Sgominata una banda di ricettatori di antichità. Un tesoro di 5 mila monete antiche, alcune di età repubblicana, erano destinate ai collezionisti e ai mercanti italiani ed esteri, principalmente di Svizzera e San Marino.
Un tesoro di cinquemila monete antiche, alcune delle quali coniate in età repubblicana dalla zecca del Campidoglio, mille reperti archeologici e 38 metal detector. E’ il bottino milionario – la stima è di 3 milioni di euro – recuperato dai carabinieri dei Beni culturali, che hanno sgominato una banda di ricettatori di antichità, arrestando due persone e sottoponendone tre all’obbligo di dimora nel comune di residenza. Altre 35 persone, coinvolte a vario titolo nei traffici, sono state denunciate. Le cinque persone arrestate (a Roma, Camaiore, Pontecurone, Mantova e Vetralla) contavano, secondo quanto hanno ricostruito gli investigatori, su una serie di referenti locali che, avvalendosi a loro volta di una rete di tombaroli attivi nelle regioni più ricche di reperti, dal Lazio alla Campania e alla Puglia, gli procuravano oggetti di scavo e monete. Un tesoro che veniva ripulito e in qualche caso anche ‘trattato’ (le monete, in particolare, venivano sottoposte a particolari trattamenti per esaltarne la buona qualità e l’ottimo stato di conservazione) per poi essere rivenduto a collezionisti e mercanti nazionali (soprattutto in Piemonte e Lombardia) ed esteri (principalmente Svizzera e San Marino).
La banda, hanno scoperto i carabinieri, contava su complicità articolate. Oltre ai ‘cercatori’, c’erano persone incensurate che avevano il compito di nascondere i reperti, artigiani che confezionavano monete false da mescolare a quelle vere, commercianti di metal detector e materiale elettronico che oltre a vendere le attrezzature le testavano e le usavano per ricerche illegali, nonché liberi professionisti e collezionisti che compravano consapevolmente i reperti archeologici. Molte delle monete recuperate, sottolineano i carabinieri, sono risultate di grande pregio, sia storico sia scientifico. E’ il caso di una serie di denari in argento di età repubblicana coniate nella zecca di Roma che era sul campidoglio, ‘firmati’ dai magistrati monetali responsabili della produzione. Ma anche di una serie di monete di Selinunte, in Sicilia, con pezzi fusi e coniati del V e IV secolo a.C., ovvero all’inizio della comparsa delle monete nei mercati. Di grande valore, infine, delle monete medievali di città italiane dal XII al XV secolo, tra cui Lucca, Firenze, Bologna.