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Controllate estere, conta il radicamento Appalti pubblici, il Titano non è escluso

da Redazione

La normativa antielusiva sulle controllate estere (Cfc) non si applica solo se la società registra una percentuale di acquisti o di vendite sul mercato dello Stato di insediamento superiore al 50%. Appalti pubblici, niente “niet” preventivo per le imprese del Titano.

La normativa antielusiva sulle controllate estere (Cfc) non si applica solo se la società registra una percentuale di acquisti o di vendite sul mercato dello Stato di insediamento superiore al 50%.
Lo chiarisce l’Agenzia delle entrate in una circolare datata 6 ottobre.
"Per escludere l’artificiosità della controllata estera il radicamento diventa un elemento essenziale. La struttura organizzativa, infatti, è una condizione necessaria ma non sufficiente per provare che la controllata svolge nel territorio a fiscalità privilegiata un’effettiva attività industriale o commerciale. Per radicamento, chiarisce la circolare, si intende un collegamento economico e sociale con il mercato dello Stato o territorio di insediamento. Per esempio, una percentuale di acquisti o di vendite sul mercato locale superiore al 50% costituisce elemento per la disapplicazione del regime Cfc", spiega l’Agenzia in una nota.
In ogni caso, il radicamento non basta a vincere la presunzione del Fisco se i proventi della controllata provengono per più del 50% da attività finanziarie come, per esempio, titoli, partecipazioni, crediti o diritti immateriali.
Per contrastare le pratiche elusive di delocalizzazione dei passive income, infatti, vengono tassati in Italia i redditi prodotti da società senza impresa solo formalmente autonome che operano in territori a fiscalità privilegiata e svolgono attività di sfruttamento passivo di asset in grado di produrre reddito.
"In alternativa al principio del radicamento, ai fini della disapplicazione della disciplina Cfc, la circolare illustra il principio del tax rate, ossia della congruità del carico fiscale che grava sul gruppo societario in relazione ai redditi prodotti da una Cfc appartenente al gruppo. Se, infatti, l’imposizione complessiva sui redditi prodotti dalla Cfc è almeno pari all’aliquota nominale applicata in Italia, 27,5%, è implicitamente dimostrato che la localizzazione all’estero non ha finalità elusive", continua la nota.
L’istanza per la disapplicazione della normativa sulle controllate estere va inoltrata all’Agenzia delle Entrate preventivamente, cioè in tempo utile per ottenere la risposta prima della scadenza del termine ordinario di presentazione della dichiarazione dei redditi.
"Pertanto, se un contribuente con periodo d’imposta coincidente con l’anno solare intende chiedere la disapplicazione della Cfc rule, con riferimento a una controllata estera per il periodo d’imposta 2010, la relativa istanza dovrà essere presentata entro il 1° giugno 2011, considerato che il termine ordinario per l’invio della relativa dichiarazione dei redditi scade il 30 settembre 2011".
La disciplina degli utili provenienti da società o enti localizzati in Paesi o territori aventi regime fiscale privilegiato prevede una deroga al regime di tassazione ordinario degli utili da partecipazione.
Infatti, a prescindere dalla natura della partecipazione detenuta (qualificata o meno), sono assoggettati a imposizione integrale anziché parziale gli utili di provenienza black list, cioé i paradisi fiscali, aggiunge l’Agenzia delle entrate. (fonte: Ipsoa)


SCARICA LA CIRCOLARE DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE

 

 

APPALTI PUBBLICI, BUONE NOTIZIE PER LE IMPRESE DEL TITANO
Sul Sole 24 – Ore di oggi si riporta una nota di ieri dell’Authority in cui, in merito al mercato degli appalti pubblici e alla questione dei paesi nella black list italiana, si chiarisce “l’inapplicabilità della norma in mancanza di disposizioni di dettaglio sulla procedura autorizzatoria”. Questo dunque significa che anche le imprese sede nei paesi con regime fiscale privilegiato, almeno per il momento, resta aperto il settore degli appalti pubblici.
Sempre il Sole – 24 Ore riporta i dati dell’Authority, che nel periodo 2007-2010 parlano di circa 238 milioni di commesse pubbliche che sono state aggiudicate a imprese con sede in black list, “con San Marino, che ospita ad esempio molte aziende farmaceutiche, a fare la parte del leone con una quota del 75%.”
Per le imprese sammarinesi dunque una buona notizia perché fino a che non sarà pronto il decreto attuativo firmato dal Ministro Tremonti in cui si farà chiarezza una volta per tutte relativamente al percorso di partecipazione a gare e appalti pubblici in Italia, la porta per loro non verrà chiusa a priori.

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