Home NotizieSan Marino Rondelli: gli imprenditori non si arrendono mai

Rondelli: gli imprenditori non si arrendono mai

da Redazione

La scorsa settimana l’assemblea generale dell’ANIS. Intervista in anteprima al Presidente dell’ANIS Paolo Rondelli: “Stiamo affrontando una fase difficile, ma una cosa è certa: noi imprenditori non ci arrendiamo mai”.

SAN MARINO – Gli industriali sono abituati a parlare chiaro. Pochi fronzoli e dritti al sodo.
Ma questo in realtà è l’approccio giusto. C’è tanto da fare, per difendere le imprese dalla crisi internazionale e dalla crisi sistemica di San Marino. Per portare un contributo concreto all’economia del Paese, in una fase di grande travaglio.

L’assemblea generale dell’Associazione Nazionale dell’Industria Sammarinese è l’occasione per fare il punto della situazione con Paolo Rondelli, presidente dell’ANIS. Per ragionare sulla situazione generale e per riflettere su quanto è stato fatto negli ultimi mesi e su ciò che ancora si deve mettere in campo.

“La fase che stiamo affrontando è estremamente delicata, c’è poco da dire. Noi imprenditori quotidianamente dobbiamo affrontare i problemi di un mercato sempre più difficile e non sempre abbiamo gli strumenti adatti per riuscirci. Una cosa però è certa: abbiamo reagito alle difficoltà e continuiamo a lottare. Anzi, approfitto dell’occasione per fare un appello ai colleghi: San Marino ha dato tanto a tutti noi, e una volta superata questa fase farà altrettanto in futuro. Andarsene adesso, rinnegando tutto, sarebbe una scelta ingiusta e ingenerosa”.

Il rapporto con l’Italia, bloccato da troppo tempo, rappresenta un nodo cruciale anche e soprattutto per chi fa impresa.

“La situazione delle nostre relazioni con l’Italia è assurda, impensabile. Al di là delle relazioni di amicizia che fanno parte della storia, la chiusura che è stata posta in atto dal Governo italiano è fuori dal contesto delle relazioni democratiche. È inconcepibile che due Stati come Italia e San Marino non riescano ad interagire. Questa situazione si sta ripercuotendo sulla nostra economia ma anche su quella delle realtà di Emilia-Romagna e Marche. Tuttavia ciò non ci può far credere che una volta che il nodo delle relazioni con l’Italia verrà finalmente sciolto allora i nostri problemi saranno tutti finiti. Al contrario, ci sono questioni che vanno affrontate di petto, perché sono quelle che limitano la nostra crescita”.

Può fare qualche esempio?

“Parliamo di conti pubblici, ad esempio. La spesa corrente continua ad essere a livelli vertiginosi, attorno al 90% del PIL, e non ce lo possiamo permettere. La Pubblica Amministrazione resta una macchina gigantesca che ha costi spropositati. La riforma delle pensioni è rimasta a metà e il tempo sta scadendo, il completamento è urgente e non più rinviabile. E poi c’è la questione del mercato del lavoro”.

Ecco, parliamo del mercato del lavoro e di quant’altro impedisce alle imprese sammarinesi di competere adeguatamente con l’Italia e il resto del Mondo.

“C’è qualcuno che crede ancora che il nostro sistema possa funzionare adeguatamente partendo da retribuzioni più alte rispetto alla concorrenza, con orari di lavoro ridotti e più rigidi, con un mercato del lavoro ingessato in cui non è possibile scegliere i profili più adeguati alle proprie esigenze? È possibile pensare ad una burocrazia che fa girare l’imprenditore tra un ufficio e l’altro e non sia invece capace di far correre i documenti dell’imprenditore per via telematica? Ci sono troppi vincoli, troppi anacronismi. Noi vogliamo poter competere, meritandoci e guadagnandoci il nostro futuro. Non chiediamo altro”.

Una bella tirata d’orecchie alla politica…

“Noi non tiriamo le orecchie a nessuno, cerchiamo di fare la nostra parte e basta. Abbiamo delle idee, delle proposte che ci paiono sensate e le abbiamo messe sul tavolo del confronto. Talvolta le nostre intenzioni possono essere state fraintese: non abbiamo mai voluto invadere la sfera d’azione della politica, ma abbiamo preso posizioni forti perché la situazione è drammatica e senza ‘rompere gli schemi’ non è possibile sbloccare la situazione. Mi spiego meglio: avevamo chiesto alla politica di andare a Roma e restarci fino a che non si giungeva alla firma dell’accordo con l’Italia. È stato fatto? No. E dunque siamo ancora qui in sospeso, ad aspettare che qualcosa si sblocchi”.

Torniamo sul discorso del bilancio dello Stato.

“Il disavanzo di 71 milioni di euro nel Bilancio 2010 impone delle profonde riflessioni, anche perché riteniamo che in futuro il deficit crescerà ancora se non si prenderanno delle drastiche iniziative. A monte di tutto c’è la necessità di sgombrare il campo da tutti dubbi che caratterizzano la gestione dei conti pubblici. Senza una moderna struttura dei conti non si va da nessuna parte. Riformare il Bilancio dello Stato è una priorità, altrimenti non si può sapere con certezza dove intervenire con efficacia per ridurre gli sprechi e come impostare le più adeguate manovre correttive. Nello stesso tempo è diventata indispensabile una riforma fiscale che sia improntata alla massima equità. Partendo da questa base si deve mettere in atto una lotta senza quartiere agli sprechi e si deve iniziare una seria riduzione del numero degli occupati nel pubblico impiego”.

E per ridare competitività al sistema economico?

“Anche qui non c’è una ricetta unica, ma una serie di idee e proposte che, se messe in campo, possono risultare efficaci. Se la politica oggi vuole chiedere sacrifici a imprese e famiglie, deve nel contempo assicurare il massimo impegno per attuare un serio progetto di sviluppo. A nostro parere ci sono diverse aree di non tassazione su cui si può andare a intervenire. È ormai indispensabile introdurre il sistema IVA, si possono coinvolgere soggetti privati per realizzare interventi concreti ‘a mercato’, che non richiederebbero dunque grandi risorse per essere realizzati. Ma soprattutto in tempo di crisi, anzi, soprattutto in tempo di crisi, gli investimenti sono indispensabili. Certo occorre gestire le risorse indirizzandole su quei ‘motori’ che accendono nuovo reddito. In poche parole, serve un’azione complessiva che consenta di ridare slancio alla competitività di San Marino”.

 

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