Mentre Avetrana attende la data dei funerali di Sarah Scazzi, trucidata dallo zio Michele, parlano le figlie dell’assassino. Sabrina e Valentina raccontano il loro sgomento per aver scoperto di aver vissuto per anni con un padre "mostro".
"Non ho mai dubitato di mio papà, mai avrei pensato a lui come un assassino", dice Sabrina. E monta la rabbia nel Paese che medita vendetta nei confronti dell’uomo. "Mio padre ha preso in giro tutta l’Italia. Noi non avevamo alcun sospetto", aveva detto dopo aver saputo della confessione dell’uomo. Lui sentiva tutti i nostri discorsi anche quelli con i miei amici. Ho abboccato a tutto quello che mi ha detto, ci ha preso in giro per 42 giorni, non pensavo di avere l’orco in casa. Spero che paghi". "L’unica cosa che dovrebbe fare – commenta invece Claudio Scazzi, fratello di Sarah – è suicidarsi. In qualunque modo, basta che la faccia finita. Se si suicida fa l’unica cosa giusta della sua vita: si mette a pari col disastro che ha combinato. Non deve più esistere", conclude. Infine un cenno sull’esito dell’esame autoptico, effettuato giovedì sul corpo straziato di Sarah. L’esame, effettuato dal prof. Luigi Strada, presso il SS.Annunziata a Taranto, ha confermato che la causa della morte è stato lo strangolamento ma per tutta una serie di altri elementi sarà necessario attendere i risultati di laboratorio. In particolare si attendono i riscontri delle analisi per accertare se vi sia stata davvero violenza sessuale, come ha confessato Michele. Come è di prassi la perizia medico legale è attesa entro 30 giorni. "L’ho sognata queste sere Sarah, due, tre volte di seguito: mi diceva zio coprimi, ho tanto freddo. L’ho sognata così tante volte che ora vorrei morire: non ce la faccio più, basta". È cominciata così alle otto della sera di mercoledì, la confessione fiume di Michele Misseri, 57 anni, lo zio, l’assassino di Sarah Scazzi. Da quasi due ore i carabinieri del comando provinciale di Taranto lo stavano ascoltando su quel 26 agosto, inchiodandolo davanti a una serie di contraddizioni e omissioni. Misseri ha prima negato anche l’evidenza, cercato di sminuire le intercettazioni ambientali (tre) nelle quali persino le sue figlie adombravano sospetti su di lui. Poi, anche per evitare ingiusti sospetti sulle sua famiglia, è crollato e ha raccontato tutta la verità.