Le infrastrutture e la riforma fiscale, la ricerca e il capitale umano da valorizzare, l’indispensabile riforma fiscale (per ridurre l’evasione) e la lotta agli sprechi colossali della pubblica amministrazione. Questi e diversi altri punti sono stati inseriti nel "decalogo" di Emma Marcegaglia illustrato in occasione dell’assemblea del centenario di Confindustria.
Dieci proposte per tornare a crescere. Sono gli obiettivi di Italia 2015, ”la radiografia”, ha detto la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ”delle carenze strutturali del paese e le proposte per superarle in un’ottica di medio termine, per ridare competitività alle imprese, generare più reddito, investimenti, occupazione”.
Ecco di seguito i 10 punti su cui Confindustria chiede di agire.
INFRASTRUTTURE. Opere di qualità in tempi e costi certi: è la riforma delle regole necessaria, per Confindustria, per recuperare il gap ed elevare stabilmente al 2,5% del Pil gli investimenti in opere pubbliche. Per il finanziamento si possono utilizzare le entrate delle dismissioni patrimoniali, interventi maggiori della Cdp, capitali privati.
ENERGIA. Per ridurre il prezzo, sempre del 40% superiore alla media europea, bisogna agire sul mix di combustibili, impedire la segmentazione del mercato interno, potenziare le infrastrutture energetiche, insediare subito l’Agenzia per il nucleare per individuare i siti, riportare ogni decisione a livello centrale, investire in efficienza energetica.
RICERCA. Il credito di imposta deve diventare strutturale ed occorre concentrare risorse pubbliche su grandi progetti.
CAPITALE UMANO. E’ la risorsa più preziosa, ma viene formata poco e, soprattutto, male. Bisogna dare piena autonomia a scuole e università per l’assunzione dei docenti, premiare gli insegnanti migliori. La riforma va nella giusta direzione.
RIFORMA FISCO. Confindustria vuole un’azione condivisa con le parti sociali, per ridurre le tasse su imprese e lavoratori e per estendere la lotta all’evasione fiscale.
GIUSTIZIA. Bisogna abbattere i tempi di funzionamento della giustizia, rendendo più costose le tattiche di allungamento dei processi, incentivando le soluzioni stragiudiziali e gli arbitrati, accorpando i tribunali più piccoli.
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. Le inefficienze della burocrazia ostacolano la crescita, drenano risorse, frenano gli investimenti: la riforma della pubblica amministrazione è quindi prioritaria e sono necessarie misure dirette a razionalizzare gli assetti amministrativi, anche attraverso una revisione dei principi costituzionali, per rivedere la ripartizione delle competenze tra Stato, regioni ed enti locali.
CREDITO. In Italia servono relazioni tra banche e imprese più moderne e trasparenti e l’ampliamento dei canali di finanziamento alternativi al credito bancario.
LIBERALIZZAZIONI. La riduzione della regolamentazione dei mercati attuata nell’ultimo decennio è limitata e spesso inefficace. Esistono margini per le liberalizzazioni ancora notevoli e che devono essere realizzati.
LAVORO. Occorre evitare arretramenti rispetto alle riforme realizzate negli ultimi 15 anni e puntare sulla produttività, attuando la riforma del 2009 e privilegiando la contrattazione di secondo livello. Occorre riformare gli ammortizzatori sociali e la formazione, e tolleranza zero sul lavoro nero.