso nel 2010: discesa a 118,7 in aprile, addirittura a 105,5 a ottobre. Il clima di fiducia delle imprese italiane (le elaborazioni per l’Italia sono tutte su fonte Isae) è risalito con minore abbrivio a novembre 2009 (117, contro il quasi 124 del Titano) ed è ulteriormente cresciuto nel 2010, con due rilevazioni pressoché identiche: 123,9 a aprile, 123,6 a ottobre. Scorporando i dati tra i singoli settori la differenza tra Italia e San Marino è ancor più evidente. Nell’industria manifatturiera San Marino aveva registrato un buon 122,9 a novembre 2009 contro il 117,4 italiano, era risalita addirittura a 136,9 a aprile 2010 (il dato complessivamente più alto di questa rilevazione statistica comparata) contro il 123,5 italiano e a ottobre è scesa a 122,0, mentre le imprese in Italia hanno visto ulteriormente risalire la fiducia fino a 126,9 punti. Il dato del settore costruzione è forse ancor più emblematico: a novembre 2009 l’Italia registrava una fiducia “negativa” (il dato era precipitato a 94,3) contro il 112,8 sammarinese, poi le parti si sono invertite: San Marino è sceso a 103,5 ad aprile e poi è andato in negativo a ottobre 2010 (99,0) mentre in Italia il comparto ha continuato a risalire la china passando a 106,5 e poi a 111,0. Grosso modo stesso trend per il commercio e per il settore servizi. Per il commercio 120,7, 114,0 e 103,5 nelle tre rilevazioni a San Marino (rispettivamente novembre 2009, aprile e ottobre 2010), 110,4, 115,0 e 111,9 in Italia. Per i servizi infine 123,9, 118,7 e 105,5 sul Titano, 117,0, 123,9 e 123,6 in Italia.
QUANTO E’ IMPORTANTE LA LOCALIZZAZIONE A SAN MARINO
Quanto è importante per le imprese intervistate la propria localizzazione a San Marino? Se nella indagine rilevata ad aprile il voto era una sufficienza piena, già ad ottobre, nell’arco di pochi mesi, quindi, si è scesi sotto la soglia del 6, arrivando a 5,5. In particolare rispetto ad aprile il valore della localizzazione sul Titano diminuisce praticamente in tutti i casi, con una discesa più lieve solo nel caso delle imprese medio-grandi, quelle con oltre 50 addetti. Analizzando i singoli settori di appartenenza, i professionisti sono quelli che hanno dato il voto più alto alla localizzazione a San Marino (a aprile si è toccato l’8), l’industria manifatturiera e il settore impianti e macchinari sono i settori che hanno dato il voto più basso in generale mentre il settore dell’industria alimentare ha visto la forbice più ampia, con un calo notevole nel giudizio a ottobre 2010 rispetto ad aprile.
VALUTAZIONI NEGATIVE E POSITIVE. LE RESPONSABILITA’ DELLA POLITICA
Chi ha dato un giudizio negativo ha indicato anche le cause. Il 70% ha indicato come principale i difficili rapporti con l’Italia, ma anche l’attuale classe politica – nel suo complesso – è ritenuta responsabile da poco meno del 60% degli intervistati. Giudizi negativi anche per i rapporti difficili con l’estero, per lo scarso sostegno alle imprese, per la situazione economica del Paese e per un mercato ritenuto limitato. Tra i fattori citati come motivo di valutazione positiva al primo posto assoluto c’è la qualità della vita (84%), seguito dalle agevolazioni fiscali (57%) e l’aspetto economico legato al turismo, ma anche elementi che i “pessimisti”, chiamiamoli così per semplicità, hanno valutato negativamente, ovvero la situazione economica, la burocrazia (qui ritenuta “scarsa”) e l’amministrazione pubblica e politica. Tra i suggerimenti per migliorare la situazione è stata espressa in particolare la necessità di migliorare i rapporti con l’Italia e l’Europa (lo ha detto il 73% degli intervistati), nonché l’aspetto politico-economico di San Marino (il 65%). C’è chi ha chiesto più sostegno alle imprese, chi ha evidenziato la necessità di adeguarsi alle norme internazionali, chi l’esigenza di snellire la burocrazia e puntare maggiormente sulla promozione del sistema paese.
RAPPORTI COMMERCIALI CON L’ESTERO: OLTRE L’ITALIA COSA C’E’?
Agli intervistati è stato domandato anche quali rapporti intrattengono con paesi esteri, oltre l’Italia dunque. E qui emergono dati che meritano un’analisi approfondita, per capire quali sono i limiti reali dell’economia sammarinese e per cercare di porvi rimedio. L’Italia è l’unico partner commerciale del 75% delle imprese sammarinesi. Del 25% di imprese che intrattengono rapporti con l’estero, è il settore industriale quello più aperto (con una quota del 40%, contro l’appena 5% dell’edilizia anche se qui il dato è giustificato dalle caratteristiche specifiche del settore). Ma alla fine non conta tanto quanto siano le imprese che operano fuori dalla penisola quanto la quota di fatturato prodotto con gli altri Paesi: appena il 15% di tali imprese infatti a fine anno totalizza quote di fatturato significative (nello specifico maggiori del 10%). Oltre tre imprese su quattro, inoltre, dichiara che le aspettative di variazione della quota di fatturato proveniente da paesi esteri diversi dall’Italia resteranno invariate o addirittura potrebbero diminuire.
Da un anno a questa parte dunque la politica riempie i propri discorsi di riferimenti all’importanza di superare il riferimento italiano in ambito economico, ma la realtà è che le imprese sammarinesi finora non hanno dimostrato il coraggio o la forza per provare ad affrontare la sfida di sfondare oltre la cortina delle Alpi.
I PROBLEMI CON L’ITALIA: COSA SI E’ FATTO (OLTRE A STARE A GUARDARE)?
A seguito dell’entrata in vigore del cosiddetto Decreto Incentivi italiano, è stato chiesto alle imprese se hanno avuto problemi nell’ultimo semestre. Una quota sostanziosa, pari al 39%, ha dichiarato di aver risentito in termini di rapporti commerciali. A risentire maggiormente di tali mutamenti sono stati i settori più aperti al commercio con l’Italia: quasi la metà delle imprese operanti nei settori dell’industria e del commercio infatti ha dichiarato di aver avuto problemi con clienti e/o fornitori italiani. Di queste, l’80% ha affermato che i clienti italiani non vogliono più avere rapporti e una fetta sostanziosa (tra il 50 e il 60%) subisce la penalizzazione della pubblicità negativa o riscontra problemi per via della chiusura da parte dei fornitori italiani e nei rapporti con il sistema bancario-finanziario. Ma cosa è stato fatto a fronte di tali difficoltà? La risposta in questo caso è estremamente preoccupante. Soltanto il 13% delle imprese del campione infatti ha intrapreso o ha dichiarato l’intenzione di intraprendere delle iniziative. Iniziative semplici come fornire maggiori informazioni al cliente, o ricorrere a forme di consulenza. In questo contesto diverse imprese hanno dichiarato di voler aprire una nuova sede in Italia o addirittura trasferire l’intera attività in territorio italiano. Come a dire che, se non ci pensano le istituzioni della Repubblica a risolvere il problema, le imprese sammarinesi non dimostrano la volontà di agire per superare questa fase di difficoltà nei rapporti con l’Italia.