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Il Nobel per la Pace 2010 all’attivista cinese Liu Xiaobo

da Redazione

Questa volta nessuna sorpresa, e la conferma di quanto anticipato a poche ore dall’annuncio: il nuovo Premio Nobel per la Pace è Liu Xiaobo. Una scelta destinata a far molto parlare di sé. Liu Xiaobo è il simbolo della lotta per i diritti umani in Cina.

Questa volta nessuna sorpresa, e la conferma di quanto anticipato a poche ore dall’annuncio: il nuovo Premio Nobel per la Pace è Liu Xiaobo. Una scelta destinata a far molto parlare di sé. Liu Xiaobo è il simbolo della lotta per i diritti umani in Cina.
Liu Xiaobo, 54 anni, intellettuale, è detenuto in un carcere cinese dal 2008. Il 25 dicembre scorso è stato condannato a 11 anni di reclusione per "istigazione alla sovversione del potere dello stato", per aver firmato, nel 2008, la "Carta 08", un appello per la richiesta di riforme politiche.

“Per oltre due decenni Liu Xiaobo è stato un convinto sostenitore per l’applicazione dei diritti umani fondamentali in Cina", ha spiegato il Presidente del comitato norvegese, Thorbjoern Jagland, nel leggere le motivazioni del premio. Lo status della Cina, divenuta "la seconda economia mondiale, impone al paese maggiori responsabilità". Il premio viene consegnato a Oslo, secondo la tradizione, il 10 dicembre, anniversario della morte del fondatore del Premio, il filantropo svedese Alfred Nobel. Assieme alla medaglia e a un diploma viene rimesso un assegno di 10 milioni di corone svedesi (circa un milione di euro).

L’Istituto del Nobel ha fatto la scelta coraggiosa di premiare Liu Xiaobo malgrado la minaccia di Pechino di conseguenze sulle relazioni con Oslo se fosse stato scelto un dissidente cinese. Era stato lo stesso direttore dell’istituto del Nobel, Geir Lundestat, lo scorso 27 settembre, a denunciare le pressioni, giunte all’inizio dell’anno in occasione della visita in Norvegia del vice premier cinese Fu Ying.

Nato a Changchun, nella provincia di Jilin, il 28 dicembre 1955, Liu è stato educato alla religione cristiana. Scrittore e attivista per i diritti umani, più volte arrestato, sconta questa volta il suo essere promotore della Charta 08, manifesto in favore della libertà di espressione in Cina, pubblicato nel dicembre 2008 in occasione del 60esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e che si ispira dichiaratamente alla Charta 77, scritta dai dissidenti cecoslovacchi nel 1977.


IL GOVERNO OSCURA IN DIRETTA LA BBC CHE HA DATO L’ANNUNCIO

La reazione scomposta della Cina non è tardata ad arrivare, anzi è stata praticamente in tempo reale. Non appena l’Accademia ha annunciato il vincitore la trasmissione in diretta sulla Bbc è stata oscurata dall’autorità in tutto il territorio cinese. Che dire, in altri tempi sarebbe bastata solo la possibilità della vittoria di un dissidente per attuare una censura preventiva.

 

PECHINO “PRENDE ATTO” DELL’ASSEGNAZIONE
A ‘botta calda’, Pechino si limita semplicemente a "prendere atto", per il momento, dell’assegnazione del Nobel per la pace al dissidente Liu Xiaobo. A rispondere ai cronisti è una funzionaria del ministero degli Esteri cinese, che ha chiesto l’anonimato.

TWITTER, POLIZIOTTI E GIORNALISTI DI FRONTE A CASA XIAOBO
Qualcosa è trapelato dal muro di gomma del regime cinese. Un messaggio su Twitter, corredato da una foto, che racconta di una folla di giornalisti e cameramen assembrata davanti alla casa del nuovo premio Nobel per la pace Liu Xiaobo non appena dato l’annuncio. La foto mostra la folla controllata dagli agenti e costretta dietro a un nastro della polizia.
 

