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Varata Basilea3: corazza contro le crisi (focus)

da Redazione

Rafforzare il settore bancario. Con questo obiettivo è nata Basilea 3, la riforma che vuole essere una vera e propria corazza contro le crisi. Ricalibrati i requisiti chiave, renderanno le banche più solide. La scheda su Basilea 3.

Una montagna di risorse con cui rafforzare la solidità delle banche, e renderle capaci di attraversare in maniera sicura le fasi di tensione dei mercati e crisi, ma anche molto tempo per reperire questi fondi. Sono gli aspetti chiave su cui per settimane si sono focalizzate le serrate trattative tra autorità di vigilanza sul settore creditizio dei paesi del G20, alla ricerca di un accordo su nuovi parametri regolamentari mondiali, battezzato Basilea III.
Bisognava decidere come ricalibrare i requisiti chiave imposti alle banche nella loro attività, che soprattutto vengono misurati dal rapporto tra patrimonio di vigilanza, ovvero i fondi su cui una banca può maggiormente contare in una fase di necessità, rispetto al totale delle sue attività, ponderate per tener conto delle effettive caratteristiche di rischio. Indirettamente questa riforma, che nella sua rigorosità sui requisiti impiegherà comunque molto tempo per entrare pienamente a regime, metterà tutte le maggiori banche mondiali sullo stesso piano, e in questo modo potrebbe risultare vantaggiosa per le istituzioni italiane. Le banche ne usciranno magari meno redditizie, ma anche molto più solide e sicure. Diversi osservatori hanno definito questa come la riforma più rilevante seguita alla crisi mondiale.


COME SI MISURA LA SOLIDITA’ DI UNA BANCA
L’aspetto primario che è stato toccato è innanzitutto la definizione e la consistenza del patrimonio di vigilanza, misurato in rapporto alle attività della banca. Si rileva in base a quello che nel gergo tecnico viene indicato come ‘ratio Tier 1’. Misura la consistenza del patrimonio di base, ritenuto di qualità più elevata, ossia il capitale proprio, le riserve accantonate dagli utili e alcuni limitati strumenti ibridi. Vi è poi il patrimonio supplementare, ratio Tier 2, che include anche strumenti di qualità ritenuta meno buona. Come denominatore si usano le attività della banca ponderate in base ai loro aspetti di rischio, come i crediti erogati eccetera. Finora il patrimonio totale di una banca doveva risultare pari ad almeno l’8 per cento delle attività, ma almeno per la metà doveva essere composto da quello di migliore qualità, il Tier 1. Ne risultava che il requisito minimo sul ratio Tier 1 era del 4 per cento. Inoltre, era anche previsto che all’interno di questo Tier 1 le attività ibride autorizzate non superassero la metà, e da questo risultava che capitale e riserve, la ‘core equity’ dovesse essere pari ad almeno il 2 per cento delle attività della banca.

COSA CAMBIA CON BASILEA III
Basilea 3 punta a rafforzamenti significativi di questi parametri di base tramite tre principali modifiche. La prima riguarda tecniche di misurazione del rischio più rigorose, quindi si agisce sulla mole del denominatore, e in parte su questo fronte gli accordi erano stati già raggiunti nei mesi scorsi. Poi c’è il cruciale aumento della qualità nel patrimonio di vigilanza. A riforma saranno ammissibili solo gli strumenti ritenuti migliori, verso un ‘common equity’ e le deduzioni previste sono più stringenti. In pratica, ciò che finora valeva 100 euro ai fini regolamentari con la riforma varrà meno, progressivamente. Questi aspetti erano già stati chiariti, ma restava da decidere la parte più controversa, quella sulla ricalibrazione degli stessi rapporti, a cominciare da Tier 1. In questo versante la riforma opera su due canali. Il primo è la ricomposizione del patrimonio di vigilanza volta ad aumentare la quota di strumenti ritenuti migliori, capitale e riserve, quella che finora risultava prevista come minimo al 2 per cento delle attività. L’altro canale, altrettanto problematico è nell’introduzione di ulteriori cuscini (o ‘buffer’) supplementari fissi, che finora esistevano solo in linea di principio ma senza una specifica quantità. Ora invece i buffer saranno specifici e rigidi. Posto che una banca deve ovviamente rispettare i requisiti di patrimonializzazione minimi, le autorità vogliono evitare che vi si avvicini pericolosamente e così impongono questi altri livelli supplementari. Per disincentivare le banche a finire in prossimità della zona allarme, a chi si riduca sotto i buffer supplementari vengono inibite le possibilità di erogare dividendi, cosa che infastidisce gli azionisti, e di erogare i bonus, quindi gli stessi manager sono incentivati a non operare in queste condizioni.

