Home NotizieAttualità Israele assalta “flotta della libertà ” è un bagno di sangue

Israele assalta “flotta della libertà ” è un bagno di sangue

da Redazione

Almeno 19 morti e più di 30 feriti, ma il tragico bilancio è destinato a crescere, è l’esito del blitz delle forze speciali israeliane a bordo della Mavi Marmara, nave turca che guidava la “Freedom flottilla” (700 passeggeri di 40 nazioni) in acque internazionali in direzione della Striscia di Gaza, dove intendeva forzare il blocco. Monta la rabbia anti-israeliana in Turchia e non solo. Si temono azioni “irreversibili”.

L’assalto di un commando israeliano alla “Freedom Flotilla”, la "Flotta della Libertà" si è tradotta in un bagno di sangue: secondo il canale televisivo israeliano "10", "fino a 15 persone sono state uccise" e una trentina ferite. Ma il bilancio è ancora confuso, e dopo poche ore già si parla di almeno 19 morti, numero destinato tragicamente ad aumentare.
L’esercito israeliano ha solo confermato che "piu’ di 10 persone morte". I media turchi hanno mostrato le immagini catturate sulla barca Mavi Marmara, quella dove ci sono state le vittime, nel quale si vedono i soldati israeliani che aprono il fuoco. In collegamento telefonico prima che venissero taglia i contatti, gli attivisti a bordo della nave hanno riferito che l’assalto c’è stato nonostante le persone a bordo mostrassero bandiera bianca. La tv del movimento islamico Hamas ha mostrato le immagini di membri di un commando scesi da un elicottero e di persone sdraiate sul ponte della nave. La Turchia ha immediatamente convocato l’ambasciatore israeliano ad Ankara, ha definito l’attacco "inaccettabile" e messo in guardia da "irreversibili conseguenze".
Il governo israeliano si è detto profondamente dispiaciuto della morte degli attivisti, ma non ha fornito alcun dettaglio dell’operazione e adesso si trova in una situazione di gravissimo imbarazzo davanti alla comunità internazionale, anche se parlare di imbarazzo, oggi, significa aggrapparsi ad un flebile eufemismo.
Le forze di sicurezza hanno elevato il livello di allerta in tutto il Paese nel timore di reazioni da parte della popolazione araba israeliana. E Hamas ha invocato l’Intifada davanti a tutte le ambasciate israeliane nel mondo.
Le navi di Freedom Flotilla portano più di 700 passeggeri di 40 nazionalità diverse (ci sono anche italiani) e volevano consegnare 10mila tonnellate di aiuti umanitari, tra cui cemento, medicine, generi alimentari, e altri beni fondamentali per la popolazione di Gaza. A bordo anche case prefabbricate, 500 sedie a rotelle elettriche e cinque parlamentari (di Irlanda, Italia, Svezia, Norvegia e Bulgaria) oltre a esponenti di ong, associazioni e semplici cittadini filo-palestinesi intenzionati a forzare il blocco di aiuti umanitari a Gaza.
L’obiettivo della spedizione, salpata giovedì dalla Turchia, era rompere l’assedio a Gaza e introdurre materiale. Le autorità israeliane avevano minacciato di utilizzare la forza se i militanti avessero tentato di avvicinarsi alle coste della Striscia di Gaza. Secondo i giornalisti a bordo, nella serata di domenica, poco prima delle 21 ora locale, tre pattuglie lancia-missili di classe Saar israeliani avevano lasciato il porto settentrionale di Haifa per intercettare la flotta.
L’assalto è avvenuto all’alba in acque internazionali prima che la flotta riuscisse a entrare nel porto di Gaza. L’operazione è stata realizzata da una delle unità d’elite dell’esercito Tsahal che però non ha esperienza nell’affrontare manifestazioni di civili.
Fonti della difesa israeliana hanno affermato che l’esercito avrebbe risposto agli spari e alle violenze degli attivisti. "Di fronte alla necessità di difendere la propria vita – si legge in un comunicato della Difesa israeliana – i soldati hanno impiegato dei mezzi anti-sommossa e hanno aperto il fuoco". La polizia, intanto, ha alzato il livello di allerta in Israele per far fronte a "eventuali disordini" da parte di arabi israeliani. Ma l’attacco ha provocato la dura reazione del mondo intero.
La Farnesina sta verificando se siano stati coinvolti anche gli italiani che erano sul convoglio di navi: si parla di 3 (ma c’è chi dice 5) italiani a bordo delle navi, non sulla Mavi Marmara, e comunque di nessuna conseguenza fisica per loro. Intanto l’ambasciata e il consolato italiani sono in stretto contatto con le autorità israeliane.

5 MILA IN PIAZZA A ISTANBUL CONTRO ISRAELE
Almeno 5.000 persone stanno sfilando in queste ore a Istanbul tra il consolato di Israele e la centralissima piazza Taksim in segno di protesta contro l’assalto effettuato stamani dalla Marina dello Stato ebraico contro una flottiglia di navi che portavano aiuti umanitari alla Striscia di Gaza.
La folla ha cominciato a radunarsi davanti al consolato israeliano già pochi minuti dopo che radio e Tv avevano dato notizia dell’attacco al convoglio umanitario. In molti hanno lanciato bottiglie d’acqua e altri oggetti contro l’ingresso dell’edificio. Scene di rabbia e proteste anche ad Ankara davanti alla residenza dell’ambasciatore israeliano in Turchia Gaby Levi, dove sempre da stamani centinaia di persone con bandiere turche e palestinesi gridano o pregano sotto gli occhi vigili della polizia a protezione dell’edificio.

FREE GAZA: ITALIANI SI ASPETTAVANO L’ATTACCO ISRAELIANO
Gli italiani che hanno partecipato alla spedizione navale a Gaza si aspettavano un attacco dell’esercito israeliano, anche se non così cruento. Sono stati proprio i nostri connazionali a dichiararlo a Maria Elena D’Elia, la referente a terra per Freedom Flotilla e coordinatrice per l’Italia del Free Gaza Movement, che ad Aki – Adnkronos International – spiega di aver ”perso i contatti telefonici con loro all’una di questa notte”. A bordo della nave greca ‘Ottomila’, ”i cinque attivisti italiani si aspettavano un attacco israeliano, sia perché da settimane era stata manifestata l’intenzione di bloccare le navi, sia perché in passato simili iniziative sono state fermate. Ma nessuno si aspettava che ci fossero morti”. ”La comunicazione (con gli italiani, ndr) è stata interrotta all’una di questa notte – continua la D’Elia – ed è estremamente probabile che (gli attivisti, ndr) siano stati sequestrati in acque internazionali” e ora trasportati ad Ashdod, come riferisce l’esercito israeliano. In merito all’accusa di trasporto di armi a bordo delle navi pacifiste, la D’Elia spiega come ”queste navi che ottengono il permesso di partire sono sottoposte a perquisizioni tali da non poterle trasportare”. Per questo, ha concluso, quello di Israele è un ”attacco deliberato e crudele”.

 
 

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