Almeno 20 vittime in Costa d’Avorio durante gli scontri di ieri tra i sostenitori del presidente uscente Laurent Gbagbo e il vincitore delle elezioni Alassane Ouattara. L’Onu condanna.
Costa d’Avorio sul filo della guerra civile. Le violenze seguite alle elezioni presidenziali hanno portato ad almeno venti vittime.
I militari fedeli al presidente Laurent Gbagbo hanno aperto il fuoco sui sostenitori di Alassane Ouattara, vincitore delle elezioni presidenziali, che tentavano di occupare la sede della televisione. Gbagbo rifiuta di cedere il potere e il Consiglio costituzionale a lui fedele ha invalidato i risultati del voto.
Nuove tensioni si temono ad Abidjan, dove le forze di Ouattara intendono cercare nuovamente di occupare la televisione di Stato, unica fonte di notizie dopo che Gbagbo ha bloccato la diffusione di tutte le altre emittenti.
Secondo la portavoce del governo, negli scontri di ieri sono morte 20 persone: 10 manifestanti e dieci soldati. Ma il partito di Ouattara sostiene che i morti sono 30 e tutti manifestanti.
Scontri a fuoco sono scoppiati ieri anche vicino al Golf Hotel dove Ouattara ha insediato un governo alternativo guidato dal suo primo ministro Guillaume Soro. Il Golf Hotel è protetto da una parte dei 10mila caschi blu dispiegati in Costa d’Avorio, ma i peacekeeper non sono rimasti coinvolti negli scontri.
LE REAZIONI INTERNAZIONALI
Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha condannato le violenze e ha ribadito la richiesta di rispetto del risultato elettorale.
I leader dei paesi dell’Unione Europea hanno esortato l’esercito ivoriano a mettersi sotto il comando del ”presidente eletto democraticamente”, Alassane Ouattara.
L’Unione Europea sta preparando una lista di 18 o 19 nomi, tutti fedelissimi di Laurent Gbagbo, che saranno oggetto di sanzioni come il blocco dei beni o restrizione ai visti di ingresso. Nella lista, ha detto il presidente francese Nicolas Sarkozy, ci sarà anche Gbagbo se non abbandonerà il palazzo presidenziale entro questa settimana.