Home FixingFixing “Foreclosure-gate” negli Usa: stavolta l’economia puòdavvero crollare

“Foreclosure-gate” negli Usa: stavolta l’economia puòdavvero crollare

da Redazione

Sta scoppiando un nuovo scandalo finanziario negli Stati Uniti, e potrebbe rivelarsi micidiale non meno di quello dei subprime. I media americani l’hanno battezzato “foreclosuregate”, cioè “pignoramento-gate”. Da Fixing in edicola la rubrica Prima Nota, di Paolo Brera.

di Paolo Brera

 

Sta scoppiando un nuovo scandalo finanziario negli Stati Uniti, e potrebbe rivelarsi micidiale non meno di quanto lo sia stato quello dei subprime. Con l’abituale mancanza di fantasia, i media americani l’hanno battezzato “foreclosuregate”, cioè “pignoramento-gate”. Al di là di quel “cancello” incombe, in effetti, la rovina del settore finanziario e dell’economia. Qualcosa che tre o quattro anni fa nessuno poteva nemmeno immaginare.
L’inizio di tutto è ancora una volta nei mutui per la casa. Prima del 2007 in America ne sono stati concessi a milioni di quelli più rischiosi. In un processo che ha conosciuto più passaggi, le banche che hanno dato i prestiti li hanno spesso confezionati in mbs (mortgage-backed securities, cioè titoli poggianti su ipoteche) e queste mbs sono state poi vendute al pubblico.
Un primo meccanismo che sta entrando in crisi è quello dei default. Se un mutuatario smette di pagare, si avvia un processo che consente di espropriare della casa. il debitore insolvente .Per questo occorre che siano messi insieme e presentati a un giudice tutti i documenti che riguardano il mutuo. Ma sta venendo fuori che in moltissimi casi le banche non conservano più i documenti – oppure ce li hanno ma non vogliono ammetterlo – e quindi il diritto viene provato in tribunale con degli “affidavit”, cioè deposizioni giurate rese per iscritto. Non di rado queste “prove” sono state efficacemente contestate e il pignoramento è stato annullato dal giudice.
Se le banche riescono a dimostrare il loro diritto, l’annullamento è una situazione temporanea, e l’unico risultato è che il mutuatario vive ancora per qualche tempo a casa sua senza pagare l’affitto. Un fatto tutt’altro che negativo per l’economia, che oggi sta strisciando sul ventre.
Ma se invece le banche non possono provare il loro titolo, la casa rimane di proprietà del mutuatario. Il valore del mutuo, che registrato nel bilancio di una banca fra le attività, crolla a zero, e l’intero suo importo dev’essere portato a perdita. Sul piano dell’economia americana nel suo insieme, si possono temere perdite di questo tipo per centinaia di miliardi di dollari.
Ma ancora peggio è se si dimostra che le condizioni di un mutuo cartolarizzato erano le stesse di oggi anche nel momento in cui c’è stata la cartolarizzazione. A quanto sembra molti mutui sono stati stipulati in modo irregolare, e in molti casi questo dev’essere successo perché era chiaro fin dall’inizio che il contraente non sarebbe stato in grado di pagare regolarmente. Le banche concedevano i mutui, oppure acquistavano i contratti, con l’intenzione di infilarli subito in qualche mortgage-backed security, ovviamente senza avvisare in alcun modo i possibili compratori, per poi sbarazzarsene al volo rifilandola a qualche frescone – ovviamente, dopo averne anticipatamente detratto i propri “profitti”.
Le conseguenze giuridiche sono chiare. In questa ipotesi, non solo gli acquirenti delle mbs avrebbero il diritto di chiedere indietro i soldi (altre centinaia di milioni di perdite per le banche), ma vi sarebbero anche responsabilità penali, sanzioni e pagamento di interessi a carico degli emittenti. In questo caso le perdite del settore finanziario potrebbero superare i 1000 miliardi di dollari e arrivare addirittura a 1500 miliardi. Secondo alcune stime, infatti, questo genere di irregolarità potrebbe riguardare il 30% delle mbs.
Perdite di questo genere sono paragonabili a quelle della prima ondata della crisi, quella che ha portato i governi a pompare nel settore finanziario aiuti per 800 miliardi di euro. Una ripetizione di quanto avvenne allora sarebbe difficile da accettare. Probabilmente, non si potrebbero impedire i temuti, disastrosi fallimenti a catena.
Gli operatori finanziari, a quanto sembra, stanno già mettendo in bilancio l’eventualità di una ripresa del quantitative easing – la manovra per cui le banche centrali comprano dalle banche commerciali e dalle imprese finanziarie anche i titoli cartastraccia, dando in cambio liquidità che si spera venga investita nell’economia. Nei due anni scorsi, questa liquidità è per lo più rimasta all’interno del settore finanziario, senza travasarsi nell’economia reale perché le banche chiedono alle imprese garanzie molto più elevate e perché la crisi ha fatto scemare il numero dei prenditori di credito affidabili.
Negli ultimi trent’anni le crisi economiche mondiali si sono allentate, invariabilmente, per la ripresa dei consumi negli Stati Uniti. Il prezzo è stato l’accumularsi degli squilibri nell’economia americana, con i consumatori che hanno goduto di un livello di vita superiore a quello assicurato dalla produzione. La differenza è stata colmata dal credito ricevuto dal Resto del Mondo, credito che a questo punto, probabilmente, non sarà mai ripagato. Ciascuna successiva crisi finanziaria indebolisce la credibilità degli Stati Uniti come prenditore di denaro. Il risultato potrà essere solo il crollo globale, con la successiva ricostruzione di un diverso ordine economico mondiale che non si impernierà più sugli Stati Uniti.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento