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San Marino, retto l’urto della crisi Ma i margini sono ridotti

da Redazione

San Marino ha retto l’urto della crisi, salvaguardando anche l’occupazione. Ma i margini di crescita sono ridotti, e solo la buona competitività di alcuni settori dell’economia reale ha permesso di superare i momenti più difficili.

di Saverio Mercadante

SAN MARINO – La solidità economico-finanziaria dell’impresa sammarinese privata non finanziaria ha permesso di reggere l’urto della crisi. C’è stata una significativa riduzione dei margini operativi ma sono stati salvaguardati i livelli occupazionali. E’ uno dei dati più significativi del Rapporto sull’impresa sammarinese nel 2009, a cura della Camera di Commercio della Repubblica di San Marino. La buona competitività di questo settore ha consentito di contenere gli effetti del crollo della domanda internazionale e il conseguente aumento della competizione. Nella media delle imprese analizzate si è mantenuta quindi una situazione economico-finanziaria ancora positiva. Si è confermato la loro centralità anche in un contesto di forte decrescita che ha visto il Pil in caduta: dodici punti percentuali in meno determinati principalmente proprio dal crollo di produzione da parte delle imprese private non finanziarie. Sul fronte della redditività comunque il comparto ha tenuto. Conferma, nonostante la crisi, la capacità di produrre reddito. E di essere uno dei settori leader della Repubblica proprio in termini di redditività. Il solo settore manifatturiero ha registrato una crescita del valore della produzione. Ma non vi è stata una performance positiva in termini di redditività. Elevata eterogeneità dei risultati delle singole imprese del settore, l’applicazione di politiche di prezzo particolarmente aggressive nel corso dell’ultimo anno, sembrano esserne le cause.
I dati sulla distribuzione della redditività nelle imprese nel 2009 evidenziano come un quarto delle imprese del campione analizzato abbia registrato una perdita nel corso dell’esercizio. E la metà di quest’ultime ha avuto perdite superiori al 50% del capitale totale. Nel 2010 questo dato particolarmente negativo ha determinato una riduzione delle imprese operanti in Repubblica: più di 200 operatori economici sono usciti dal mercato quest’anno.
Come si accennava all’inizio, gli effetti della crisi nel 2009 non hanno prodotto nel 2009 un significativo aumento della disoccupazione. Si è invece registrato un incremento dei casi dell’indennità economica speciale, dell’utilizzo della Cassa integrazione Guadagni e una diminuzione del numero dei frontalieri. Il Rapporto prevede che, qualora non ci sia una solida ripresa, il tasso di disoccupazione crescerà in maniera significativa in relazione al venir meno degli effetti di sostegno degli ammortizzatori sociali. Ma è soprattutto la crisi politico-istituzionale delle relazioni con l’Italia a preoccupare le imprese. Proprio per la sua natura esterna al mercato, limita la possibilità di reazioni autonome del mondo imprenditoriale. Viene giudicata addirittura una reale minaccia alla propria sopravvivenza. Nell’indagine sul clima di fiducia svolta nell’ottobre di quest’anno dalla Camera di Commercio, di cui si parla diffusamente nelle pagine dello Speciale di Fixing, il 38,8% ha dichiarato di aver avuto problemi con clienti e fornitori. Sul fronte della finanza il Rapporto sottolinea che la finanziarizzazione dell’economia è un fenomeno recente. Nel 2000 i dipendenti del settore erano poco più di 500. Nel 2009 raggiungono i 1000 addetti: il sei per cento degli occupati della Repubblica. Ma il settore pesa molto di più in termini di PIL: quasi il 20% del totale.

 

Il bilancio riclassificato complessivo dell’economia
(campione rappresentativo)

  2006 2007 2008 2009
Valore della produzione (milioni di Euro) 3.806 4.126 4.244 3.996

Margine operativo lordo
(in % della produzione)

6,9 7,2 6,3  6,3
Utile netto rettificato
(in % della produzione)
3,8 3,8 2,4 2,2

EBIT
(% capitale totale)

10,0 7,0 5,8
ROE 17,2 18,8 8,9
Leverage    0,88 0,99 1,01 1,11

 

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