Una carta di credito senza interessi è il sogno di tutti.
Una carta di credito senza interessi è il sogno di tutti, ma soprattutto lo è per i musulmani d’Europa e d’America, cui è preclusa la possibilità di utilizzarle. Infatti, la sharia, legge islamica, fissa in materia di finanza tre principi capitali: il divieto di chiedere interessi, la condivisione dei rischi e dei profitti tra creditore e debitore e l’obbligo di appoggiare tutte le transazioni finanziarie su di un attivo reale escludendo il ricorso a prodotti derivati. Un gruppo finanziario canadese ha cercato di risolvere il problema lanciando la prima carta di credito – la Freedom Plus MasterCard – a prova di sharia: si sborsano50 dollari per attivarla e poi nulla sarà più dovuto; la prepagata è a costo zero, senza canoni mensili e commissioni. Un prodotto finanziario per il milione di musulmani presenti in Canada che fa gola a molti. Basta pensare che da quando esistono, le banche islamiche sono cresciute del 15-20% l’anno e il loro giro d’affari (1% del mercato globale) vale tra gli 800 – 1.200 miliardi di euro. Per di più, proprio quando il mondo occidentale subiva i duri effetti della crisi, la finanza islamica ha dimostrato grande vitalità Nel 2007, infatti, ha emesso 206 bond per quasi 47 miliardi di dollari e nel 2008 la cifra è cresciuta di altri 10 miliardi di dollari ed altrettanti nel 2009. Gli affari hanno così la meglio anche sulla politica, tanto che nello scorso novembre la General Electric ha emesso il primo “sukuk” di una società a stelle e strisce. Si è trattato di obbligazioni in linea con il Corano: qualcosa di simile a canoni d’affitto. Sulla stessa linea si è posto il governo inglese che sta rimuovendo gli ultimi ostacoli tecnici che impediscono l’emissione di bond, ma intanto conta già cinque banche islamiche e si è aperta ai mutui immobiliari musulmani, per consentire ai fedeli di acquistare una casa. Esse comprano l’immobile per loro conto e poi lo rivendono a un prezzo superiore con una sorta di contratto di leasing della durata di 25 anni. In questo modo non si riscuotono o sottoscrivono interessi. Da noi si stanno valutando le opportunità che offre il settore islamico, anche come affermato dall’Associazione bancaria italiana nel corso della tavola rotonda “la finanza islamica: aspetti commerciali, normativi e fiscali”.