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Yellow Jackets da applausi: chiusura col botto al San Marino Jazz Festival

da Redazione

Con la musica degli Yellow Jackets si è conclusa la prima edizione del San Marino Jazz Festival. Una serata di grandi emozioni musicali con la più longeva jazz fusion band attualmente in attività. La formazione era più che rodata, con il sax di Bob Mintzer a fare da collante tra i virtuosismi di Russel Ferrante al piano, Jimmy Jaslip al basso e il veramente notevole Will Kennedy. Si è dunque chiusa la prima edizione di una rassegna che proietta il Titano nell’olimpo della musica.

Con la musica degli Yellow Jackets si è conclusa la prima edizione del San Marino Jazz Festival. Una serata di grandi emozioni musicali con la più longeva jazz fusion band attualmente in attività, come è stato anche rimarcato ad inizio serata.
Quattordici album all’attivo, oltre trent’anni di attività alle spalle (hanno iniziato nell’ormai lontanissimo 1977), oltre un milione di copie vendute.
La formazione era più che rodata, con il sax di Bob Mintzer a fare da collante tra i virtuosismi di Russel Ferrante al piano, Jimmy Jaslip al basso e il veramente notevole Will Kennedy (l’unica variazione storica nella band, avendo preso il posto di Marcus Baylor che dopo due lustri tra le giacchette gialle ha deciso di tentare un’altra strada musicale.
Il jazz con venature rock e funk degli Yellow Jackets ha conquistato il pubblico, oltre 600 persone, molte delle quali salite appositamente sul Titano per l’occasione (alcuni hanno fatto la “triplete”, avendo partecipato alla prima serata con Kurt Elling e alla seconda con Ornette Coleman), un pubblico decisamente eterogeneo per età e, probabilmente, per esperienza musicale, comunque un pubblico sicuramente attento e “di qualità”.
Con questa prima edizione – che ha visto una media di circa 600 spettatori a serata, davvero niente male – la Repubblica di San Marino vuole posizionarsi tra le “location” più importanti in campo internazionale per quello che riguarda la musica jazz. Non è un caso che per cominciare gli organizzatori, la Braschi & Landi Communication, abbiano chiamato due nomi di primissimo piano (il “nuovo Paul Anka” Kurt Elling e il “grande vecchio” Ornette Coleman) per chiudere appunto con un altro concerto di grandissimo spessore, quello degli YJ.

 

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