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Cassa integrazione, a San Marino torna a superare quota mille

da Redazione

Anticipazione di San Marino Fixing, oggi in edicola: tornano a salire i numeri della Cassa integrazione guadagni sul Titano, la riunione di luglio della Commissione Cig – che ha preso in esame i dati di un mese e mezzo – ha evidenziato numeri in controtendenza rispetto all’ultima rilevazione: esaminati i casi di 158 aziende per un totale di 1.111 dipendenti.

A la carte, la prima riunione della Commissione CIG “post entrata in vigore della black list” (1° luglio 2010) era attesa con grandissima attenzione.
Maggio infatti era stato rischiarito da numeri “in controtendenza” rispetto al trend dei mesi precedenti (il mese mariano si era concluso con 90 aziende e 669 lavoratori coinvolti).
Una rondine che però – come avevamo ipotizzato – non ha fatto primavera: la settima scorsa la Commissione CIG ha esaminato 158 richieste aziendali per un totale di 1.111 dipendenti coinvolti.
A onor di cronaca, va comunque sottolineato che i dati di luglio abbracciano un periodo più allargato rispetto ai dati precedenti: un mese e mezzo invece che 30 giorni. Con ogni probabilità la prossima riunione della Commissione Cassa Integrazione Guadagni – prevista per la metà di settembre, e che quindi abbraccerà un periodo di circa due mesi – potrà dare indicazioni più certe sull’andamento della CIG sammarinese: superato agosto (in cui moltissime aziende saranno chiuse per ferie), i “nuovi dati” ci aiuteranno ad avere un quadro della crisi più dettagliato.

 

RIMINI

Ammontano a 2 milioni e 870 mila le ore di cassa integrazione autorizzate dall’Inps nei primi sei mesi del 2010 tra le aziende del riminese. Circa 6.000 posti di lavoro a tempo pieno. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, un aumento del 137%.
Il quadro aggiornato sulla sofferenza del mercato del lavoro anche a Rimini e provincia è stato illustrato nei giorni scorsi dalla Cgil di via Caduti di Marzabotto.
L’incremento è pari all’83,5%, in linea con la media delle regioni del Nord Est, ma meno accentuato rispetto al trend della regione Emilia-Romagna che segna un aumento del 148%.
Ma ciò che preoccupa la Cgil è soprattutto il cambiamento nel tipo di cassa integrazione richiesta dalle aziende.
Quella ordinaria, che comporta un probabile rientro al lavoro, è diminuita del 20% mentre quella straordinaria, che lascia più incognite sul futuro, è quasi raddoppiata.
Vanno male anche settori che in passato erano riusciti ad evitare quasi del tutto la cassa integrazione. E’ il caso, ad esempio, dell’alimentare che autorizza oltre 9.200 ore dopo che nel 2009 erano state appena 793. Gli unici comparti dell’economia provinciale che registrano un trend favorevole sono il tessile (meno 56%), la lavorazione di minerali non metalliferi (meno 57,2%) e le attività connesse all’agricoltura (meno 99%).

 

