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Ambiente, quelle 100 mila tonnellate di pneumatici che spariscono nel nulla

da Redazione

Ogni anno spariscono nel nulla – o si disperdono in canali poco chiari – fino a 100 mila tonnellate di pneumatici fuori uso. Il dossier su questa piaga ambientale presentato a Rimini a Ecomondo.

Ogni anno spariscono nel nulla – o si disperdono in canali poco chiari – fino a 100 mila tonnellate di pneumatici fuori uso, circa un quarto di quelli immessi in commercio nello stesso arco di tempo. Parte da questo dato il dossier presentato a Rimini – dove è in corso la 14.a edizione della Fiera Ecomondo – e realizzato da Legambiente ed Ecopneus, la società consortile costituita dai 6 principali produttori di pneumatici operanti in Italia. I dati elaborati evidenziano che dal 2005 a oggi sono state individuate ben 1.049 discariche illegali in tutta Italia, per un’estensione complessiva che supera ampiamente i 6 milioni di metri quadrati (per l’esattezza 6.170.537). Si va dalle discariche di ridotte dimensioni, frutto della smania di risparmiare qualche spicciolo da parte di piccoli operatori (gommisti, officine, trasportatori, intermediari), a quelle più grandi, dove appare evidente la presenza di attività organizzate per il traffico illecito, svolte sia in Italia che all’estero. I traffici illeciti riguardano ben 16 regioni italiane e hanno coinvolto, sia come porti di transito sia come meta finale di smaltimento, 8 Stati esteri: Cina, Hong Kong, Malaysia, Russia, India, Egitto, Nigeria e Senegal. Dalle indagini emerge chiaramente come gli PFU siano tra i materiali più gettonati dai trafficanti: questa tipologia di rifiuti è stata al centro di oltre l’11% del totale delle inchieste svolte dal 2002 ad oggi.
La perdita economica per lo Stato può essere quantificata in circa 143,2 milioni di Euro l’anno, di cui 140 milioni per il mancato pagamento dell’IVA sulle vendite e circa 3,2 milioni di euro per il mancato pagamento dell’IVA sugli smaltimenti; i mancati ricavi degli impianti di trattamento, costretti a lavorare a regimi ridotti a causa della fuoriuscita degli PFU dal ciclo legale, possono essere quantificati in almeno 150 milioni di Euro l’anno; i costi di bonifica delle discariche abusive di PFU sequestrate nel periodo 2005-settembre 2010, che solitamente sono a carico dei contribuenti, possono essere stimati in almeno 400 milioni di Euro. Sulla base di queste stime è stato ipotizzato un danno economico complessivo, sia alle finanze pubbliche che all’imprenditoria legale, accumulato sempre nel periodo 2005-settembre 2010, di oltre 2 miliardi di euro. Secondo i dati presentati a Ecomondo, le regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia), sono quelle più colpite dalla presenza di siti illegali: qui si concentra più del 63% delle discariche abusive, per una superficie complessiva pari al 70,4% di quella sequestrata in tutta Italia dalle Forze dell’ordine. La prima regione per numero di discariche sequestrate, contenenti PFU, è la Puglia, con 230 siti, quasi il 22% del totale nazionale.
Un primato riconducibile sia ad una diffusa illegalità nel settore – dovuta anche alla non piena efficienza dell’intera filiera di raccolta e recupero di PFU (scarsi sbocchi economici per i prodotti trattati) – sia all’intensa ed efficace attività d’indagine svolta dalle Forze dell’ordine (coordinate dal 2007 in una task-force ambientale sostenuta dall’Amministrazione regionale), che consente di raggiungere importanti risultati operativi, con numerosi sequestri e denunce. Al secondo posto della classifica per regioni si colloca la Calabria con 159 siti illegali, seguita dalla Sicilia (con 141 discariche), e dalla Campania, con 131. Tra le regioni del centro, il Lazio è la più colpita con 77 siti illegali, per un’estensione che supera i 75 mila metri quadrati. Al primo posto tra le regioni del nord figura il Piemonte, con 37 discariche sequestrate, per un’estensione pari a 177.950 metri quadrati. Aree che provocano un degrado paesaggistico e rappresentano un grave rischio per ambiente in caso di incendio. Fino ad oggi sono state 19 le inchieste per traffico illecito di rifiuti, sanzionato dall’art. 260 Dlgs 152/2006 (ex art. 53 bis del Decreto Ronchi), che hanno riguardato i PFU. L’attività giudiziaria ha portato all’emissione di 58 ordinanze di custodia cautelare, alla denuncia di 413 persone e al coinvolgimento di 122 aziende. Le Procure che hanno indagato sui traffici illeciti di PFU sono state 14 e le inchieste hanno riguardato ben 16 regioni e 8 stati esteri. Fino ad oggi il 2010 e’ l’anno che ha registrato il maggior numero di indagini ex art.260 riguardanti i PFU, arrivate a quota 5, con il più alto numero di arresti, ben 14.

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