Piaccia o non piaccia, “Anno zero” lascia (quasi) sempre il segno. Ieri sera alla trasmissione di Michele Santoro anche Gianfranco Fini, che ha rilanciato l’idea di privatizzare la Rai, lanciando, nelle battute finali, anche una frecciatina.
Gianfranco Fini da Santoro non si è soffermato troppo sull’espulsione dal Pdl, un partito che "ha un certo fastidio per il dissenso interno", piuttosto guarda alla fondazione di Fli. Un movimento d’opinione "trasversale", è il suo progetto, sostenuto anche da chi ha "votato a sinistra". Non sarà lui in prima persona a guidarlo, "non posso essere un capo partito", ma da Presidente della Camera farà politica. Nessuno passo indietro dallo scranno più alto di Montecitorio, in ogni caso, perché chi guida l’Aula deve "rappresentare le istituzioni e presiedere i lavori seguendo il regolamento", compito finora a suo dire svolto "con correttezza". Poi ci sono i sassolini. Innanzitutto il conflitto d’interesse, un "problema reale, ma non da oggi". E siccome il tema esiste, va tenuto presente anche da chi sostiene la privatizzazione della Rai, verificando chi è pronto ad acquistare fette di tv pubblica: "Bisogna però vedere chi acquisterebbe perché, se parliamo di conflitto di interesse, il rischio è che magari si renderebbe più manifesto". Poi c’è la legge elettorale, rispetto alla quale Fini ha le idee chiare: va cambiata, e sollecitare un dibattito non significa "minare la tenuta della maggioranza". Allo stesso modo di giustizia bisognerà discutere, lasciando da parte ipotesi "da comizio" e già "archiviate" come la berlusconiana commissione d’inchiesta sulla magistratura. Piuttosto, nessuna preclusione per "il lodo Alfano costituzionalizzato" e per una riforma complessiva della giustizia, a patto che non danneggi i cittadini e non "punisca" le toghe. Porta sbarrata, ad esempio, a provvedimenti che per offrire la certezza dei tempi processuali "neghino giustizia alle vittime con norme transitorie che cancellano i processi". Montecarlo, infine. "Mi hanno radiografato", ma alla fine è rimasta solo e soltanto la vicenda della casa. "Sono colui che più di ogni altro ha diritto a sapere la verità", aggiunge, dicendosi comunque fiducioso nell’azione della magistratura e del "tempo galantuomo". "Ma quante travi negli occhi degli altri", conclude amaro l’ex leader di An.