I NUOVI ‘BUFFER’
Una delle grandi novità attese da questo accordo su Basilea 3 è l’introduzione di buffer di due tipi. Il primo, rigido, chiamato ‘capital conservation buffer’ sarà in vigore in tutti i periodi, sempre però in base alla gradualità con cui la riforma entrerà in vigore. L’altro è invece un buffer eventuale con caratteristiche anticicliche, cioè volto a contrastare le fasi dell’economia ritenute a rischio. Ove e quando le autorità di vigilanza valutassero che il credito si stia surriscaldando, che le banche stiano prestando troppo facilmente, scatterà il ‘counter ciclical buffer’. L’eventuale valutazione avverrà in base a parametri concordati, ad esempio una chiara deviazione tra la dinamica del Pil e quella del credito. Successivamente, quando inizieranno a farsi vedere le perdite a carico delle banche dovute a questo eccesso di manica larga nel prestar soldi, le autorità cambieranno rotta alleviando il buffer anticiclico e autorizzando le banche ad utilizzare i relativi fondi. Le decisioni sulle tempistiche dell’eventuale uso dei buffer anticiclici spetteranno alle autorità nazionali, ovviamente tenuto presente che nell’ambito dell’area euro sulla vigilanza nel settore bancario sono in corso profonde riforme che prevedono anche la creazione, dal primo gennaio 2011 di una nuova autorità centrale, la European Systemic Risk Board.

LA GRADUALITA’ CHE EVITA UNA ‘BOTTA’
La portata di questa riforma riflette anche il fatto che è stata decisa dopo una crisi finanziaria ritenuta la peggiore fin dal crack 1929, un possibile errore sarebbe quello di limitarsi a guardare alle cifre secche previste a regime. Sommando i nuovi rapporti di base ai buffer supplementari, incluso quello eventuale anticiclico, e guardando al tutto come a una pesante stretta. Basilea 3 è molto articolata e è tutto fuorché uno shock: tanto per cominciare l’avvio di questi nuovo parametri è previsto solo da inizio 2013. Cioè tra due anni e mezzo e successivamente la loro piena entrata in vigore verrà spalmata su un periodo pluriennale molto esteso, dando tutto il tempo alle banche di adeguarsi senza scossoni. Questo perché la riforma giunge anche in una fase in cui l’economia resta fragile, e dopo la pesante recessione globale la ripresa procede tra incertezze. Vi era quindi la volontà politica di preservare la crescita e un’altra delle novità della riforma è che a differenza di Basilea II verrà sottoscritta da tutto il G20, si prevede al vertice in Corea del Sud a novembre. La gradualità di Basilea III si dipana su tre versanti. Il primo è che i nuovi rapporti Tier 1 non scattano interamente da subito al primo gennaio 2013, ma ci sarà uno ‘sconto’ e successivamente aumenteranno di solo mezzo punto l’anno, fino ad entrare a regime. Solo allora scatteranno i due buffer supplementari, anche in questo caso in modo graduale, posto che uno dei due, quello anticiclico è solo eventuale. Inoltre, parte dell’inasprimento delle nuove regole deriva dalle deduzioni obbligatorie. Anche in questo caso l’entrata in vigore non è pienamente immediata, anzi, tutto il 2013 sarà a vecchio regime e poi i nuovi parametri subentreranno progressivamente. Infine è stata prevista una gradualità anche sull’uscita degli strumenti di sostegno, definiti in gergo ‘grandfathering’, tra cui quelli aiuto pubblico da questi parametri chiave.

SI ACCENDE UN FARO SULLA LEVA FINANZIARIA
Un’altra novità significativa della riforma è l’introduzione di un altro parametro di valutazione, il ‘leverage ratio’, che punta a valutare la mole di ricorso alla leva finanziaria di una banca. Mette in rapporto il patrimonio Tier 1 rispetto al totale delle attività controllate, in bilancio e non, e in questo caso non ponderate in base ai rischi. Una misura che può risultare penalizzante sull’attività di banca d’affari e che vedrà l’avvio del monitoraggio anticipato al 2012. Dal 2015 i dati su questo versante inizieranno ad esser pubblicati e nel 2017 si deciderà se confermare il sistema come regola.

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