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Gli Antichi documenti vanno in Rete

da Redazione

Grazie alla fertile e stretta sinergia tra l’Ente Cassa di Faetano e l’Archivio di Stato della Repubblica di San Marino, gli Atti del Consiglio Grande e Generale del 1800 ritrovano nuova luce. Il dottor Michele Conti ci accompagna nei sotterranei di Contrada Omerelli, dove sono custoditi i volumi.

di Alessandro Carli

 

L’odore unico e meraviglioso dei libri antichi ti fa capire che, tra gli scaffali dell’Archivio di Stato della Repubblica di San Marino, è conservata la Storia. Un patrimonio di grandissimo valore che, già da qualche anno, si sta aprendo al pubblico attraverso la scansione digitale di pagine gialle e inchiostri marroncini, e alla trascrizione – in word – dei contenuti dei volumi polverosi e affascinanti, custoditi con amore e parsimonia all’interno dell’istituto diretto da Michele Conti. In questi giorni viene pubblicato l’undicesimo volume dei verbali del Consiglio Grande e Generale, che di fatto va a riprendere il progetto della segreteria istituzionale che prevedeva la pubblicazione di tutti i verbali del 1800: il 26 novembre (ore 18 all’ex monastero Santa Chiara) è in programma la presentazione del prezioso volume, un documento che riguarda gli anni 1880-1883. Il progetto, nella sua totalità, mette in luce, e al di là degli aspetti filologici, l’evoluzione e la crescita, per importanza, del Consiglio Principe (detto anche Consiglio dei Sessanta) nella storia della Repubblica di San Marino. Il libro si inserisce all’interno di un progetto ad ampio respiro, denominato “Antichi documenti” e che ha aperto gli occhi nel 2003 grazie alla collaborazione tra l’Ente Cassa di Faetano – Fondazione Banca di San Marino e l’Archivio di Stato. “Antichi documenti” cela una sinergia virtuosa tra pubblico e privato: un sistema che permette di realizzare operazioni davvero importanti. Il recupero digitale dei manoscritti si muove verso due direzioni: da un lato la digitalizzazione e la messa in Rete nell’Archivio Pubblico, dall’altro la pubblicazione cartacea della documentazione. Entrambi i ‘percorsi’ sono stati resi possibili grazie alla collaborazione dell’ECF. I volumi cartacei che completano l’Ottocento saranno integrati dalla pubblicazione sul sito Internet sia del testo trascritto (come sui volumi), sia in seguito anche dalle immagini che riproducono l’originale; invece la parte precedente (secoli XVI-XIX) sarà solamente in formato digitale, come immagini e come testi, sul sito Internet. Oltre alla scansione delle singole pagine, i volumi cartacei recano la trascrizione dei manoscritti.

 

L’Archivio di Stato

 

