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Marea Nera definitivamente sconfitta? Ma ora la BP punta al Mediterraneo

da Redazione

La BP è finalmente riuscita a fermare la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico. La compagnia petrolifera inglese ha infatti comunicato che la procedura denominata ”static kill” ha ottenuto i ”risultati desiderati” e che la situazione è ora sotto controllo. Questa potrebbe essere la volta buona finalmente, per chiudere questo incubo. Ma la BP sta intanto aprendo un nuovo (inquietante, a parer nostro) scenario: il Mediterraneo. Cinque nuovi pozzi lungo le coste della Libia, a un tiro di schioppo dalla Sicilia, nel cuore del Mare Nostrum. Il Ministro Prestigiacomo – per primo – chiede una moratoria sulle trivellazioni, appoggiato per una volta dall’opposizione.

La BP è finalmente riuscita a fermare la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico. La compagnia petrolifera inglese ha infatti comunicato che la procedura denominata ”static kill” ha ottenuto i ”risultati desiderati” e che la situazione è ora sotto controllo.
“La pressione del pozzo al momento è stata contenuta dalla pressione idrostatica dei fanghi iniettati, ciò che era l’obiettivo dell’operazione Static Kill”, ha dichiarato la BP in un comunicato.
”Il pozzo viene sorvegliato, secondo la procedura, per assicurare che la pressione resti stabile”, scrive la BP, aggiungendo che ”in base ai risultati di questo monitoraggio si capirà se saranno necessarie nuove iniezioni di fango o meno”. BP scrive anche che la collaborazione con l’ammiraglio Thad Allen, responsabile del coordinamento delle operazioni nel Golfo del Messico per il governo Usa, continuerà “per determinare la prossima tappa (di Static Kill), quando decideremo se iniettare del cemento nel pozzo attraverso la stessa condotta”.
Non è la prima volta che l’incubo della marea nera nel Golfo del Messico sembra essere definitivamente scongiurato, questa però potrebbe essere la volta buona.

MA ORA LA BP PUNTA AL MEDITERRANEO
Ma ora la BP punta al Mediterraneo, con la richiesta per trivellazioni al largo delle coste della Libia, a poche centinaia di chilometri dalla Sicilia. Dopo quanto avvenuto nel Golfo del Messico, i dubbi sono più che doverosi. E il Ministro all’Ambiente italiano Stefania Prestigiacomo è il primo dell’UE ad alzare la voce, e a chiedere una moratoria alle perforazioni BP per consentire una migliore valutazione del possibile impatto ambientale. Prestigiacomo auspica una "voce comune" dei 21 paesi che si affacciano sul Mediterraneo in una lettera scritta inviata al Financial Times. Si tratta di un programma di trivellazioni al largo della costa libica, nel Golfo della Sirte, che secondo il ministro "danno luogo a gravi preoccupazioni" alla luce, in particolare, del disastro nel Golfo del Messico. Facendo riferimento alla proposta di moratoria all’interno delle acque comunitarie di Günther Oettinger, il Commissario dell’energia dell’Unione europea, la Prestigiacomo ha aggiunto che "una moratoria potrebbe essere un giusto approccio per le trivellazioni potenzialmente pericolose per dare all’Europa tutto il tempo necessario a definire una strategia nuova e specifica per il Mediterraneo”. La BP ha confermato la volontà di effettuare delle trivellazioni del primo di cinque pozzi esplorativi ma che ancora non c’è nessuna data specifica per la partenza dei lavori. Un portavoce di BP minimizza la questione della moratoria, spiegando al Finacial Times che "nessuno l’ha suggerita" e che "non c’è nessuna autorità per il Mediterraneo".
Per il presidente della commissione Ambiente del Senato Antonio D’Alì, "l’intervento del ministro Prestigiacomo conferma la presa di coscienza del governo italiano dopo gli allarmi da me lanciati in Parlamento e ripresi anche dalla stampa internazionale – ha sottolineato al Velino – Quindi confidiamo ora, dopo gli interventi sia del ministro Frattini sia del ministro Prestigiacomo, che gli le azioni auspicate dalla commissione Ambiente del Senato possano trovare attuazione".
Dall’opposizione e’ arrivato infine l’appoggio al ministro Prestigiacomo e alla richiesta di moratoria del responsabile green economy del Pd Ermete Realacci. "Siamo lieti che anche il Ministro Prestigiacomo, alla quale da tempo ho presentato varie interrogazioni parlamentari in materia, la pensi allo stesso modo e ritenga opportuno fermare il nuovo pozzo della BP al largo delle coste della Libia. Ora ci auguriamo che porti la questione sul tavolo del prossimo Consiglio dei Ministri”.

LA COMMISSIONE IDROCARBURI: SERVE UNA RISPOSTA DI GRUPPO
Armonizzare le diverse azioni di tutela ambientale e di sicurezza per le attività petrolifere offshore, attraverso un confronto con tutti gli Stati mediterranei, in una logica di sistema integrato per l’emergenza, in particolare per le attività di ricerca di greggio che sono prevalenti nelle acque della sponda Sud. E, nello stesso contesto, ipotizzare anche la creazione di uno specifico "fondo rischi" per l’emergenza delle attività di ricerca e di estrazione di petrolio nel Mediterraneo, finanziato dagli operatori per poter disporre di risorse economiche adeguate e prontamente utilizzabili. Sono queste, secondo quanto riporta Il Velino, le conclusioni della ricognizione della commissione Idrocarburi e Risorse Minerarie (Cirm) del ministero dello Sviluppo Economico realizzata dal gruppo di lavoro, presieduto dall’ing. Franco Terlizzese (Direttore generale risorse minerarie ed energetiche del Dipartimento Energia del ministero dello Sviluppo Economico) e costituito per approfondire le dinamiche dell’incidente accaduto il 20 aprile 2010 nella piattaforma di perforazione Deepwater Horizon nella fase di completamento di un pozzo esplorativo in acque profonde oltre 1500 metri nel Golfo del Messico.
Il gruppo di lavoro ha tenuto in totale 5 riunioni, ricostruendo la dinamica degli eventi anche attraverso un confronto con gli operatori italiani, focalizzato ad accertare le procedure previste per prevenire il rischio in quel contesto operativo, comunque non presente nei mari italiani, la catena di responsabilità che sovrintende le operazioni ordinarie e di emergenza in ambito marino e le tecnologie disponibili per contrastare gli effetti di un incidente con fuoriuscita di grezzo in contesti operativi caratterizzati da alti fondali. Sulla base della relazione del gruppo di lavoro, la commissione Idrocarburi e Risorse Minerarie è del parere che la normativa nazionale di sicurezza mineraria presenta caratteristiche di forte modernità ed in particolare le problematiche connesse con la perforazione dei pozzi sono ampiamente trattate, con responsabilità sempre riconducibili chiaramente all’operatore minerario. E consapevole del fatto che ogni eventuale modifica che verrà richiesta dovrà essere necessariamente raccordata con l’evoluzione normativa eventualmente promossa dalla Commissione Ue. Sono state valutate positivamente dalla commissione anche le azioni prescrittive e le raccomandazioni proposte dal gruppo di lavoro, da modulare in ragione della natura degli idrocarburi e dal contesto geologico e giacimentologico interessato dall’attività, relativamente alla progettazione dei pozzi in determinati contesti operativi con elevati gradi di criticità (alti fondali, alte temperature, alte profondità, alte pressioni, temi ad olio) ed alle relative procedure di controllo delle opere e delle attrezzature.

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