ITALIA

Sono oltre 660mila i lavoratori coinvolti nella cassa integrazione dall’inizio dell’anno, con pesanti riflessi in busta paga, pari a una decurtazione del reddito per oltre 2,4 miliardi di euro.
E’ l’analisi dell’osservatorio Cig della Cgil sulla base dei dati Inps, sottolineando che, “alla luce degli oltre 660mila lavoratori stabilmente in Cig”, il tasso di disoccupazione (considerando anche gli inattivi) passa al 12,1% dal 9,1% indicato dall’Istat per il primo trimestre.
Dall’analisi della Cgil, il ricorso alle ore di cassa integrazione “conferma il trend al ribasso per quella ordinaria e per quella straordinaria, ma vede un poderoso aumento della cassa integrazione in deroga (Cigd), ovvero lo strumento che estende gli ammortizzatori sociali ai lavoratori che finora non erano tutelati”.
Le ore di Cigd a giugno aumentano del 7,3% su maggio, attestandosi così al valore più alto degli ultimi 18 mesi, mentre per il primo semestre l’aumento tendenziale è del 637,51%, per un totale di 155.497.686 ore.
Per il tiraggio, invece, le ore effettive nei primi quattro mesi (215.635.882) – pari a 336.931 lavoratori a zero ore – hanno già raggiunto il valore delle ore usate nei primi sei mesi dell’anno scorso, “segnando così un peggioramento di circa il 30% sul consumo effettivo di Cig sul 2009”.
“Il rapporto – afferma Vincenzo Scudiere, segretario confederale della Cgil e responsabile Industria – dimostra come la crisi produttiva sia grave e la manovra economica non faccia altro che ampliare i rischi di peggioramento delle condizioni di reddito e sociale delle famiglie. Il quadro che ne deriva denota l’urgenza di interventi da parte del governo, anche a fronte degli effetti determinati dalla manovra economica che riducono gli spazi e le possibilità di finanziamento da parte delle Regioni”.

 

MONDO

Il quadro occupazionale nei vari Paesi mondiali ha avuto risposte molto eterogenee alla crisi del 2008-2009 e per l’Europa la dimensione delle perdite dei posti lavoro è risultata per lo più di entità contenuta. Lo rileva il rapporto del Cnel sul mercato del lavoro 2009-2010, nel sottolineare “che in una certa misura la parziale tenuta dei livelli dell’occupazione deriva anche dalle politiche che hanno puntato sugli schemi di lavoro ad orario ridotto, come la Cig per l’Italia”. Il caso più clamoroso è quello della Germania che non ha registrato alcuna riduzione dell’occupazione nel corso della recessione. In Italia – prosegue il rapporto Cnel – la contrazione della domanda di lavoro, misurata sulla base delle ore lavorate, risulta decisamente inferiore a quella del valore aggiunto. Difatti nel 2008 la caduta del pil (-1,3%) è andata integralmente a carico della produttività del lavoro (-1,3%) a fronte di un monte ore lavorate stabile in media sul livello dell’anno precedente, mentre nel 2009 la caduta del pil (-5,1%) si è ripartita secondo una flessione delle ore lavorate del 3,1% e una contrazione della produttività del 2%. La caduta dell’occupazione – aggiunge l’analisi Cnel – risulta poi a sua volta meno marcata di quella delle ore lavorate. Il mercato del lavoro ha quindi per ora reagito alla crisi attraverso la caduta delle ore lavorate pro-capite, cui in buona misura ha contribuito l’ampio ricorso alla cassa integrazione. In conseguenza di ciò – evidenzia il rapporto Cnel – rispetto ai valori di inizio 2007 il Pil risultava a fine 2009 inferiore del 6,4%, a fronte di un numero di occupati non molto diverso rispetto a tre anni prima.


GIOVANI

La crisi a livello occupazionale ha fatto sentire i suoi effetti peggiori sui giovani: tra i 15 e 24 anni si è infatti registrato un taglio del 10,8%, e anche tra gli occupati più grandi (fino a 34 anni) si rileva un’intensa riduzione, mentre non è stata intaccata la fascia più matura dei 55-64 anni, il cui numero è risultato persino in aumento. Lo afferma il rapporto del Cnel sul mercato del lavoro 2009-2010, nel sottolineare che in termini assoluti tra il 2008 e il 2009 si sono persi 485mila posti di lavoro per persone fino ai 34 anni, mentre per le classi più mature (dai 35 anni in su) si registra un incremento di 125mila occupati, concentrati essenzialmente sulle età prossime al pensionamento. “In questa ottica – sottolinea il rapporto Cnel – la crisi nei suoi effetti occupazionali appare aver avuto una chiara caratterizzazione generazionale. Ad aver pagato i maggiori costi sono infatti i più giovani”. “Tale fenomeno – conclude il Cnel – peraltro non è un’esclusiva italiana, ma si sta osservando in altri Paesi”.

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