“La Finanziaria 2011? Non piaceva prima e non piace oggi, in quanto tocca le tasche di tutti. Deve essere ben chiaro il periodo storico in cui ‘cade’. La crisi e le preoccupazioni rischiano di creare una serie di tensioni sociali”. Così Pio Ugolini (UNAS).
“La Finanziaria 2011? Non piaceva prima e non piace oggi, in quanto tocca le tasche di tutti. Deve essere ben chiaro il periodo storico in cui ‘cade’. La crisi e le preoccupazioni rischiano di creare una serie di tensioni sociali”. Così Pio Ugolini, segretario dell’UNAS.
Un giudizio secco sulla Finanziaria. Cosa vede favorevolmente del provvedimento, cosa boccia, cosa avrebbe inserito?
“Non piaceva prima e non piace oggi, in quanto tocca le tasche di tutti. Deve essere ben chiaro il periodo storico in cui ‘cade’. La crisi e le preoccupazioni rischiano di creare una serie di tensioni sociali. La crisi viene pagata dalle imprese, non dai dipendenti stabilizzati. Durante lo sciopero di protesta sono comparsi i cartelli che inneggiavano all’equità. Siamo i primi a chiederla: a parità di reddito, ci deve essere la stessa pressione fiscale e la stessa quota di contributi”.
Aumentare il debito pubblico in attesa di tempi migliori può essere la strada per San Marino?
“Nella gestione di un’attività d’impresa, l’obiettivo minimo di sopravvivenza è rappresentato dalla copertura dei costi da parte dei ricavi. Se è una necessità, nel brevissimo può essere una soluzione. Nel medio e nel lungo termine però l’aumento del debito pubblico può rivelarsi pericolosissimo”.
Cosa ne pensa della proposta dell’ANIS di ridurre il personale della PA di 1.500 elementi in 8 anni?
“E’ una proposta che abbiamo avanzato prima dell’ANIS: cambiano magari i numeri ma non il modo. Un esempio: due anni fa, nei tavoli di confronto, abbiamo spiegato che se un dipendente della PA costa 30 mila euro all’anno, 1.000 dipendenti costano 30 milioni di euro. Certi servizi, in capo al pubblico, dovrebbero essere affidati al privato”.
Cosa ne pensate dell’ipotesi di eliminazione del provvedimento relativo all’Iva prepagata?
“Un conto sono le merci, un altro i servizi. Bisogna trovare, nel rispetto reciproco delle trasparenze, uno strumento di condivisione. Italia e San Marino sono due Stati amici. La nostra Europa non è Bruxelles, ma parte da Cerasolo”.
E dell’idea di far pagare tasse più alte ai lavoratori frontalieri?
“Secondo il principio di equità, come detto, il sistema di calcolo delle tasse farebbe crescere gli importi per tutti”.
L’accordo con l’Italia ha priorità assoluta?
“La parola ‘accordo’ fa pensare a un contratto. E’ necessario rasserenare i rapporti tra i due Stati, cancellando i pregiudizi e cercando un equilibrio”.
Quali sono i tre interventi o iniziative a cui il governo dovrebbe dare le priorità nel 2011?
“Pur nella volontà di ricercare nuove basi economiche, bisogna aumentare l’attenzione alle basi attuali. Le aziende inoltre devono poter operare senza pregiudizi geografici, in base alla loro capacità. E coltivare, in modo deciso, l’unica vera risorsa di San Marino: i giovani. Bisogna insegnare loro la cultura d’impresa, il sapersi mettere in gioco. Se mi permette, vorrei aggiungere un quarto punto, dedicato ai giornali. Ritagliate, se possibile, un 5-10% di spazio per raccontare le notizie buone. Sembra che tutto vada a rotoli, poi la gente si convince che è davvero così. Un esempio: a novembre, 11 sammarinesi hanno chiesto nuove licenze artigianali”.