Home FixingFixing Diario della crisi del 23 luglio 2010

Diario della crisi del 23 luglio 2010

da Redazione

La crisi continua a sparare i suoi colpi in Grecia. E ammazza un giornalista. In Italia la crisi spara i suoi colpi e ferisce la Fiat.

di Saverio Mercadante

 

La crisi continua a sparare i suoi colpi in Grecia. E ammazza un giornalista. Socratis Guiolas, 35 anni, direttore della radio Thema 9,89, è stato ucciso davanti alla sua abitazione. Gli inquirenti pensano a un’azione di un gruppo estremista o a un agguato di stampo mafioso. Alcune organizzazioni armate anarco-insurrezionaliste hanno in passato minacciato di morte i giornalisti come complici del “potere capitalista”.
La crisi spara i suoi colpi e ferisce la Fiat. La cronaca del ferimento del Lingotto da parte del Sole-24 ore è impietosa: i dati del mercato auto europeo del primo semestre 2010 rispetto al 2009, mostrano un modestissimo + 0,2%, ma Fiat è a terra sanguinante: il suo calo nel mercato dell’Europa a 27 Paesi è del 20,8%. Peggio di tutti i suoi principali concorrenti, mentre si conferma che, in valori assoluti, Fiat non è uno dei primi cinque produttori europei. Con il 7,4% di quota di mercato, è la sesta Casa automobilistica.
La bolla immobiliare, invece, non è scoppiata in Italia, eppure la crisi si sente in uno dei settori che ha trascinato al rogo le economie di molti Paesi, come Irlanda, Spagna, Stati Uniti. Si conferma che la ripresa sarà lenta e graduale e non porterà aumenti nei valori prima del 2011. Sulla base del Rapporto Nomisma, su tredici principali città italiane (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Padova, Roma, Torino e Venezia) dall’inizio della crisi i prezzi degli immobili hanno perso mediamente il 5% in termini nominali (-7% in termini reali), mentre la ripresa dei prezzi è attesa non prima della fine del 2011 e risulterà, almeno inizialmente, di modesta entità.
Intanto gli economisti s’interrogano pensosi: “Meglio lo stimolo keynesiano all’americana o l’austerity europea?”. Il debito sovrano del pensiero continua ancora a far male.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento