Il calcio, a Cesena, e quindi in Romagna, ha un nome e un cognome: Edmeo Lugaresi. Il calcio, di Cesena e della Romagna tutta, piange oggi la scomparsa di Edmeo Lugaresi. Con lui al timone il Cavalluccio bianconero ha conquistato due storiche promozioni in serie A, dove è rimasto per sei stagioni. La camera ardente allo Stadio Manuzzi, martedì i funerali in Duomo.
Il calcio, a Cesena, e quindi in Romagna, ha un nome e un cognome: Edmeo Lugaresi. Ecco perché oggi tutto il movimento sportivo romagnolo, a Cesena come a Forlì, a Ravenna e anche a Rimini, storica rivale (che oggi naviga davvero in acque basse) si piange la scomparsa di un grande sportivo ma soprattutto di un simbolo. Un simbolo di un calcio che forse non c’è più (da tempo), un Presidente empatico della vecchia scuola, tipo quel che è stato Romeo Anconetani al Pisa, o Costantino Rozzi ad Ascoli per intendersi.
Edmeo Lugaresi si è spento alle 20 di domenica sera all’età di 82 anni. Già da un paio di mesi le sue condizioni di salute erano peggiorate e il 17 settembre aveva subito un intervento chirurgico, che in un primo momento sembrava avergli giovato. Nella giornata di domenica il suo quadro clinico è però precipitato, e in serata è arrivata la notizia: il Cavalluccio non aveva più il suo patron.
Edmeo Lugaresi è stato il Presidente del Cesena Calcio per oltre un ventennio, dal 1980 al 2002. Negli ultimi anni ha mantenuto la Presidenza onoraria. Nel suo lungo regno il Cesena ha conquistato due storiche promozioni in Serie A: nel 1980-81 (al primo tentativo) e nel 1986-87, per un totale di sei stagioni tra i migliori. Quest’anno, prima di andarsene così, in punta di piedi, ha potuto riassaporare la gioia di vedere il suo Cesena tornare a calcare il massimo palcoscenico. Ha rivisto lo stadio Manuzzi strapieno e in festa per sostenere i bianconeri contro il Milan di Ronaldinho e co.
CAMERA ARDENTE AL DINO MANUZZI, MARTEDI’ I FUNERALI
E proprio lo Stadio Dino Manuzzi (intitolato allo zio di Edmeo) ospiterà oggi la camera ardente del grande Presidente. Martedì in Duomo l’ultimo saluto della città.
