Home FixingFixing San Marino modello da rifondare completamente

San Marino modello da rifondare completamente

da Redazione

San Marino e l’esempio del Canton Vallese: intervista al Segretario all’Industria Marco Arzilli. “Le esenzioni fiscali come in Svizzera? Da noi non vanno bene, sono più utili altri strumenti”. Il mercato del lavoro ingessato?  Si è sviluppato negli anni un sistema fallimentare alimentato dal benessere facile nel quale ci siamo crogiolati".

di Loris Pironi

 

San Marino Fixing ha lanciato, nelle scorse settimane, una provocazione: ha messo a confronto la realtà svizzera del Cantone Vallese e quella della Repubblica di San Marino.
Le analogie sono tante: entrambe terre di confine (con l’Italia), di lavoro transfrontaliero, di banche e finanziarie. Entrambe sono realtà che possono godere di una bassa tassazione, che hanno una notevole libertà di manovra da un punto di vista normativo, fiscale, burocratico (e non solo) per poter essere competitive a livello internazionale. Entrambe sono piccole realtà amministrative dove il “piccolo” è o dovrebbe essere sinonimo di “più agile, più snello, più diretto, più competitivo”. Eppure il “modello Canton Vallese” è considerato una realtà di eccellenza europea, capace di “fare shopping” di piccole e medie imprese italiane, di attrarre investitori e investimenti, mentre il modello San Marino ancora non decolla. Perché? Abbiamo rivolto questa domanda al Segretario di Stato all’Industria Marco Arzilli.

“San Marino non ha mai fondato la sua economia su basi internazionali e non ha mai fatto niente di concreto per migliorare la sua posizione e il suo appeal a livello internazionale. Il mercato di riferimento è sempre stato quello italiano e in quello ci siamo adagiati, anche per comodità culturale e linguistica. Il Canton Vallese, al contrario, è una realtà multiculturale, al suo interno si parlano più lingue e il confronto con culture diverse e modelli diversi è la normalità.  Il modello economico, sviluppatosi negli anni, oggi è fallito e da quello è necessario sganciarsi. Dobbiamo uscire dalla ‘culla’ italiana. L’appiattimento sull’Italia, che purtroppo San Marino ha consentito e favorito, è anche causa, fra l’altro, di una sensibilità a livello europeo che considera la nostra Repubblica una ‘questione italiana’. E questo ci causa delle difficoltà di identità. Non è così. Non siamo come il Principato di Monaco e non è assolutamente nostra intenzione diventarlo”.
A San Marino serve un modello di sviluppo che guardi sia ad una profonda ristrutturazione del sistema finanziario, alla luce delle recenti profonde mutazioni normative e del tuttora irrisolto rapporto con l’Italia, sia per quanto riguarda quella che viene definita “economia reale”. Attrarre investimenti è possibile? E come?
“Attrarre nuovi investimenti non solo è possibile, ma indispensabile. Il modello economico va rifondato completamente e nuove condizioni fiscali vanno studiate, deliberate e promosse a livello internazionale. Le nuove economie, dinamiche e performanti, devono essere il nostro punto di riferimento e il nostro target. Su queste linee la Segreteria di Stato ha lavorato e si è mossa negli ultimi tempi. A dicembre 2009 siamo stati a Singapore, quest’anno a Hong Kong e Shanghai e prossimamente sarà la volta dell’India. Abbiamo trovato una disponibilità che non si ferma alle parole. Abbiamo in mano noi il pallino, ora. Sta a noi decidere se dare concretezza ad alcuni progetti oppure no. Certo, questa tensione politica non aiuta e sinceramente è paradossale che proprio coloro che sono stati legittimati a governare il Paese siano i primi a mettere in pericolo quella stabilità oltremodo necessaria in un momento difficile come questo. E’ ovvio che anche il settore finanziario deve ragionare in un’ottica diversa, in chiave competitiva. Banca Centrale, confrontandosi con le associazioni di settore, ha presentato al Governo alcune proposte che chiaramente vanno in una direzione di apertura e confronto a livello internazionale. La mia Segreteria di Stato condivide questa impostazione”.
Il Canton Vallese propone, come incentivo, esenzioni fiscali totali per 5 anni per le imprese che assumono fino a 10 addetti, esenzioni fiscali totali per 8 anni per chi assume fino a 20 addetti, esenzione fiscale per dieci anni per aziende che impiegano oltre 20 addetti. Qual è e quale potrebbe essere, in proposito, la politica di San Marino?
“Anzitutto bisogna ricordare che San Marino ha una superficie limitata e non è ipotizzabile utilizzare la leva dell’incentivo occupazionale in misura tale da attrarre investimenti industriali di rilevanti dimensioni. Deve puntare su investimenti nell’area delle tecnologie, della finanza, dei servizi, e quindi sono altri gli strumenti di incentivazione da attivare. Politiche di esenzione fiscale, comunque, sono state promosse in passato, ma la defiscalizzazione, a parte rare eccezioni, non ha dato riscontri sempre positivi. Il rischio di essere sfruttati e poi abbandonati è reale. Abbiamo bisogno di strumenti che consentano alle aziende di capitalizzare la propria attività e al contempo mettere radici nel nostro sistema, così da creare un’economia reale più solida e di prospettiva. Altri strumenti, secondo me, possono essere maggiormente utili, penso al tax ruling, ad esempio, o alla fiscalità agevolata per le imprese nel momento per loro più difficile, quello di start up. Queste sono alcune delle risposte che stiamo sviluppando, pensando alle esigenze dei mercati internazionali, e in parte già attuato. Stiamo lavorando sui fattori incentivanti per fare business basandoci sui ranking delle grandi agenzie internazionali di valutazione dei sistemi economici. La consapevolezza che c’è molto da fare è alta, dobbiamo modellare il sistema Paese su questi indicatori, senza inventarci o perderci in altre cose”.
Sempre guardando l’esempio del Canton Vallese, lo strumento a cui è affidata la promozione economica è un’agenzia di business (Business Valais): ricerca imprese estere che vogliano insediare la propria attività sul territorio, sostiene le imprese locali, promuove ricerca e sviluppo.
“La filosofia dell’Agenzia governativa che promuova e agisca in campo internazionale attraendo investimenti diretti esteri (IDE) è una realtà anche a San Marino. E’ il mezzo per valutare e facilitare l’ingresso di investimenti internazionali sulla base di una selezione qualitativa e una snellezza burocratica che sono aspetti fondamentali per attrarre investitori stranieri a San Marino. L’Agenzia, per l’estero e l’attrazione di investimenti diretti, e la Camera di Commercio, per le imprese in territorio e il loro sviluppo, sono complementari al sistema economico e alla sua crescita”.
A San Marino, al momento, ci sono due problemi con cui si scontrano le imprese già insediate, e di conseguenza anche quelle che potrebbero venire ad operare a San Marino: un mercato del lavoro “ingessato” e l’eccesso di burocrazia.
“Ne siamo consapevoli. Inutile negarlo. Si è sviluppato negli anni un sistema fallimentare alimentato dal benessere facile nel quale ci siamo crogiolati. Oggi la realtà è diversa, le condizioni sono diverse per cui le normative esistenti andranno riviste, ove necessario, e calibrate sulle nuove esigenze. L’ottica di riferimento deve essere sempre l’internazionalizzazione e la Segreteria di Stato si sta muovendo in questo senso: le nuove leggi sono in duplice lingua (italiano e inglese) e la visione di base è quella della facilitazione e dell’armonizzazione alle consuetudini dei mercati internazionali”.
Di contro, in potenza, c’è un progetto che potrebbe fare da volano all’economia, il parco scientifico e tecnologico, in sinergia con l’Italia.
“Il progetto è stato valutato dalla Segreteria di Stato e attualizzato su basi di concretezza e su modelli di successo a livello internazionale. Il Ministero dello Sviluppo Economico italiano aveva condiviso la nostra impostazione ed era iniziato il percorso di concretizzazione del progetto con tavoli di lavoro operativi. Lo stop che si è avuto è legato a motivi non dipendenti da volontà sammarinese. Ora, con la nomina del nuovo Ministro, ci faremo promotori della riattivazione dei tavoli di lavoro già aperti. In ogni caso San Marino può cominciare a ragionare sulla creazione del Parco Scientifico e Tecnologico anche in maniera autonoma, con la creazione di nuovi strumenti per finanziare la ricerca e lo sviluppo tecnologico su modelli internazionali”.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento