Home NotizieItalia Terzigno, linea dura del Governo Avanti anche col no dei sindaci

Terzigno, linea dura del Governo Avanti anche col no dei sindaci

da Redazione

A Terzigno prima notte senza scontri di massa, ma due pattuglie della polizia sono state al centro di un vero e proprio agguato. Intanto Governo e Regione Campania non recedono di un passo: anche con il "no" dei Comuni vesuviani si va avanti col piano in 5 punti.

In Campania non si attenua la guerra civile legata all’emergenza rifiuti. E se a Terzigno è stata la prima vera notte senza scontri di massa, due pattuglie della polizia sono state al centro di un vero e proprio agguato, nel centro di Boscoreale. Due pattuglie della polizia sono state aggredite da sconosciuti, un agente è rimasto ferito ad un occhio, tre i fermati, con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e violenza. I poliziotti, in borghese e a bordo di autocivette, sono stati evidentemente riconosciuti e accerchiati da un gruppo di persone, prevalentemente giovani, ed è iniziata l’aggressione. L’episodio si è risolto con l’arrivo dei rinforzi.

Intanto il Governo ha deciso di non muoversi dalle proprie posizioni, dalla linea scandita in cinque punti frutto di un confronto con i sindaci del Vesuviano e gli esponenti dei cittadini scaturito da oltre 36 ore di confronto serrato.
Governo e Regione Campania considerano infatti valido questo piano e lo perseguiranno ”unilateralmente”, anche di fronte al ‘no’ dei sindaci. A tre giorni dall’arrivo a Napoli di Guido Bertolaso – incaricato di affiancare Regione e istituzioni locali per l’emergenza rifiuti (questa volta limitata a Napoli e alla sua provincia) – l’intesa fra le parti non c’è ma restano le decisioni e gli impegni, molte ”concessioni” in cambio della immediata sospensione di tutte le manifestazioni di protesta.

Ieri pomeriggio, dopo il ‘No’ dei sindaci, il ‘fronte’ istituzionale al completo ha diffuso il documento che i primi cittadini di Terzigno, Boscoreale e Boscotrecase non hanno firmato a causa delle fortissime pressioni di comitati e cittadini.

Ad illustrare i punti dell’accordo sono stati il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, e il presidente della Campania, Stefano Caldoro. Intervenuti anche il Prefetto De Martino, il Questore di Napoli Giuffrè, il presidente della Provincia di Napoli Cesaro. Presenti il generale Morelli, i vertici di Carabinieri e Guardia di Finanza.

Dei cinque punti dell’accordo, due riguardano cava Sari (quella attualmente operativa e da cui arrivano miasmi che hanno messo in allerta la popolazione). In primis si prevede la sospensione del conferimento di rifiuti per 3 giorni in modo da consentire sia la copertura con argilla, sia il prelievo di campioni di acqua, terra, aria e le successive analisi per verificare che la salute dei cittadini non corra rischi.

”Un lavoro accurato – garantisce Bertolaso -, e se ci sarà bisogno di altro tempo non sarà un problema, fatto dai migliori tecnici ed esperti cui i sindaci potranno affiancare tecnici di propria fiducia”. Sempre per cava Sari c’è poi l’impegno a conferire solo rifiuti prodotti nei 18 comuni della cosiddetta ‘zona rossa’ (la fascia individuata come più a rischio nel piano Vesuvio), comuni che arrivano ad un totale di circa 518mila abitanti.

Il terzo punto – quello ”critico” – riguarda cava Vitiello (dove dovrebbe essere aperta la seconda discarica nell’area del Parco nazionale del Vesuvio, prevista dalla legge varata nel 2008 quando, intorno alla prossima primavera, sarà esaurita quella di cava Sari). L’impegno del governo è di sospendere ”a tempo indeterminato” ogni decisione sulla possibile apertura di cava Vitiello ”per conseguire – recita il documento – ottimali condizioni di compatibilità ambientale e sanitaria del contesto, nell’ottica della migliore tutela della salute e dell’ambiente”.

Un impegno che però non soddisfa i comitati e i cittadini vesuviani per cui non esiste che una condizione: cancellare dal piano rifiuti la discarica in questione ”senza se e senza ma”.

