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Deutsche Bank gioca d’anticipo rafforzamento prima di Basilea III

da Redazione

Ha giocato d’anticipo, Deutsche Bank, con il suo maxi-aumento di capitale da 9,8 miliardi di euro. In più di un senso: perché si presenta sul mercato a chiedere soldi prima della prevedibile ondata di banche tedesche costrete a farlo dalle nuove regole di Basilea III, e perché acquista qualcosa di cui avrebbe in ogni caso ottenuto la maggioranza in qualche anno, cioè la banca delle Poste, con la quale dovrebbe fondersi. Di Lou Nissart.

di Lou Nissart

 

 


Ha giocato d’anticipo, Deutsche Bank, con il suo maxi-aumento di capitale da 9,8 miliardi di euro. In più di un senso: perché si presenta sul mercato a chiedere soldi prima della prevedibile ondata di banche tedesche costrete a farlo dalle nuove regole di Basilea III, e perché acquista qualcosa di cui avrebbe in ogni caso ottenuto la maggioranza in qualche anno, cioè la banca delle Poste, con la quale dovrebbe fondersi.

Una buona mossa, che ha tirato fuori accenti di trionfo al Ceo Josef Ackermann: con la fusione, ha detto, «acquisiremo un’incontestabile posizione di leadership» sul mercato tedesco del retail banking, e «saremo fra i primi in Europa». La Süddeutsche Zeitung predice difficoltà di integrazione fra le culture aziendali dell’elitaria Deutsche e della Postbank, ben più terra-terra. Ein Sysyphos-Projekt, ha tranciato il quotidiano: un lavoro di Sisifo. Ma anche l’autorevole medium riconosce che i tempi sono stati scelti bene. Deutsche possiede già un filo meno del 30% di Postbank e la quota delle Poste, il 40% per cento, le è già destinata per il 2013. Comprare adesso quello che manca per arrivare alla maggioranza è più economico che rimandare; vendere la quota è impensabile.

Con l’acquisizione di Postbank, il business di Deutsche verrà riorientato verso il retail, che è meno rischioso, proprio mentre i mastini di Basilea stanno per scagliarsi addosso alle banche tedesche per obbligarle ad alzare il proprio capital ratio. L’associazione bancaria tedesca stima che al settore manchino circa 100 miliardi di euro per essere in regola con le nuove esigenze.

Già, e il punto è proprio lì. Il sistema finanziario tedesco dovrà ricapitalizzarsi – con calma, certo, visto che la scadenza è il 2019, e stufenweise, gradualmente, come amano dire i tedeschi, ma dovrà farlo. Deutsche invece l’avrà già fatto. Dopo l’aumento, l’ulteriore capitalizzazione sarà solo questione di trattenere gli utili, che per Postbank sono solidi e sicuri. La rivale Commerzbank, per converso, troverà più difficile bussare a soldi sullo stesso mercato a cui Deutsche avrà attinto a piene mani.

Chi ama tenere nota dei record comunque rimarrà deluso: l’aumento di Deutsche non è il più grande della storia della finanza mondiale dopo l’esplosione dela bolla dei subprime. L’aveva battuto in anticipo la britannica Hsbc, che quasi due anni aveva fatto provvista di 12,5 miliardi di sterline, circa 15 miliardi di euro. Ma in qualunque modo si vogliano rigirare le cose, si tratta di somme colossali. La speranza è che impediscano altri e non meno colossali crolli.

 

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