Home NotizieSan Marino Csu: il sistema fisco produce elusione di massa dei lavoratori autonomi

Csu: il sistema fisco produce elusione di massa dei lavoratori autonomi

da Redazione

Riunito l’Attivo unitario dei Quadri CSU. Che lancia l’accusa: "Incredibili e sconcertanti le dichiarazioni dei redditi di molte categorie di lavoratori autonomi". Parte una nuova fase di mobilitazione con assemblee con i lavoratori di tutti i settori.

La speculazione finanziaria ha creato la crisi, i lavoratori vengono chiamati a sanarla. Oggi in tutta Europa moltissimi lavoratori hanno manifestato per dire no a questa logica perversa messa in atto dai Governi nazionali con tagli allo stato sociale e tentativi di colpire diritti e retribuzioni dei lavoratori e dei pensionati, in quella che è stata la Giornata d’azione Europea della Confederazione Europea dei Sindacati. A San Marino il nodo centrale per superare la crisi, ridurre il disavanzo del Bilancio e sostenere un nuovo modello di sviluppo, è l’equità fiscale, come ha evidenziato l’Attivo dei rappresentanti CSU riunito oggi a Valdragone, quale forma di partecipazione del sindacato sammarinese a questa giornata di mobilitazione internazionale.

 

Fisco: pagano solo i lavoratori dipendenti

Il sistema fiscale sammarinese è pesantemente sbilanciato sulle spalle dei lavoratori dipendenti. Più delle parole, sono i numeri a fare chiarezza. Alle cifre sulla monofase, pagata da 220 aziende su 7.800, si affiancano quelle sulle dichiarazioni dei redditi. Basta del resto scorrere i dati del 2009 per rendersi conto dello squilibrio fiscale: solo una esigua minoranza di lavoratori autonomi (liberi professionisti, commercianti e artigiani), al netto di chi ha da poco aperto una attività, denuncia un reddito superiore a 25 mila euro, pari cioè alla media del reddito dichiarato dai lavoratori dipendenti.

Molto eloquenti sono le dichiarazioni dei liberi professionisti. In totale sono 676 e in 162 denunciano redditi sotto la soglia della povertà (da 1 a 5 mila euro) mentre altri 90 dichiarano da 5 a 10 mila euro!

Le imprese artigiane sono complessivamente 614. La maggioranza, ovvero 225, sono quelli che dichiarano al fisco un reddito che va da 20 a 25mila euro, mentre in 51 rientrano nella fascia da 1 a 5 mila euro. Stesso copione sul fronte delle imprese commerciali. In totale i contribuenti sono 519. E anche qui la maggioranza, 124, dichiara da 15 a 20 mila euro, ossia meno di un operaio, un impiegato o una commessa. Senza dimenticare che 96 imprese commerciali hanno denunciato da 1 a 5 mila euro. Emblematico il dato degli agenti mediatori: su un totale di 72 contribuenti, in 28 dichiarano al fisco un reddito da 1 a 5 mila euro.

Questo sistema fiscale produce un’elusione di massa dei lavoratori autonomi, ed è evidente che gli unici a pagare le tasse in modo certo e trasparente sono i lavoratori dipendenti. La misura più urgente, tanto più in questa situazione di crisi e sofferenza del bilancio pubblico, è una equa riforma del fisco che accerti i redditi reali di queste categorie e le tassi adeguatamente, unitamente al completamento della riforma del catasto per tassare adeguatamente le grandi concentrazioni immobiliari.

 

La posizione dell’Attivo della Csu

Alla fine dell’anno saranno scaduti i contratti di pressoché tutte le categorie di lavoratori dipendenti. L’Attivo ha detto un chiaro no alla logica dei rinnovi dei contratti di lavoro a costo zero, contenuta nella delibera del Congresso di Stato in relazione al contratto dei dipendenti pubblici, ma che suona come un preciso indirizzo anche alle associazioni di categoria private. Il sindacato unitario inizierà fin d’ora a costruire piattaforme contrattuali che, pur tenendo conto dell’attuale congiuntura economica, evitino di compromettere ulteriormente le condizioni dei lavoratori.

Ribadita la netta contrarietà a misure, assunte dall’Esecutivo senza nessun confronto col Sindacato, come l’aumento dei costi per la refezione scolastica e delle rette asilo nido: per una famiglia con due figli alle elementari, ad esempio, la maggiore spesa (compreso il centro estivo) è stata quantificata in quasi mille euro in un solo anno!

Urgente e decisivo sanare il contenzioso con l’Italia, che è uno dei tratti peculiari della crisi sammarinese. La classe politica non ha ancora voluto creare quel contesto di piena trasparenza necessario per uscire dalla morsa della black list italiana e del Decreto incentivi che sta strangolando la nostra economia. Questo immobilismo della politica appare sempre più un modo per consentire a quei soggetti che si sono arricchiti sfruttando le zone d’ombra del sistema economico sammarinese – lasciando impunemente un paese sull’orlo del collasso economico – di continuare ad arricchirsi alle spalle dei cittadini onesti…

Particolarmente difficile e allarmante la situazione occupazionale; non stanno chiudendo le società fatturiere che hanno portato San Marino alla crisi, ma le aziende produttive sane, facendo perdere centinaia di posti di lavoro. Manca un progetto di sviluppo che sostenga l’economia reale e produttiva e rilanci il sistema San Marino, creando nuovi posti di lavoro, e all’orizzonte non si intravede nessun investimento produttivo significativo.

Rilanciato l’impegno della CSU sui temi della lotta al lavoro nero e per l’affermazione della sicurezza nei luoghi di lavoro. Fenomeni questi strettamente intrecciati e alimentati dalla crisi economica. Da oggi prende il via una nuova fase di mobilitazione sindacale, che prevede come prima tappa l’avvio di una serie di assemblee con i lavoratori di tutti i settori, per discutere delle tematiche di maggiore attualità e per delineare le successive iniziative di lotta sindacale.

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