Home NotizieSan Marino Erga omnes, occasione persa E l’Unas va all’attacco

Erga omnes, occasione persa E l’Unas va all’attacco

da Redazione

Questione della rappresentatività e erga omnes, come anticipato da San Marino Fixing il confronto è ripartito. Ma per l’Unas, l’Unione Artigiani, è già una occasione persa. Accuse forti alla Segreteria di Stato e (senza citarla) a Osla.

SAN MARINO – Come aveva anticipato San Marino Fixing, il confronto sulla questione della rappresentatività è ripartito. Si è tornati dunque a puntare i riflettori sul mai risolto problema della validità erga omnes dei contratti collettivi di lavoro, che in Italia fu introdotto cinquant’anni fa e abolito subito dopo mentre a San Marino è rimasto tra le vestigia del passato, a mostrare quanto le cose siano cambiate dal 1961 ad oggi nella società e quanto quella normativa sia diventata anacronistica.
Il confronto è ripartito, dicevamo, ma c’è già chi va alla carica. L’Unas, l’Unione Artigiani infatti, parla di “occasione persa” e accusa da una parte la Segreteria di Stato di “parteggiare” per il sindacato, dall’altra chi vorrebbe conservare le cose così come stanno (l’Unas non fa nomi ma è palese il riferimento a Osla) per interessi diretti nel mantenere lo status quo.
“Da troppo tempo – denunciano gli artigiani sammarinesi – si registra una forte confusione tra contratti collettivi vari, rappresentatività ed erga omnes più o meno applicato, basandosi sul requisito di iscrizione anziché sul fondamentale principio legato alla democrazia ed alla rappresentatività delle maggioranze”.
“Tra le associazioni – prosegue l’Unas – chi difende l’attuale legge lo fa perché diversamente non avrebbe titolo in molti comparti in cui millanta rappresentatività”. Gli artigiani tirano in ballo la Dichiarazione dei diritti dei cittadini e dei principi fondamentali dell’ordinamento sammarinese del 1974: “Chi vorrebbe non cambiare nulla, basandosi su libere interpretazioni ed invocando la Dichiarazione, dimentica o ignora che è proprio nell’invocata carta, l’Unione Artigiani trova fondamento di quanto rivendica da sempre e con particolare intensità da oltre 5 anni. L’art. 2 della Carta garantisce che ‘La sovranità della Repubblica risiede nel popolo, che la esercita nelle forme statutarie della democrazia rappresentativa’.”
L’Unione Artigiani ricorda inoltre che il problema è in ballo da troppo tempo, e che due anni fa il Consiglio Grande e Generale ha approvato uno specifico ordine del giorno che assegna alla Segreteria di Stato al lavoro l’incarico di proporre soluzioni in tema di rappresentatività ed efficacia erga omnes in tema di contrattazione collettiva. Ora questa bozza di proposta di legge è arrivata, ma “l’immobilismo in materia, dopo tanto tempo, anziché trovare uno spiraglio per raggiungere ai principi fondamentali della democrazia in cui le maggioranze hanno un significato, ha ispirato la creazione di una prima proposta normativa assolutamente priva dei contenuti richiesti, ma attenta a proporre argomenti lontani dal tema, cari solo ad alcune parti sociali”. L’Unas punta il dito sul peso specifico del sindacato in questa partita, fino ad accusare la Segreteria di Stato al Lavoro di aver preso come consulente “un importante docente che spesso e volentieri è consulente anche per alcune organizzazioni sindacali”, e aggiungendo che “il testo elaborato dai consulenti è stato redatto senza mai sentire la necessità di un incontro con le singole parti sociali”.
Ma l’Unas solleva anche altre questioni. Servono commissioni pubbliche per dirimere questioni contrattuali che sono e devono restare il cuore del rapporto tra le parti sociali sindacati e datori di lavoro? Può essere la legge a dettare regole e tempi di un contratto che per definizione devono essere prerogative delle controparti? Perché prevedere per legge il contratto integrativo aziendale, assolutamente inapplicabili per le piccole imprese ed ipotesi che crea inopportuni ed ingiustificati costi in un momento che le imprese vivono crisi storiche? E ancora: è sicuro che con queste norme si riuscirà a fare i contratti? Può ritenersi rappresentativo ed avere diritto chi annovera un misero 5% (ogni riferimento a Osla è puramente voluto)? Cosa serve in questo contesto preoccuparsi della quota di servizio (ovvero del famoso 0,40% le risorse del sindacato)?
In conclusione, l’Unas prende atto che “finalmente si parla di rappresentatività, ma speriamo che la rotta cambi e di molto”.
 

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento