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La burocrazia frena anche le assunzioni

da Redazione

San Marino Fixing – in edicola – racconta un caso particolare che spiega in maniera inequivocabile la situazione in cui le imprese sammarinesi sono costrette a muoversi. E’ il caso di un’azienda che – malgrado la crisi – deve assumere personale (non qualificato, per mansioni non pericolose) e da metà marzo non ha ancora risolto il problema. Solo per la visita preassuntiva, ora giustamente obbligatoria anche per i lavoratori sammarinesi, sta impiegando almeno 20 giorni. E non è ancora finita.

Raccontiamo un caso, una situazione particolare. Che però non è isolata. Il caso riguarda un’impresa sammarinese che, malgrado la crisi generale, deve assumere personale. Personale sammarinese, non frontaliero (e questo è un altro tasto dolente, che approfondiremo in seguito). Bene. Con l’entrata in vigore della nuova riforma degli ammortizzatori sociali, anche per i lavoratori sammarinesi è diventata obbligatoria la visita medica preassuntiva (giustamente, è una tutela per il lavoratore e anche la legge quadro del 1998 la prevedeva). Questo però comporta un allungamento dei tempi. Un iter burocratico della durata di almeno venti giorni per poter assumere il lavoratore, un problema che va a gravare sulle spalle dell’impresa, che ha bisogno di forza lavoro ma è bloccata, dell’operaio stesso, che ha trovato un posto ma non può lavorare. E della comunità, che deve sostenere il peso del sostegno al reddito di un lavoratore abile e arruolabile. E i paradossi, in questa situazione, non finiscono qui.
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UN ESEMPIO CONCRETO
Il problema che evidenziamo è pratico, non resta soltanto sulla carta: abbiamo appurato infatti il caso specifico di una pratica di assunzione che riguarda un operaio generico partita attorno alla metà di marzo e non ancora conclusa. Un iter tormentato, sicuramente, ma proprio per questo emblematico, anche perché si inserisce in un contesto di problemi segnalati da più parti.
La situazione è la seguente: l’Ufficio del Lavoro ha proposto all’azienda in questione diversi lavoratori da ricollocare, nessuno però con il profilo corrispondente alle esigenze richieste oppure disponibile a compiere quel genere di attività. Dopo aver vagliato una ventina di persone, un’assunzione è stata effettuata, ma alla fine il rapporto si è presto concluso. Così la scorsa settimana è partita una nuova richiesta, una persona è stata individuata, la visita è stata fissata (ma nella seconda settimana di giugno) e l’eventuale idoneità al lavoro si avrà presumibilmente solo attorno alla metà del prossimo mese, con un iter burocratico che sicuramente durerà almeno 20 giorni. Troppi. In questo lasso di tempo il danno è chiaramente per l’impresa, per il lavoratore ma anche per la comunità, che nel frattempo si trova a farsi carico del sostegno al reddito del dipendente interessato.
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