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Evasione fiscale? Unas replica al sindacato

da Redazione

Hanno suscitato un certo clamore i dati forniti ieri dalla Csu, che ha parlato di evasione fiscale diffusa tra tutti quelli che non sono lavoratori dipendenti. E oggi la replica al veleno dell’Unas: artigiani e commercianti pagano tre volte tanto rispetto al lavoratore dipendente.

Hanno suscitato un certo clamore i dati forniti ieri dalla Centrale Sindacale Unitaria di San Marino sul sistema fiscale sammarinese. Secondo la Csu infatti il sistema fiscale è pesantemente sbilanciato e grava principalmente sulle spalle dei lavoratori dipendenti.

 

Il sindacato snocciola infatti alcuni dati, che potete LEGGERE QUI nel dettaglio.
Di fatto, sostiene la Csu, questo sistema fiscale produce un’elusione di massa dei lavoratori autonomi, tanto che viene richiesta, come misura urgente, una equa riforma del fisco.
Ma questa è la notizia di ieri. Oggi arriva la pronta dura e decisa replica dell’Unas, l’Unione Artigiani. “È curioso – scrive l’Unas in una nota ufficiale – rendersi conto del fatto che tutte le parti sociali rivendicano l’equità fiscale. Ma se per certi versi è curioso, per altri è inquietante vedere come qualcuno rischi di stimolare uno scontro sociale basato su informazioni incomplete, sbagliate e fuorvianti solo per creare clamore”.
L’Unione Artigiani dunque rispedisce al mittente bollandole come fasulle le accuse del sindacato. “Non entriamo in considerazioni relative alla grande impresa ed alle società. Desideriamo circoscrivere il nostro sforzo informativo sul mondo degli artigiani e dei lavoratori autonomi in genere. Probabilmente l’unico aspetto che unisce tutte le forze sociali è la speranza di rivedere alcuni meccanismi fiscali. Ma l’approccio deve essere costruttivo e rispettoso verso tutti, specialmente verso chi nel fare impresa fa anche servizio al sistema”.

E anche se sottoposto ad un tentativo di banalizzazione, sostiene l’Unas, gli stessi dati prodotti dalle organizzazioni sindacali rendono merito alla realtà dell’artigianato: “solo l’8 % delle imprese dichiara redditi minimi, omettendo di evidenziare che sono tutte imprese in fase di avvio, dove a fronte di importanti investimenti stanno creando, a proprie spese, la tanto ricercata nuova base economica sammarinese”.

“E non sono citati – prosegue l’Unas – i casi di imprese artigiane che producono redditi notevoli e spesso molto superiori ad importanti realtà ben più consolidate. Così come non si deve dimenticare che molto spesso l’impresa familiare è fonte di occupazione per i familiari e che i redditi da lavoratori subordinati di questi devono aggregarsi al reddito del titolare per apprezzare il livello di contribuzione e di sviluppo offerto da queste realtà”.

Poi, evidenzia ancora l’Unas, nell’artigianato tre imprese su cinque non hanno dipendenti. E spesso l’essere lavoratore autonomo al servizio di strutture maggiori è anche sinonimo di precarietà. “La grande maggioranza di artigiani ha un reddito dichiarato che oscilla intorno ai 25 mila euro (reddito dichiarato ma non realizzato!), perché in moltissimi casi, essendo un reddito forfettario attribuito nel 2008 per il 2009, si è dovuto pagare per utili che in periodo di crisi non sono stati conseguiti”.

La nota degli artigiani prosegue affermando che “un serio e vero confronto fiscale deve essere valutato sulla base del quanto ciascun contribuente paga al fisco: e qui è facile appurare che per certi machiavellici meccanismi a favore dei lavoratori subordinati (detraibilità anziché deducibilità fiscale delle spese di produzione reddito), la reale pressione fiscale a carico dei dipendenti oscilla tra il 4 ed il 6%, mentre per i redditi d’impresa è del 17%. (invito alla prova: sommare le ritenute di un anno, rapportandole al reddito percepito)”.
In buona sostanza, a parità di reddito dichiarato, un artigiano e un commerciante pagano tre volte tanto rispetto al lavoratore dipendente.

“E se è vero che alcune riflessioni devono essere affrontate, il primo presupposto deve essere la consapevolezza del diritto, ovvero che a parità di reddito si deve contribuire in egual misura a prescindere del lavoro che si faccia”.


EVASIONE FISCALE: I DATI DELLA CSU
 

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