Le liti tra medici in sala parto per il cesareo? A San Marino non ci saranno mai. Lo assicura la dottoressa Miriam Farinelli, direttore dell’UOC di Ostetricia e ginecologia. Su Fixing oggi in edicola Un approfondito ampio servizio sul fenomeno dei parti, dei cesarei in particolare, sul Titano.
di Saverio Mercadante
“Lite fra dottoresse per il cesareo”, neonata invalida al 100 per cento. Il padre: “Discussione concitata. Al cambio turno dei medici e i nuovi arrivati hanno optato per il taglio. Ma ormai era tardi: mia moglie aveva l’utero lacerato e la bambina è nata con gravissimi problemi”.
E’ successo a Bergamo qualche tempo fa. E altri casi simili ancora più gravi in Italia in questi mesi hanno drammaticamente segnato la cronaca. Una rissa tra medici per un cesareo ha addirittura provocato la morte di una madre in Sicilia oltre a danni irreparabili per il nascituro. Nell’ospedale della Repubblica di San Marino non potrebbero mai succedere. Lo dicono i numeri. E, descrivendo la situazione sammarinese, il direttore dell’UOC di Ostetricia e ginecologia, Miriam Farinelli, lo afferma senza mezzi termini: “Arrivare alle liti come è successo in Italia credo che sia veramente assurdo. Certamente può succedere che si possa interpretare in maniera elastica i tracciati che evidenziano la frequenza del battito del cuore del bimbo. Nell’interpretazione di questi dati quello che può essere patologico o quasi per me, ad un altro collega può spingerlo ad aspettare ancora per una decisione definitiva. Tenga conto che è sempre facile parlare quando si ha il bambino in mano. Ma può capitare che il bambino stia bene anche se il tracciato non era rassicurante. Altre volte il tracciato non è rassicurante e il bambino ha dei problemi. O ancora meglio, il tracciato è discreto, rassicurante, eppure nasce un bambino che potenzialmente può avere dei problemi: l’ostetricia è elastica. Le varianti sono moltissime. Normalmente, se sussiste un tracciato patologico, nessun collega si ostina a fare un parto spontaneo. Non esiste. La variabile è purtroppo nei tracciati non rassicuranti o poco rassicuranti dove ci potrebbe essere il margine per continuare il travaglio e poi ci si ritrova con un bambino problematico. E allora tutti sono bravi a dire a posteriori. L’ostetricia purtroppo presenta anche questi brutti aspetti”.
“Talvolta le donne – continua nella sua analisi il direttore – chiedono il taglio cesareo perché è la soluzione di tutti i mali. Lo fa qualcun altro prima di tutto, e gli analgesici determinano lo stato in cui non si prova dolore. Il travaglio è a tutti gli effetti una prova a cui la donna è sottoposta. Non esiste donna che non tema il travaglio. Il taglio cesareo è una tecnica che bisognerebbe usare solo quando è necessario. E quando lo è non deve essere lesinato. Ma se è possibile il parto spontaneo deve essere fatto all’interno delle condizioni di sicurezza della mamma e del bambino”.
A tutte le partorienti di parto spontaneo è concessa la presenza del padre in sala parto, e di questa opportunità le donne usufruiscono regolarmente nell’ospedale di San Marino. Questa opportunità non è concessa per ovvii motivi igienici in caso di taglio cesareo in sala operatoria.
“Io concordo indipendentemente dall’aspetto igienico: l’aspetto chirurgico è qualcosa di molto forte. Non credo che la persona comune possa assistere serenamente a un intervento chirurgico che coinvolge la propria compagna e il proprio bambino”.
Nonostante le implicite difficoltà della professione medica, il reparto sammarinese mostra nel triennio 2007 – 2009 dati di assoluta eccellenza rispetto alla sicurezza e al tasso di mortalità materna che è pari a 0: non si sono verificati decessi di donne per cause legate al parto negli ultimi 20 anni.
Il tasso di mortalità neonatale (entro il primo mese di vita) è dell’1,4 ogni 1000 ogni mille nati vivi, la metà circa di quello italiano che ha già uno dei più bassi tassi di mortalità neonatale al mondo (in media si verifica un evento ogni 2-3 anni).
Nel periodo in osservazione si sono verificate 137 interruzioni spontanee il tasso grezzo di abortività (rapporto fra gli aborti effettuati da donne in età feconda e la popolazione residente femminile in età feconda per mille) è stato di 5,9 per mille.
E abbastanza frequente nel nostro paese il ricorso a tecniche di fecondazione assistita. Nei tre anni in osservazione 66 coppie hanno ricorso a questa metodica.
“Io credo di non avere mai ripreso un collaboratore per aver fatto un cesareo. Se aveva deciso di farlo – continua la dott.ssa Farinelli – in quel momento aveva tutti i suoi buoni motivi, molto fondati o meno fondati, ma un motivo c’era. E se lo ha fatto evidentemente ha agito con scienza e coscienza”.
Va anche detto che non è un obbligo, secondo una certa vulgata, dopo un primo cesareo, farne un secondo. Esiste una prassi alternativa chiamata “travaglio di prova”, fermo restando il consenso informato e dettagliato per i possibili rischi. E’ la verifica della possibilità di un parto per via vaginale in una donna gravida che ha precedentemente subito un taglio cesareo.
Ogni anno partoriscono nella nostra Repubblica in media 300-320 donne (947 negli ultimi 3 anni cui si aggiungono 34 parti inviati dai nostri professionisti in strutture italiane di secondo livello).
Il dato sopra riportato si riferisce a pazienti assistite (sammarinesi e non sammarinesi).
L’età media delle partorienti è stata di 32,4 anni.
A tutte le partorienti di parto spontaneo è concessa la presenza del padre in sala parto, e di questa opportunità le donne usufruiscono regolarmente.
Questa opportunità non è concessa per ovvi motivi igienici in caso di taglio cesareo in sala operatoria.
La percentuale di parti cesarei sul totale dei parti è stata del 32,3%. Tutte le donne sono scrupolosamente seguite sia a livello medico che a livello ostetrico.
La prima visita ostetrica viene effettuata in genere alla settima settimana di gestazione.
Ogni donna si sottopone in media a 6 visite ostetriche durante la gestazione e a 5,9 ecografie.
Nel triennio in osservazione si sono verificati 16 parti gemellari (di cui uno trigemino): l’1,6 % dei parti è stato quindi gemellare.
La percentuale sammarinese dei tagli cesarei è molto vicina a quella dell’Emilia Romagna che è intorno al 30%. E decisamente migliore della percentuale media italiana, il 38, 3%.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito da tempo che “in nessuna regione geografica [del mondo] si giustifica una percentuale di parti cesarei superiore al 10-15%. Il ministero della Salute italiano indica una percentuale del 20%. In coda, cioè dove la tecnica del taglio cesareo è meno praticata, altre tre zone: la Provincia autonoma di Bolzano (23,4%), il Friuli-Venezia Giulia (23,9%) e la Toscana (26,1%). In testa all’abuso sono tre regioni: Campania (appunto al 60%), Basilicata (54,4%) e Sicilia (52,4%).
Ricordiamo anche l’attività dell’ANPEP: si interessa di educazione prenatale e di accompagnamento alla nascita. L’ISS utilizzando la caposala in pensione Umberta Bolognesi dà la possibilità di frequentare corsi di preparazione alla nascita. L’ANPEP con il contributo della Fondazione San Marino offre un supporto a domicilio per tutte quelle pratiche che consolidano il rapporto madre bambino e diano più sicurezza alle mamme. L’ISS dà la possibilità alle donne di frequentare un corso in piscina di preparazione al parto tenuto dalle ostetriche del reparto.
“C’è quindi a San Marino una grande attenzione – sottolinea la dott.ssa Farinelli – nei confronti della mamma, del bambino e della nuova famiglia: è fondamentale naturalmente anche il padre”.
Le donne dalla trentaseiesima settimana frequentano l’ambulatorio cardiotocografico. Questo dà la possibilità di conoscere tutto il personale che ruota nel reparto, non solo il medico che le ha seguite in gravidanza. Va ricordato che tutte le donne vengono “screenate” dal punto di vista delle malattie infettive. E’ più difficile quindi avere delle sorprese.
“Di fatto, il ricovero per noi e per loro – afferma il Direttore – è come accogliere una persona conosciuta. L’ostetricia, come abbiamo già accennato, è fatta di imprevisti, di fattori non prevedibili, quindi l’allerta è sempre alto. Sono 27 anni che lavoro qui. Sono nata e cresciuta qui dentro. Le cose sono cambiate, perché la medicina è cambiata. Le attenzioni, la tecnologia è cambiata. E 27 anni fa nascevano meno bambini. Negli ultimi dieci anni fa c’è stata una inversione di tendenza anche per un welfare più favorevole rispetto all’Italia ”.