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Congresso Pdcs, gli interventi dei delegati democristiani

da Redazione

Dalla “dichiarazione di guerra all’Italia” di Marziano Guidi alla commozione del presidente uscente, Giuseppe Guidi. Passando per gli interventi più politici sull’attuale maggioranza di Gian Carlo Venturini, Loris Francini e non solo.

SAN MARINO – Dalla “dichiarazione di guerra all’Italia” di Marziano Guidi alla commozione del presidente uscente, Giuseppe Guidi. Passando per gli interventi più politici sull’attuale maggioranza di Gian Carlo Venturini, Loris Francini e non solo.
La mattina della terza e ultima giornata del XVIII Congresso generale conferma le linee del dibattito già emerse: centralità del ruolo della Dc, necessità di ricompattare il Patto e di cercare nuove alleanze al di fuori della maggioranza. Oltre al legittimo orgoglio per i giovani democristiani che si stanno facendo le ossa.
Tra questi anche Alice Mina che apre la giornata sottolineando la necessità che la politica torni “alla sua essenza di servizio, sostituendo il clientelismo con la cultura della legalità e del rispetto delle regole. Il Paese ha bisogno di sentire che la Dc è presente e capace di governare. E i giovani sono molto importanti per il partito”. All’attacco, dei vicini di casa, ci va invece Marziano Guidi: “C’è un disegno preciso per toglierci l’autonomia da parte dell’Italia- afferma- evidentemente diamo fastidio a qualcuno ed è stato messo in atto un attacco forte e ora dobbiamo difenderci, ma non lo facciamo. Allora faccio un appello ai politici: all’Italia deve costare politicamente il male che ci fa, diciamo a livello internazionale che siamo sotto embargo come a Gaza”. Guidi chiede anche che i posti chiave vadano ai sammarinesi. Per Claudio Muccioli “il Patto deve continuare, ma con una logica nuova, del raggiungimento degli obiettivi, altrimenti sarebbe da stolti proseguire. Apriamo al Psrs e variamo un programma straordinario di governo”.
La voce del delegato Gualtiero Stacchini lancia la carta vincente per il Patto: “cambiamento di metodo e trasparenza politica”. Quindi Italo Righi chiede di non interrompere il percorso dell’attuale governo e di proseguire nel solco tracciato dal segretario uscente. L’esperienza di governo deve proseguire per dare risposte al Paese anche per Alessandro Scarano, ma “il governo deve governare, e bene”: questo deve essere obiettivo del partito che “è forte e in grado di imprimere la sua spinta propulsiva solo quando è compatto e unito”.
Teodoro Lonfernini riconosce poi come “necessaria” la collaborazione organica della Dc “con tutte le forze politiche, comprese quelle di opposizione, in funzione della situazione economica in cui si trova il Paese”. Allargamento della coalizione e aggregazioni per il partito sono i temi affrontati anche da Gian Carlo Venturini, per il quale “risulta necessario valutare la possibilità, a fronte di un’eventuale crisi politica, di un rafforzamento della coalizione, guardando all’opposizione, in particolare all’area socialista”. Altro proposito che il partito deve porsi “è avviare concretamente nuove forme di aggregazione con alcune forze del Patto”, ovvero A&l , Ns, Moderati. Compiti non facili per il nuovo segretario, ammette, ma necessari perché “è in gioco il futuro del Patto stesso”.
Arrivano poi le autocritiche di Loris Francini mosse al partito: “Troppo spesso all’interno del Patto abbiamo mancato di mostrare la nostra forza e il nostro carattere”, manda a dire. Francini non rinnega il Patto, spiega. “Abbiamo il dovere di rilanciarlo- dice alla platea- per ricreare le condizioni necessarie alla stabilità e per dare un piano di sviluppo al Paese”.
Infine è il presidente uscente Giuseppe Guidi a chiudere, commosso, il giro di interventi dei delegati della mattina, attaccando “chi non è rimasto fedele”, gli Eps, sollecitando nuove aggregazioni e sottolineando come “Ap sia un interlocutore valido, una forza di governo importante di cui non possiamo fare a meno”. Ma al primo alleato chiede anche “più tolleranza”. Guidi affronta quindi il tema dell’aggregazione: apre le porte a Federico Bartoletti, ex Eps, invitandolo a entrare nella Dc “da subito”, e sollecita Noi sammarinesi e Moderati a fare altrettanto. Ad A&l chiede di “non farla lunga” e di decidersi: “Con noi o con la costituente socialista”.

Fiducia rinnovata al Patto, che rappresenta il punto di partenza per trovare le soluzioni necessarie al Paese. Ma le forme per rilanciare la sua azione passano dalle esortazioni a non perdere tempo, lanciate da Gabriele Gatti, al suo rafforzamento, attraverso l’intesa con l’area socialista, chiesta da Claudio Podeschi, oppure aprendo una riflessione anche con il Psd, come suggerito da Clelio Galassi. A riguardo Luigi Mazza chiarisce invece che non vuole parlare di allargamento del Patto, ma di ricerca di “nuove traiettorie sui contenuti”, su cui poi si fanno le alleanze. Le battute finali del dibattito dei delegati vedono come protagonisti i democristiani di “lungo corso”, i cui interventi erano tra i più attesi dell’assise, e che si sono confrontati sulle prossime linee politiche della Dc e del suo ruolo nella coalizione di maggioranza
Così, nel suo intervento, Gabriele Gatti sprona la Dc a non tentennare nei “rituali della politica”, la invita piuttosto a spingere l’acceleratore per “fare cose importanti per il Paese, perché non abbiamo più tempo”. Incombe sulla Repubblica “un accanimento immotivato e fuori luogo” da parte dell’Italia: “Oggi temo che il problema sia ben altro- spiega- ovvero che si metta in dubbio la sovranità della Repubblica di San Marino, la nostra autonomia”. Sfiora poi il tema dell’addio alla segreteria per le Finanze, “una fortuna per me ma non per il partito- aggiunge- perché piegarsi in questo modo è inaccettabile”.
Analizza il quadro politico Podeschi: per semplificarlo “occorre fissare uno sbarramento con la legge elettorale”. E per farlo propone “l’aiuto di maggioranza e opposizione”. “Dobbiamo partire dal Patto”, chiarisce, per allargare poi lo sguardo allo scenario politico: “Con il Psd abbiamo collaborato bene in passato se la centralità era nostra- ricorda- ma nel 2006 hanno scelto l’alternanza, mandandoci all’opposizione”. Ciò è sufficiente a confermare che “sono altra parte rispetto a noi”. Meglio quindi, avanza Podeschi, “ricercare l’intesa con l’area socialista”. Diversamente, per Galassi gli uni non precludono gli altri: “Si può ragionare con i Socialisti riformisti e non solo, anche con una parte del Psd”, manda a dire. “Con Ap i rapporti si devono rafforzare, mentre siamo il naturale alleato di Nps, ma non basta”, riconosce. Anche perché “il Paese non si può permettere di affrontare elezioni anticipate”. L’aggregazione non deve però portare alla rinuncia del “nostro nome e al nostro simbolo”. Pollice verso nei confronti degli ex: “Sono amareggiato e schifato dagli Eps”, sottolinea. Infine, nessun compromesso infine con Ddc e Su.
Luigi Mazza punta il dito contro chi a parole sostiene di essere per il Patto e “la mattina dopo ci diamo contro”, perché così non si lavora per la maggioranza. Prende le distanze quindi da chi si è lamentato del primo alleato: “Non sono dell’avviso che la Dc sia appiattita su Ap, siamo partiti politici che si confrontano e portano le loro idee, se non siamo in grado di sostenere le nostre proposte siamo noi in deficit”.
Preferisce però non parlare di allargamento della coalizione: “Non è possibile”. Piuttosto sono da definirsi “nuove traiettorie sui contenuti”, perché le alleanze, conclude, si fanno si fondano su questi.

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