Il 29 ottobre Gilberto Giovagnoli alla rassegna “Guest”.
di Alessandro Carli
E’ una specie di gioco dei numeri. Numeri legati all’arte: numeri che si intrecciano, che fanno le capriole, e che ricadono – ma in piedi – dentro una tavolozza di colori. E’ la moltiplicazione del 2, elevato nelle sue infinite facce di rappresentazione. E che si appoggia dietro ad un titolo gentile e ospitale: “Guest”, il confronto un artista sammarinese ed uno di un’altra nazionalità. Dopo il dialogo tra Nico Macina e Daniela Carati (visitabile sino al 24 ottobre all’interno del Museo San Francesco in via Basilicius), l’iniziativa organizzata dalla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea della Repubblica di San Marino e curata da Massimiliano Messieri apre le porte a Gilberto Giovagnoli e Carmen Einfinger: dal 29 ottobre e sino al 5 dicembre “duetteranno”, a suon di arte, per raccontare una visione della contemporaneità. “Il mio contributo – racconta l’artista sammarinese – si compie in quattro blocchi di trenta disegni ciascuno, in formato A4. Saranno esposti all’interno di quattro cassette di legno, che daranno corpo a pannelli di un metro e venti per un metro e novanta”. Dentro queste cassette, i ritratti di alcuni artisti del secolo scorso. “Ho preso alcune immagini note che ho trovato su giornali e riviste, e le ho rielaborate a modo mio. Utilizzando pennarelli e penne colorate, ho messo su carta la mia idea di quelle immagini”. Vicino ai quattro pannelli, anche un’opera del Novecento. “Porterò anche un’opera della seconda metà degli Anni ’90, su carta intelata, di grandi dimensioni – circa 4 metri -, anche perché ha una certa attinenza con i disegni del 2010”. I nomi degli artisti ritratti sono top secret. Gilberto Giovagnoli però svela la scelta cromatica dei disegni. “Nei dipinti degli Anni ’80 ‘escono’ colori di terra, molto scuri. Per questo evento ho optato per sfumature più vivaci, vibranti: il viola, il verde, il rosa”. Nello studio dell’artista sammarinese, moltissimi dischi. “I ritratti che ho appoggiato sui fogli di carta nascono dai miei interessi, che mescolano vita e cultura: libri, immagini, cinema e musica. Quest’ultima partecipa ad ogni opera, direttamente o indirettamente. Amo il rock, le sonorità contemporanee e il melodramma. Note che ‘entrano’ nella mia esistenza e che poi, in maniera quasi osmotica, si riproducono anche nei miei disegni o nei miei dipinti”. Giovagnoli poi svela un mistero che ogni artista porta dentro. “In maniera un po’ matissiana, il lavoro è compiuto quando mi piace”. Dopo 22 anni, Gilberto Giovagnoli torna ad esporre in casa. Torna dopo un’esperienza di grande prestigio: i suoi disegni, ispirati agli autori del teatro del Novecento, hanno illustrato la stagione 2009/2010 di Emilia Romagna Teatro Fondazione. Perché, come hanno scritto Francesca Baboni e Stefano Taddei, “la poetica pregnante e fantasiosa di Gilberto Giovagnoli ben si abbina alle attuali esigenze del consumatore di cultura: un messaggio breve e penetrante, talvolta brusco ma sempre profondamente colto e sottile, sul proprio vissuto e verso i valori della nostra – apparente – democrazia”. Colto e sottile. Come uno spartito musicale, o un volto. Ma in punta di penna.