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Berlusconi: Noi andiamo avanti Fini: Faccio un mio partito

da Redazione

E’ durato un’ora il discorso più atteso del Premier Silvio Berlusconi. Più volte si deve mordere la lingua per non fare battutacce che potrebbero costare caro e chiede responsabilità per andare avanti. Gianfranco Fini, intanto, rompe gli indugi: di fatto iniziano le grandi manovre per fondare un nuovo partito.

Tutto secondo copione. Non una parola in più, non una in meno. Silvio Berlusconi tiene il freno a mano alzato. E un po’ a fatica (”trattengo le battute pungenti che mi verrebbero”) evita di andare a braccio e si limita a seguire senza divagare il testo scritto. Parla per quasi un’ora, il premier, nel suo intervento alla Camera, concluso con un appello a tutte le forze moderate presenti in Parlamento, da una parte e dall’altra della barricata, affinché emerga il ”senso di responsabilità di ciascuno” e si valuti il programma riformatore dell’attuale governo, ”ai fini del bene comune”. D’altronde, ribadisce il Cavaliere, non ci sono alternative, bisogna andare avanti e completare la legislatura. Per ”non rischiare un periodo di pericolosa instabilità’’ del Paese, ma alla luce anche dell’umore degli italiani, ”in larga parte non decisa a votare” ove fosse chiamata in anticipo alle urne.

Insomma, al di là delle divisioni e dei distinguo estivi con i finiani – che non nasconde ma che non rimarca come fatto più volte in privato – Berlusconi evita di inasprire lo scontro diretto con il presidente della Camera (a cui si rivolge, come da prassi istituzionale, appena presa la parola), ammettendo necessità e legittimità del dibattito all’interno della maggioranza, pur rimarcando una ”amarezza per le critiche che il governo non meritava”. Tanto basta, dunque. Perché fatta eccezione per sporadici ed inevitabili mugugni tra i finiani, è ormai acclarato il voto favorevole di Futuro e Libertà, sancito nella riunione con il leader, tenutasi presso i locali di FareFuturo.

Nulla da obiettare, dunque, da parte di Fli, sui punti del programma rilanciati dal premier, dal federalismo al quoziente familiare, dal fisco alla sicurezza. Ciò su cui si attende un chiarimento, invece, e’ il capitolo giustizia, in cui volutamente il capo del governo non ha voluto entrare nel merito delle questioni ancora aperte. Ovvero processo breve, intercettazioni, salvo un breve accenno al lodo Alfano.

Nessuna parola fuori posto, salvo la necessità ribadita di portare a compimento una riforma complessiva del settore, per ridurre innanzitutto i tempi dei processi, anche con più fondi da mettere a disposizione (passaggio d’apertura nei confronti delle richieste finiane).

Certo, non manca un affondo alle toghe rosse (”l’uso politico della giustizia è stato e continua ad essere uno squilibrio tra i poteri dello Stato”). Tocca quindi alla politica ristabilire l’ordine. Un punto su cui i finiani, non a caso, prendono tempo, in attesa che si passi dalle parole ai fatti, per valutare i provvedimenti concreti che il centrodestra intende portare all’esame del Parlamento. In ogni caso, stasera ci sarà il via libera generale alla fiducia, anche se è difficile immaginare un autunno sereno.

E di certo non aiuta la convocazione dei gruppi di Fli per martedì prossimo, da parte di Fini, quando dovrebbe costituirsi il comitato promotore del nuovo soggetto politico.

 

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