Come un novello Virgilio, Michele Conti apre le porte dei sotterranei dell’Archivio di Stato, ubicato in Contrada Omerelli. Un mondo lillipuziano – ma solo per calligrafia, in realtà gli scaffali sono pieni di documenti preziosissimi e ordinati – che sta diventando grande in Rete. E che conserva, come racconta il direttore, perle davvero rare. Nonostante – ed è anche per questo motivo che il progetto dell’ECF appare di inestimabile valore – a San Marino il problema della conservazione dei documenti e gli spazi dove custodirli appaia concreto. “L’Archivio di Stato possiede una serie di sistemi di sicurezza, ma non disponiamo di un sistema antincendio adeguato. Il ‘tesoro’ è a rischio…”. Il secondo aspetto della conservazione riguarda la salute dei libri. “Molti volumi hanno uno stato di conservazione che definirei ‘buono’, anche se il problema del deperimento appare palpabile. Parliamo di libri ‘antichi’, custoditi nei sotterranei dell’Archivio: opere che avrebbero bisogno, in alcuni casi, di una locazione diversa, più consona. I documenti antichi necessitano di un ambiente in cui siano presenti condizioni ottimali. In cui i valori del calore e dell’umidità siano regolati in base alle esigenze dei documenti”. “La serie che viene data alle stampe attraverso la collaborazione dell’Ente Cassa di Faetano – prosegue Michele Conti – rappresenta la base organizzativa e costituzionale di San Marino. E racconta, tra le altre cose, come il Monte sia diventato Repubblica. Si può ‘leggere’ (e, in questo caso, ci vuole l’esperienza e l’occhio allenato di Michele Conti, ndr) come, a metà Cinquecento, sia cambiata l’elezione dei Capitani Reggenti e l’amministrazione”. Al di là dell’evoluzione del linguaggio – dal 1525, anno in cui nasce l’esigenza di registrare dettagliatamente le sedute del Consiglio dei Sessanta, del Consiglio dei Dodici e dell’Arengo, si può notare il progressivo passaggio da latino ad un italiano volgare – incuriosiscono gli stili grafici adottati e gli inchiostri. “Nel Settecento – chiarisce Conti – la scrittura era aderente al periodo storico: possiamo notare le iniziali molto ‘barocche’, arricciate e grandi. Nei secoli è avvenuto anche un cambiamento degli inchiostri: nel Seicento ne veniva utilizzato uno particolarmente ‘ferroso’, che ha compromesso la conservazione delle carte. Questo inchiostro infatti ‘passa’ le pagine, ‘sporcando’ le note e i contenuti dei verbali. La compilazione dei verbali – che, nel Cinquecento erano privi di punteggiatura – veniva effettuata dal notaio del Comune, detto anche cancelliere o segretario, che veniva eletto ogni sei mesi, come i Reggenti”. Una particolarità: erano sempre uomini… Nell’Ottocento – come testimonia con chiarezza l’intera collana – appare evidente la ‘scalata’ del Consiglio dei Sessanta a discapito di quello dei Dodici e dell’Arengo. “Nel Medioevo, i tre organi erano co-presenti. Nel tempo l’Arengo – o, come si può trovare in alcuni casi, ‘Aringo’ – scompare, e il Consiglio dei Dodici si riduce per importanza, e inizierà ad avere i suoi registri specifici. I file digitalizzati permettono agli studiosi di ‘constatare’ la crescita e il cambiamento dei modi di registrare le sedute. Se nel Cinquecento i verbali erano molto sintetici (questione e soluzione), nell’Ottocento la struttura è molto più articolata, più lunga. C’è un ‘occhiello’ – una sorta di ‘capoverso’ che suddivide gli argomenti trattati – e il dibattito che segue ad ogni questione e ogni soluzione”. Un patrimonio che oggi, anche grazie all’avvento massiccio delle tecnologie, può essere recuperato e trasmesso ai posteri. “In previsione – si auspica il direttore – sarebbe importante trasferire in formato digitale tutto il patrimonio custodito nell’Archivio di Stato della Repubblica”. Convertire le vecchie carte: il file ha un altro aspetto da non sottovalutare. “Certamente – spiega con voce tranquilla Conti -. In questo modo si può ‘risparmiare’ il documento. Quando i libri vengono consultati, si deteriorano. Il file invece no. Senza dimenticare l’impegno del personale che lavora nell’Archivio: la consultazione di un documento originale richiede la presenza del personale dell’ufficio”. Nel sito Internet www.antichidocumenti.sm saranno presenti (e quindi consultabili) tutti gli atti del Consiglio Grande e Generale.

 

Valore di memoria

 

Il trasferimento su Internet del tesoro cartaceo si inserisce in quel filone chiamato “il recupero della memoria” che è un po’ il cavallo di battaglia dell’Ente Cassa di Faetano. Negli ultimi anni infatti l’Ente ha realizzato una serie di opere incardinate nella valorizzazione del passato: dal maestoso restauro della nuova sede dell’ECF, realizzata dal celebre architetto Paolo Portoghesi sulla struttura dell’ex scuola elementare di Faetano al restauro di Villa Manzoni, senza per questo dimenticare la pubblicazione dei “Modi ‘d’ dì” di Checco Guidi e la collana editoriale “Storia dei Castelli della Repubblica di San Marino”. E in questo solco tracciato con grande coerenza dal Consiglio di Amministrazione dell’Ente Cassa di Faetano, trova vasta eco e un significato profondo il progetto nato per “non far morire” gli antichi scritti. La digitalizzazione e la trascrizione dei manoscritti – seguiti con rara competenza da Conti – rappresenta un gesto di valorizzazione delle radici del Titano, resi però disponibili non solo ad una ristretta cerchia di studiosi ma anche all’intera comunità internazionale. L’accesso ai sito è infatti totalmente gratuito, previa registrazione, e rappresenta un punto di riferimento per chi si occupa e dedica le proprie attenzioni alla storia del Monte. Un lavoro certosino, che riporta alla luce la cultura, la tradizione e il passato di quella è che definita “la più antica Repubblica del mondo”. Diventano così di accesso pubblico i granelli di polvere e le parole vergate che spiegano – nell’evoluzione dei secoli – i tratti fondamentali del Paese: le metodologie per affrontare le questioni pubbliche, le soluzioni adottate. Quella parole che sono i pilastri dello Stato di oggi.

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