Per la Cassa di Risparmio di Rimini il guaio è solo il rapporto col Titano? Secondo Bankitalia sembra di sì. Su tutto aleggia però il fantasma di quei quasi 31 milioni di rosso di bilancio nell’ultima semestrale. Intanto a San Marino tutto tace. Come si può pensare che tutto sommato i rapporti con l’Italia siano davvero buoni?
Che la Cassa di Risparmio di Rimini avesse perso un po’ del suo proverbiale appeal, negli ultimi anni, è un dato di fatto. Il 2004, quando la Carim si è aggiudicata il Premio Lombard, è infatti ormai piuttosto lontano nel tempo. In aprile Standard & Poor’s ha abbassato i rating, passati da BBB a BBB- (rating controparte di lungo termine), e da A-2 ad A-3 (rating controparte di breve termine), anche se i 361,7 milioni di euro di patrimonio (al 30 giugno scorso) restano comunque un dato di fatto importante.
Il “giallo” in tutta questa vicenda è costituito dal bilancio semestrale presentato lo scorso 28 settembre. La prima semestrale del 2010 infatti ha presentato un bilancio in rosso di 30,8 milioni di euro, dati “significativamente influenzati dal contesto economico non favorevole e dai consistenti accantonamenti posti a presidio dei finanziamenti concessi”. Un atteggiamento che in piazza Ferrari consideravano di prudenza, non una perdita, e nel mare dei dati forniti dall’istituto di credito nessuno è andato a fondo su eventuali possibili sofferenze dell’istituto. Ma a quanto risulta oggi, anche l’accantonamento di 46,4 milioni di euro a fondo tutela del patrimonio bancario sui crediti concessi non sarebbe stato sufficiente secondo Bankitalia.
Cosa c’è dietro questo commissariamento? Probabilmente il tempo farà emergere la verità. Nel frattempo, intervistato da Carlo Andrea Bernabé de Il Resto del Carlino, Gianluca Spigolon, vicepresidente di Carim, lascia trapelare che il vero problema attorno a cui ruota tutto possa essere il rapporto della Cassa con il vicino Titano. “I rapporti con il Cis hanno avuto il loro peso”, ha confermato Spigolon, che ha aggiunto in maniera emblematica: “temo che alla base di tutto ci sia il contenzioso tra l’Italia e San Marino”. E incalzato dal giornalista ha confermato che effettivamente c’è qualcuno che sta facendo terra bruciata attorno a San Marino.
SULLA SPONDA DEL TITANO TUTTO TACE. PER ORA
Ora si attende che anche dal Titano arrivi qualche reazione, perché in mezzo al guado non c’è soltanto Credito Industriale – peraltro una delle quattro banche storiche della Repubblica – ma, evidentemente, tutto il sistema bancario e finanziario sammarinese. Non è un caso che Unicredit stia trattando la cessione della controllata Banca Agricola Commerciale come una patata bollente, un cerino acceso da dare via in tutta fretta prima di restare scottato. Anche perché quello che si dice nei corridoi della finanza sammarinese è che da Palazzo Koch abbiano fatto intendere senza troppi giri di parole a Unicredit che il possesso di un istituto di credito sammarinese avrebbe portato a conseguenze pesanti. Già, pesanti come un commissariamento?
Intanto però dal Titano, dalla stanza dei bottoni, continua a regnare un pesante silenzio. Silenzio sulla cessione della Bac, silenzio sulle accuse di Bankitalia alla mancata trasparenza sammarinese emersa durante l’ispezione in casa Carim. Silenzio quando si potrebbe e dovrebbe difendere d’ufficio il Credito Industriale, una banca che peraltro ha un assoluto radicamento sul territorio, tanto da prestarsi davvero poco a traffici perlomeno sospetti con la Carim. Silenzio sul rapporto con l’Italia, quando anche di fronte ai recenti rimbrotti ufficiosi di Tremonti (l’incontro fortuito con i consiglieri sammarinesi davanti ad un caffè alla Bouvette) si è ribadito che il rapporto con l’Italia, ergo col Ministero per l’Economia, non sia poi così terribile…
COMMISSARIATA LA CARIM RIMINI: LA NOTIZIA