LA MOTIVAZIONE UFFICIALE DEL PREMIO
Ecco il testo della motivazione ufficiale del Premio Nobel per la Pace 2010.
“Negli ultimi decenni, la Cina ha raggiunto importanti progressi economici difficilmente riscontrabili nella storia passata. Il paese ha ora la seconda economia più grande del mondo, centinaia di milioni di persone sono state strappate dalla povertà. La voglia di partecipare alla vita politica del paese è anche aumentata.
Il nuovo status della Cina deve portare a un maggior grado di responsabilità. La Cina sta violando alcuni accordi internazionali che ha sottoscritto, così come alcune norme adottate dallo stesso paese per i diritti politici. L’articolo 35 della costituzione cinese stabilisce che «I Cittadini della Repubblica popolare cinese hanno libertà di parola, di stampa, di associazione, di manifestare e di protestare». Nella pratica, però, queste libertà sono state negate ai cittadini cinesi”.
 

ECCO LA CHARTA 08 CHE FA PAURA A PECHINO
Charta08, il documento che è costato 11 anni di prigione al premio Nobel per la pace 2010 Liu Xiaobo, è stato volutamente modellato sul documento diffuso nel 1977 da un gruppo di intellettuali cecoslovacchi tra cui un altro premio Nobel, lo scrittore ed ex-presidente ceco Vaclav Havel. I firmatari di Carta77 si impegnavano a ”battersi individualmente e collettivamente per il rispetto dei diritti umani e civili nel nostro Paese e nel resto del mondo”. Il documento chiedeva la fine del regime a partito unico allora in vigore nella Cecoslovacchia, parte della sfera d’influenza dell’Urss e l’instaurazione di un sistema pienamente democratico basato sul rispetto delle leggi.
“Il popolo cinese – è scritto su Carta08 – comprende molti cittadini che vedono chiaramente che la libertà, l’uguaglianza e i diritti umani sono valori universali dell’umanità e che la democrazia e un governo costituzionale sono le istituzioni fondamentali per proteggere questi valori”.
Decine di intellettuali hanno partecipato alla stesura di Carta08, in un processo che si è protratto per mesi. Il documento è stato reso pubblico alla fine del 2008 con 303 firme di scrittori, avvocati, giornalisti, accademici e cittadini ordinari. In quel periodo la polizia cinese ha fermato e interrogato tutti i firmatari iniziali. Il documento, nelle poche ore nelle quali è rimasto accessibile su Internet, ha raccolto oltre duemila firme. L’unico ad essere trattenuto fu Liu Xiaobo che nel 2009 fu accusato di ”incitamento alla sovversione del potere dello Stato e a rovesciare il sistema socialista” per il ruolo avuto nell’elaborazione di Charta 08. Un altro dei firmatari della Carta, l’intellettuale Xu Youyu, ha scritto che lanciando il documento, “l’ intento di Liu Xiaobo era quello di riaffermare, dato che il governo ha riconosciuto la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e che ha firmato la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, che queste sono le norme che regolano l’interazione tra il popolo cinese ed il governo cinese”. Nonostante questi impegni, si legge ancora su Carta08, “la realtà che chiunque può vedere è che in Cina ci sono molte leggi ma non un modo di governare basato sulla legge; c’è una Costituzione ma non un governo costituzionale; l’elite al potere continua ad aggrapparsi al suo potere autoritario e a respingere qualsiasi movimento verso un cambiamento politico”.
Secondo Nicholas Becquelin, attivista del gruppo umanitario Human Rights Watch, la reazione delle autorità cinesi indica che Charta 08 è stata considerata ”diversa” e ”più grave” di altri precedenti pronunciamenti dei dissidenti. All’inizio, aggiunge Becquelin, Pechino era preoccupata dalle reazioni che avrebbe potuto suscitare l’arresto di Liu. ”Comunque – conclude – la risposta diplomatica internazionale è stata sorprendentemente debole”.

 

 

NOBEL PER LA PACE: I VINCITORI DEGLI ULTIMI 10 ANNI

2010: Liu Xiaobo (Cina)
2009: Barack Obama (Usa);
2008: Martti Ahtisaari (Finlandia);
2007: Al Gore (Stati Uniti) e il Gruppo intergovernativo di esperti sull’evoluzione del clima (Giec);
2006: Muhammad Yunus: Bangladesh e la Banca del microcredito;
2005: Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) e il suo direttore Mohamed ElBaradei (Egitto);
2004: Wangari Maathai (Kenya);
2003: Shirin Ebadi (Iran);
2002: Jimmy Carter (Stati Uniti);
2001: Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) e il suo segretario generale Kofi Annan (Ghana);
2000: Kim Dae-Jung (Corea del Sud).

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