Manca proprio solo l’Olimpo e poi, sull’acquisto dell’operatore brasiliano di telefonia mobile Vivo da parte di Telefónica, ci avranno messo il becco proprio tutti. E la vicenda sta animando le Borse europee e sudamericane, inclusa quella italiana, dove Telecom Italia è salita a razzo per simpatia. Ma qualche spiegazione c’è.
di Lou Nissart
Manca proprio solo l’Olimpo e poi, sull’acquisto dell’operatore brasiliano di telefonia mobile Vivo da parte di Telefónica, ci avranno messo il becco proprio tutti. E la vicenda sta animando le Borse europee e sudamericane, inclusa quella italiana, dove Telecom Italia è salita a razzo per simpatia.
Qualche spiegazione. Telefónica è il primo operatore telecom dell’Eurozona per capitalizzazione di Borsa e proprio ieri ha annunciato un utile semestrale superiore alle previsioni, 3,78 miliardi di euro contro contro i 3,68 miliardi predetti dai dieci analisti interrogati sul tema dell’agenzia Reuters, su un fatturato anch’esso superiore al previsto, per mezzo miliardo di euro. Nella stessa occasione la società ha comunicato l’acquisto della quota posseduta nell’operatore brasiliano da Portugal Telecom, acquisto rimasto a lungo bloccato dall’intromissione del governo portoghese.
Lisbona deteneva in Portugal Telecom una “golden share” che conferiva il diritto di veto. Una recente sentenza dell’Unione Europea ha però dichiarato illegittime le azioni dorate. Teléfonica ha vinto le ultime resistenze pagando la quota a prezzo d’affezione: 7,5 miliardi di dollari contro un’offerta iniziale, ripetutamente aumentata, di 5,7 miliardi lo scorso maggio. In questo modo diverrà proprietaria della totalità del capitale di Brasilcel, che a sua volta detiene il 60% di Vivo. L’assenso dell’Agência Nacional de Telecomunicações, l’ente di sorveglianza brasiliano, è dato per scontato, perché Vivo è già considerata una controllata dell’impresa spagnola.
E adesso? Il Brasile è il mercato più grande e dinamico dell’America Latina, e assicura il 26% dei clienti di Telefónica a livello globale e il 20% degli introiti. Interrogato da O Globo, il presidente di Telefônica Brasil Antonio Carlos Valente ha risposto: «Agora, não há limites para expansão», cioè «Adesso non ci sono più limiti all’espansione». Dopo dodici anni di presenza nel paese e 40 miliardi di dollari di investimenti, ha detto Valente, il progetto di Telefónica è semplice: «Vivo è l’impresa leader nella telefonia mobile del Paese. Nostro obiettivo è mantenere la leadership». Ciò dovrebbe avvenire mediante l’offerta di pacchetti integrati di servizi. Telefónica intende unire a Vivo (previa un’offerta pubblica di acquisto su alcune quote di minoranza per un miliardo di dollari) all’operatore fisso Telesp di São Paulo e ottenere così sinergie per 2,8 miliardi.
I mercati finanziari si sono assai compiaciuti. In Spagna è salito il prezzo dell’azione Telefónica, in Brasile quello di Vivo, e in Italia quello di Telecom Italia. Be’, e che c’entra Telecom Italia?
Un effetto sicuro dell’acquisto è che saranno ulteriormente rafforzati i limiti posti dall’antitrust brasiliano quando Telefónica ha comprato il 46,2% del capitale di Telco, holding che detiene il 22,4% di Telecom Italia. Gli spagnoli sono i primi azionisti, ma la maggioranza della società è in mano a un sindacato di soci italiani, i principali fra loro essendo Generali (12,98%), Mediobanca (11,62%) e Intesa Sanpaolo (11,62%). I consiglieri espressi dal gruppo spagnolo sono tenuti a non partecipare a decisioni Telecom Italia che riguardano il Brasile, nel quale gli italiani sono presenti attraverso Tim Mobile.
Ma ancora una volta, perché la reazione di Piazza degli Affari? Si prevede forse un rilancio delle ipotesi di fusione di Telecom Italia con Telefónica che tanto corso avevano all’inizio dell’anno? Come scrive il Sole24Ore, nessuno più ne parla, dopo le indiscrezioni di stampa dei primi del 2010, smentite poi dai fatti. Gli stessi protagonisti poi hanno buttato abbondante acqua sul fuoco. Il Numero Uno di Telecom Italia Franco Bernabè in primavera ha esplicitamente escluso un’alleanza nel breve medio periodo. E anche i vertici di Telefónica hanno detto chiaro di non aver intenzione di comprare il gruppo italiano a causa dell’elevato debito.
E allora? La risposta è semplice. Tim Mobile, l’asset brasiliano di Telecom Italia, è valutata a bilancio molto meno del prezzo pagato dagli spagnoli per la quota di Vivo. Due più due fa pur sempre quattro e se ce l’hai a bilancio per meno, vuol dire che i mercati stanno sottovalutando la tua azione. Che detto fatto comincia a salire, perché chi mangia pane e volpe tutte le mattine e poi si mette ad operare in Borsa su situazioni come queste ci si butta a falchetto.
Anche Telefónica, del resto, sta beneficiando di una rivalutazione delle prospettive di business – non solo e forse non principalmente per l’acquisizione di Vivo. Il fatturato di Telefónica infatti è aumentato nonostante l’arretramento registrato dopo il 2008 in Spagna, dove infuria la crisi economica. «Questi risultati sono solidi sotto tutti gli aspetti», ha commentato David Wright, analista specializzato nelle teelcomunicazioni presso Deutsche Bank: «La ripresa in Spagna (dell’ultimo trimestre) ha controbilanciato i recenti timori di un rallentamento dei consumi. L’attività in America Latina è solida» e il business si sta riprendendo anche in Germania e Gran Bretagna. Viviamo dunque nel migliore dei mondi possibili, telecomunicazionariamente parlando? Può darsi… se non ci metterà il becco anche l’Olimpo.