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Unione Europea: la borsa vuota delle Pmi

da Redazione

Le PMI quotate, oggi sono disciplinate come se fossero delle Blue Chip. Eppure richiedono un regime normativo proporzionato alle loro dimensioni.

Le PMI quotate, oggi sono disciplinate come se fossero delle Blue Chip. Esse, invece, richiedono un regime normativo proporzionato alle loro dimensioni con oneri e costi minori senza ridurre la tutela dei risparmiatori. La Francia, che ha già realizzato una normativa più snella per le cosiddette Vamp (emittenti di valeurs moyennes et petites), preme per introdurre specifiche esenzioni a livello comunitario in tema di governance. Come messo in luce dalla Commissione europea per misurare l’impatto delle direttive in tema di mercati finanziari, il problema è attuale giacché si è assistito ad una costante diminuzione di nuove quotazioni e all’aumento dei delisting. Un fenomeno, questo, che colpisce anche l’Italia se si considera che negli ultimi quindici anni il numero di società quotate è rimasto invariato: poco meno di 300 unità contro le 700 tedesche, le mille francesi e le 3mila inglesi. La principale ragione della fuga, accanto alla situazione congiunturale sfavorevole, è l’alto costo per entrare e rimanere su un mercato regolamentato, percepito dalle PMI, come dissuasivo rispetto ai benefici. Ciò rappresenta un fattore negativo per l’economia, perché per tali imprese il mercato dei capitali oggi resta forse l’unica possibilità per accedere a finanziamenti a lungo termine. Oltretutto, quando le grandi aziende tagliano gli investimenti in ricerca, è vitale per l’innovazione che le PMI possano finanziarsi sul mercato dei capitali. Va ricordato che le PMI rappresentano il 99,8% dei 20 milioni d’imprese non finanziarie dell’Unione Europea, impiegano il 67,4% della forza lavoro e, secondo dati della Bce, solo l’1% fa appello al pubblico risparmio. In Italia, le PMI sono oltre 4 milioni pari al 99,9% del totale ed occupano circa l’80% degli addetti. Dagli ultimi dati disponibili, risulta che il 93% delle società quotate, costituito da emittenti a capitalizzazione ridotta, beneficia solo del 7% della liquidità, il che ha accentuato il rischio che si possa verificare, nel medio termine, una desertificazione dei mercati, che potrebbero ritrovarsi ad essere composti unicamente da Blue Chip.
Per invertire la tendenza negativa, occorre un intervento riformatore volto a favorire la raccolta di capitali da parte delle PMI e ciò soprattutto sui mercati regolamentati che offrono maggiori garanzie quanto a tutela degli investitori e liquidità.

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