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San Marino: progetti concreti cercansi

da Redazione

La vicenda Carim-Cis è solo l’ultimo gravissimo episodio in ordine di tempo nell’escalation della crisi di rapporti tra Italia e San Marino. Ma sulla strada della legalità e della trasparenza, quella vera, Tremonti non ha tutti i torti: San Marino può e deve fare di più.

di Loris Pironi

 

La vicenda Carim-Cis è solo l’ultimo gravissimo episodio in ordine di tempo nell’escalation della crisi di rapporti tra Italia e San Marino. L’ennesima spallata del più forte al più piccolo in campo finanziario, che va ad aggiungersi a una corposa lista, dal sequestro del furgone portavalori indirizzato alla Cassa di Risparmio di San Marino fino ad arrivare al cortese “suggerimento” a Unicredit di vendere prima possibile la propria banca controllata sul Titano. E pensare che per San Marino questo è solo uno dei molteplici problemi sul tavolo.
Cosa dovrebbe suggerire tutto questo? La risposta è semplice: che i proclami, le rassicurazioni, quelle iniziative che (si spera) non scontentano nessuno, non servono più. Anzi, sono deleterie. E la politica deve cambiare passo, assumendosi le proprie responsabilità. Lo diciamo fuori dai denti: il settore finanziario, alle prese con la crisi più grave di sempre, è lasciato allo sbando senza un barlume di progettualità anche a breve termine. La manovrina economica (è un diminutivo, non un vezzeggiativo), francamente è poca cosa, soprattutto rispetto allo scenario dei conti pubblici ben più drammatico rispetto a quanto ipotizzato dal Governo negli ultimi mesi. Sulla strada della legalità e della trasparenza, quella vera, Tremonti non ha tutti i torti: si può e si deve fare molto di più. Senza contare che da mesi l’economia reale (che nel frattempo si è rimboccata le maniche e con vigore sta nuotando contro la corrente) attende di sapere quali sono gli interventi concreti con cui l’esecutivo conta di trattenere gli investimenti a San Marino e di attrarne di nuovi. Perché le parole, oggi, non bastano più.
 

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