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Il Tea Party? Secondo Luttwak sarebbe ideale per l’Italia

da Redazione

Il Tea Party più indigesto per Barack Obama, costretto a fare i conti con questa nuova realtà politica dopo le tribolate elezioni di mid-term, sarebbe ideale invece in Italia. Dove tagliare (volendo) è possibile.

Il Tea Party sarebbe assolutamente perfetto per l’Italia. Lancia una piccola provocazione Edward Luttwak, uno dei più noti politologi e saggisti degli Stati Uniti, commentando i risultando delle elezioni di medio termine negli Usa. "Il cuore del movimento del Tea Party – dice ad Adnkronos – è il taglio della spesa pubblica". Ebbene, prosegue Luttwak, “in nessun paese al mondo il Tea Party sarebbe di facile applicazione come in Italia, perché solo da voi si può tagliare la spesa pubblica senza ridurre i servizi".
Dove tagliare, secondo il politologo? "Semplice – risponde – anzitutto negli stipendi dei politici, dai comuni in su, e dei magistrati. Basterebbe equipararli alla media europea, e già si libererebbero milioni di euro, ripeto, senza dover ridurre alcun servizio pubblico, sarebbe semplicissimo". Luttwak fa esempi. "Mi spiega – afferma – perché il presidente della provincia di Bolzano deve guadagnare molto di più del capo di un governo di un popoloso land tedesco, con molti più abitanti?". Oppure, aggiunge, "perché mai una regione piccola come il Molise, che conta 300.000 abitanti, deve avere un presidente di regione e ben due presidenti di provincia? Guardi a Huston, Texas: conta un solo sindaco per tre milioni di abitanti, e deve fornire servizi che il Molise, per l’ordinamento italiano, non fornisce, come la polizia o la scuola". Insomma, conclude il professore, "il Tea Party è ancora più adatto all’Italia che agli Stati Uniti d’America. Potreste finalmente risanare i vostri conti pubblici senza neppure troppi sacrifici".

L’ANALISI DEL VOTO DI MID-TERM. PER LUTTWAK SALTA LA RIFORMA SANITARIA
E’ chiaramente il Tea Party il grande vincitore di queste elezioni di medio termine negli Stati Uniti. Adesso il presidente Barack Obama non potrà più aumentare le spese, ma soltanto tagliarle, con tutto ciò che questo implica, inclusa la sua cara riforma sanitaria. E’ l’analisi a caldo di Edward Luttwak, noto politologo e saggista, oltre che esperto di politica militare ed estera. "Forse – dice ad Adnkronos – non tutti hanno chiaro che al movimento del Tea Party aderiscono anche molti eletti nelle fila dei Democratici. E loro non ascolteranno i leader dei Democratici, ma seguiranno la linea del Tea Party". Il quale, tiene a precisare Luttwak, "non è affatto quello che hanno dipinto molti media, l’America profonda, ultraconservatrice, che ragiona di ‘pancia’. Non a casa due candidate estremiste, in Delaware e Nevada, hanno perso. E temi come l’aborto non hanno avuto alcun peso". No, spiega ancora il politologo, "il Tea Party ha un solo, semplicissimo messaggio: basta spesa selvaggia, bisogna anzi ridurla. Perché non si ha più economia con più spesa, ma con meno spesa. E’ lo stesso principio che ispira anche i duri tagli attuati dal nuovo premier britannico David Cameron". Dunque, dopo queste elezioni, "Obama potrà scordarsi di aumentare in alcun modo la spesa. Dovrà presentare programmi di tagli oppure lo farà il Congresso".

"Il presidente – prosegue Luttwak – deve capire che se non cambierà rotta, se non rinuncerà all’idea di applicare all’America una socialdemocrazia all’europea, nel 2012 non avrà chance, i repubblicani alla Camera riusciranno a neutralizzarlo, a farne una ‘lame duck’. Magari, se invece sarà saggio, sarà lui stesso ad avvertire i democratici che senza questa correzione di rotta semplicemente non sarà rieleggibile". La prima vittima sarà probabilmente proprio la riforma sanitaria tanto cara ad Obama, che è passata al Congresso ma di cui devono esser stanziati i finanziamenti. "E’ proprio su questi – avverte Luttwak – che la riforma sarà di fatto impallinata, perché il Congresso non approverà i soldi necessari all’attuazione". Non basta, in gioco saranno anche le pensioni, ma anche i salvataggi di banche e istituti finanziari. "Questi salvataggi – dice il politologo – da adesso in poi non si potranno più fare". Dovrà indurirsi anche la politica economica nei confronti di paesi esteri. "Per gli stati che esportano verso gli Usa molto più di quanto importano, come Germania, Corea del Sud e Cina – avverte – il Congresso premerà per l’introduzione di dazi punitivi, e lo stesso per chi (come la stessa Cina) tiene la valuta sottovalutata per agevolare l’export". Non basta, secondo Luttwak Obama sarà costretto a ridurre "la politica del portafoglio aperto verso tanti stati" così come "le spese per le guerre". Insomma, queste elezioni di ‘mid term’ "un vero spartiacque – conclude Luttwak – niente sarà come prima".

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