Gli altri due impegni riguardano: l’istituzione di un tavolo tecnico fra istituzioni, enti locali interessati e rappresentanti dei cittadini ”per la formulazione di proposte utili ad attività istruttorie e propedeutiche alla definizione del piano rifiuti”; l’avvio in Consiglio regionale ad un approfondimento del piano, in particolare alla definizione degli ambiti.

Un punto, questo, forse poco conosciuto dai più ma estremamente significativo. La legge regionale del 2007 (poi modificata nel 2008) si basa sul criterio della provincializzazione lasciando, evidentemente, la patata bollente alla provincia di Napoli, la più piccola e la più densamente popolata della Campania.

”Da venerdì sera abbiamo lavorato con tutti, sindaci, esponenti dei comitati, mamme vulcaniche (come sono state battezzate le donne animatrici della protesta, ndr), abbiamo registrato ogni richiesta – spiega Bertolaso – abbiamo accettato le loro controproposte nel 99 per cento dei casi.

Ma noi non possiamo cassare cava Vitiello, prevista dalla legge 126 del 2008 insieme ad altre tre discariche che non sono state aperte in Campania. Questa è una decisione che deve assumere il Parlamento. A suo tempo l’art. 6 (relativo alle discariche da allestire in Campania in attesa che si realizzasse il ciclo integrato dei rifiuti, ndr) sia al Senato che alla Camera è stato approvato da una larghissima maggioranza di parlamentari, anche del Pd, anche di qualcuno che oggi si oppone a cava Vitiello”.

Il capo della Protezione civile conferma la validità del piano allora redatto dal governo Berlusconi, insediatosi da poco: ”Prevedeva l’attività del termovalorizzatore di Acerra (partito nel 2008, ndr), l’avvio di quelli di Napoli est e Salerno, oltre un numero sufficiente di discariche.

Oggi la situazione non è neanche paragonabile a quella del maggio 2008, la Campania è la terza regione d’Italia per termovalorizzazione di rifiuti, ma Napoli e Salerno non hanno ancora gli impianti che, allora, avevamo previsto potessero essere attivi nei primi sei mesi del 2010”.

E se sul costruendo impianto nel capoluogo di regione, il presidente Caldoro ricorda che nel mese di agosto scorso è stato sbloccato l’iter procedurale per la concessione demaniale in modo da far partire il bando, su quello di Salerno è lo stesso Bertolaso a sottolineare di aver già incontrato il sindaco De Luca ed il presidente della Provincia Cirielli per un accordo tra le parti (entrambi puntano alla gestione del termovalorizzatore).

Per rendere l’idea Bertolaso paragona la cava della contesa alla ruota di scorta di un’auto: ”se tutto va a dovere non la uso, ma devo averla, perché se buco la cambio e posso proseguire. Se non l’avessi dovrei andare a piedi”.

Soprattutto rileva ”ci sono altre tre ruote di scorta in altre province. Non sarebbe giusto cancellarne solo una”.

”Per noi l’accordo resta valido e lo seguiremo unilateralmente, nonostante il ‘No’ dei sindaci. Il documento è questo, noi lo abbiamo firmato. Qui c’è la penna. La firma dei sindaci sarebbe un bellissimo segnale”, afferma Bertolaso con fermezza: ”Noi non arretriamo di un passo perché, come dice Berlusconi, lo Stato deve fare lo Stato.

Si tratta di decisioni improntate alla saggezza”. E ai sindaci chiede di ”isolare chi sta palesemente strumentalizzando la protesta”, di contribuire al ristabilimento di un clima di normalità ”riaprendo le scuole, facendo riaprire i negozi”.

Ai cittadini poi rivolge un invito: ”Fidatevi dello Stato, potremmo anche aver sbagliato, ma non rinneghiamo gli impegni” e un monito: ”fra tanta gente per bene che protesta in maniera democratica ci sono violenti che approfittano della situazione. Sarà loro la responsabilità se dovesse succedere qualcosa”.

Napoli ”la stiamo ripulendo con lavoro straordinario – aggiunge Bertolaso – e di questo ringrazio anche l’assessore comunale all’ambiente. Sarà pulita in tre o quattro giorni. Nel frattempo assicuriamo la popolazione di Chiaiano (area nord di Napoli dove c’è una grande discarica, ndr) che non aumenteremo il quantitativo di rifiuti che si conferisce in quella discarica. Le 1000/1200 tonnellate di rifiuti prodotti a Napoli andranno al termovalorizzatore di Acerra. Sarà la prova del nove per vedere se e come funziona”.
 

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